Parallelamente allo schifo contro l’umanità protratto regolarmente colpendo la storia dell’uomo a picconate, prosegue la “regia” nera e fiera del Califfo per immortalare il flagello sulla pellicola. Una bandierina nera sventolante con stemma d’obbligo Stato Islamico nell’angolo per marcare “il territorio” e giù a martellare l’antica città di Hatra in Iraq, (ex) Patrimonio dell’Unesco.
5 minuti e mezzo violando arte e violentando bellezza nel quadro della politica “anti-blasfemia” dell’IS. Ecco il nuovo cortometraggio propagandistico prodotto e diffuso dai registi col turbante che vede le solite deprecabili scene dei folli iconoclasti (ben oltre la tradizionale concezione di “distruzione delle immagini”) del Califfato scagliarsi contro inermi mascheroni o colonne a suon di raffiche di kalashnikov e rozze picconate, intervallate ad un bel pacioccone barbuto, cappellino rigorosamente nero e cattivissimo AK-47 in mano, che ci racconta quanto siano inammissibili gli edifici risalenti all’epoca pre-islamica (o tutti quelli riconducibili ad altre fedi od altre sette dell’Islam) e che bisogna distruggere Hatra in quanto “luogo di culto diverso da Dio”.
E giù a frantumare pezzo per pezzo le antiche vestigia, aspettando – come hanno testimoniato il mese scorso persone sul posto – l’arrivo dei bulldozer e ruspe per completare l’opera e spargere il sale su Hatra. Meraviglia fondata dalla dinastia seleucide durante il III secolo a.C. che deve la sua fama alla commistione di stili, fusione di pantheon greci, sumeri, assiri, siriani e arabi, che la elessero come una delle perle fiorite lungo la Via della Seta, capitale del primo Regno arabo.
Se le notizie dello scempio le sapevamo già, visto che la furia devastatrice porta la data del 7 marzo, un mese fa, eccoci ora il filmatino estremista per completare lo scenario globale di ripugnanza ed orrore. Così dopo i video delle devastazioni dell’antica città assira di Nimrud e di statue, bassorilievi e manufatti assiri del museo di Mosul, senza dimenticare la Tomba di Giona fatta saltare in aria l’estate scorsa, ecco l’ennesimo “genocidio culturale”, “pulizia culturale” – per dirla con le parole dell’Unesco – del sedicente Califfato, che cerca visibilità in occidente prendendosela con gli spettacolari siti archeologici per cui il “nostro” mondo è sempre particolarmente sensibile, spesso più delle stesse persone. Il tutto con un bel “jingle” di sottofondo.
HATRA. COM’ERA PRIMA DELLA FURIA DEVASTATRICE DEL CALIFFATO
Hatra, Patrimonio Unesco, rasa al suolo dall’ISIS. Video e immagini della vergogna