La stagione autunnale di Wannenes inizia con un ciclo di aste che si tengono a Palazzo del Melograno a Genova tra oggi, 21 settembre, e mercoledì 23: comprendono gioielli provenienti dai fallimenti Giannini, Teloni e Boldi e Cafiso (21-22 settembre) e altre proprietà, tra cui gli arredi dalle collezioni degli antiquari Salvatore Iermano di Napoli e Giuseppe Tirenna di Palermo (22-23 settembre), ed una importante collezione di maioliche meridionali (23 settembre).
Dal catalogo dei Gioielli sono da segnalare, nella sezione dedicata al Fallimento Giannini, Teloni e Boldi, un anello a fascia Bulgari (lotto 12, stima 400 – 600 euro) ed un gruppo di diamanti sciolti per un peso stimato di carati 465,43 (lotto 23 stima 26.000 – 52.000 euro). In particolare dal fallimento Cafiso spicca un bell’anello a cupola in oro bianco, pietre dure bianche e indaco e brillanti (lotto 200, stima 200 – 500 euro). Dalle altre proprietà si segnalano un bracciale a stella in oro bianco e diamanti (lotto 619, stima 1.500 – 2.000 euro), ed un bracciale a maglia con chiusura in diamanti (lotto 597, stima 800 – 1.600 euro).
L’asta di Arredi e Arti Decorative è incentrata sulle proprietà di Salvatore Iermano, uno degli più noti antiquari a Napoli negli anni Novanta, e di Giuseppe Tirenna che, forte di una tradizione familiare nata a Palermo già agli inizi dell’Ottocento, dal 1961 si è occupato di arredi e dipinti, oggetti d’arte e ceramiche di produzione europea e di tutto ciò che la Sicilia con le sue maestranze di grande professionalità abbia mai prodotto nei secoli passati.
Dalla collezione Iermano si segnala una serie di arredi napoletani del XVIII secolo: una splendida scrivania da centro in legno violetto con piano centrato da un rosone intarsiato (lotto 887, stima 30.000 – 40.000 euro), un cassettone impiallacciato in legno di violetto, bombato, con il piano impiallacciato in alabastro fiorito (lotto 890, stima 20.000 – 30.000 euro) ed una edicola in legno di struttura architettonica decorata con figure allegoriche ed impreziosita da applicazioni in argento, tartaruga, pietre dure, cristallo di rocca e bronzo dorato (lotto 749, stima 3.000 – 5.000 euro)
Un finimento di salotto, di maestranze partenopee della prima metà del XIX secolo, in legno laccato e composto da un divano e due poltrone con schienali a scudo, braccioli con arpie alate scolpite e dorate (lotto 815 stima 15.000 – 25.000 euro). Per quanto riguarda l’elegante collezione di oggetti di Giuseppe Tirenna, spicca la serie di quattro composizioni a rilievo in cera policroma di Francesco Giovanni Pieri (Prato 1699 – Napoli 1773) raffiguranti la Carità, la Sacra Famiglia e san Giovannino, Apollo e Dafne e la Morte di Didone, entro cornici in legno intagliato, laccato e dorato: sono traduzioni plastiche da tele di Bartolomeo Schedoni e di Carlo Francesco Nuvolone, e già attribuite al Pieri da Andrea Bacchi e Federico Zeri (lotto 1328, stima 20.000 – 30.000 euro).
Nel pieno gusto della wunderkammer di Tirenna, si ricorderà anche la vetrina in legno e tartaruga del XIX secolo d’impianto architettonico cimato da fregio traforato e dorato, poggiante su tavolo in legno ebanizzato, sorretto ai lati da figure di putti scolpiti a tutto tondo in legno dorato (lotto 1106 stima 3.000 – 5.000 euro), ed un’elegante e importante gruppo di coralli trapanesi tra cui la rara coppia di candelieri da altare in rame dorato e corallo del XVII secolo (lotto 1282 stima 30.000 – 50.000 euro), un capezzale in rame, corallo e madreperla, sempre seicentesco, raffigurante l’Assunta con cornice di forma ottagonale arricchita da gemme in corallo e foglie in madreperla (lotto 1284 stima 20.000 – 30.000 euro) ed una variante del XVIII secolo in rame, bronzo dorato e smalti con inciso al centro probabilmente Sant’Antonio con i cherubini (lotto 1283 stima 10.000 – 15.000 euro). Si ricorda, infine, una scatola rettangolare in rame e corallo del XVII-XVIII secolo, con coperchio con presa in corallo raffigurante una scena mitologica (lotto 1280 stima 6.000 – 8.000 euro).
Proviene invece da una bella collezione italiana un tavolo fiorentino da centro in ebano, legni vari, avorio e madreperla del 1845-150 circa, attributo a Luigi e Angiolo Falcini, interamente intarsiato a motivi naturalistici e centrato nel piano da scena classica e gambe ornate da mascheroni grotteschi (lotto 1025 stima 10.000 – 15.000 euro).
La sezione delle ceramiche prosegue con altri due nuclei: primo, un’affascinante raccolta tematica dedicata alla maiolica meridionale, o meglio siciliana, tra Cinque ed Ottocento. Si tratta di una collezione costruita, tra gli anni Sessanta e la prima decade di questo secolo, con l’intento dichiarato di ricreare una storia della maiolica siciliana. Gli acquisti sono stati fatti presso mercanti di vaglia e grandi case d’aste, italiane e straniere, e, in qualche raro caso, attingendo direttamente alle molte collezioni private siciliane allora ancora esistenti. Il risultato è notevole, e se le produzioni dell’isola dominano (Caltagirone, Sciacca, Trapani, e naturalmente Palermo dal XVI secolo fino al barone Malvica), non mancano le cose faentine, per esempio del Saladino: un centro di produzione, Faenza, che tanta influenza ebbe sulle ceramiche del regno meridionale già allo scorcio del sedicesimo secolo.
Tra le maioliche della collezione Tirenna, importanti i due piatti urbinati in maiolica cinquecenteschi, il primo della bottega dei Fontana del 1570–1580 circa, raffigurante il Cristo risorto (lotto 1287 stima 8.000 – 12.000 euro), il secondo della bottega di Guido da Merlino del 1540-1545, che illustra il Mito del toro di Falaride: il tiranno di Agrigento, Falaride, avrebbe commissionato all’artista Perillo di Atene un sofisticato e strumento di morte, un toro in ottone a grandezza naturale dove i condannati a morte venivano rinchiusi; una volta arroventato, il toro avrebbe tramutato i lamenti delle vittime in muggiti. Il mito racconta come, alla fine, sia l’inventore che il tiranno finirono per dover sperimentare l’efficacia della loro terribile invenzione (lotto 1286 stima 8.000 – 12.000 euro).
Le stime sono varie ed interessanti, e vanno da poche centinaia di euro fino ai 3.000 – 5.000 euro per il bel vaso dipinto nel 1610 da Andrea Pantaleo, celebre pittore di origine monrealese (lotto 1308, stima 3.000 – 5.000 euro), assai simile all’esemplare oggi nei civici musei milanesi al Castello Sforzesco. Sempre ad Andrea Pantaleo andrà attribuito il cilindrone anch’esso documentario (è datato 1613), il cui possibile compagno è alla Galleria Nazionale di Sicilia (lotto 1314, stima 4.000-6.000 euro).
Il secondo nucleo della vendita presenta esempi di varie produzioni sia di maiolica che di porcellana, in parte provenienti da una collezione bassanese: tra i vari lotti offerti andrà citato certamente il servizio da tè in porcellana della manifattura reale di Sèvres del 1813-1834 circa (lotto 1399 stima 5.500 – 6.500 euro): di un fastoso gusto neoclassico, queste porcellane utilizzano forme dall’antico accoppiandole con eleganti dorature e sofisticati tralci fioriti. Il servizio – molto vicino ad un altro insieme di Sèvres datato 1817, oggi al Museo di Capodimonte – è opera di uno dei migliori artisti del tempo attivi nella manifattura reale, il doratore Pierre-Nicholas Richard, documentato nella manifattura tra il 1815 ed il 1848.
WANNENES
GIOIELLI
COLLEZIONI IERMANO & TIRENNA
MAIOLICHE E PORCELLANE
21-22-23 SETTEMBRE 2015
Palazzo del Melograno
Piazza Campetto 2, Genova
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www.wannenesgroup.com