Don Giovanni, la seconda delle tre opere italiane scritta da Wolfgang Amadeus Mozart torna in scena al Teatro Carlo Felice di Genova, in cartellone dal 31 gennaio al 7 febbraio 2016, per la regia firmata da Rosetta Cucchi, proposto in un allestimento che è frutto di una collaborazione internazionale: Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Teatro del Giglio di Lucca, Opera de Tenerife.
Dramma giocoso in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte, commissionato dall’imperatore austriaco Giuseppe II e principalmente ispirato dalla commedia Don Giovanni o Il convitato di pietra di Molierè, il Don Giovanni di Mozart è un capolavoro di perfezione sotto ogni punto di vista: tecnico, artistico e formale. Se a questo aggiungiamo che riprendere, alla fine del Settecento, un tema così noto e rivisitato come quello del libertino più famoso della storia dell’arte era una sfida apparentemente priva di speranze, il risultato non può che apparire ancora più grandioso.
Ambientato in una discoteca dell’America anni ’80, tra led ed effetti luminosi, il Don Giovanni proposto dal Carlo Felice è un anti-eroe paragonabile alle rockstar americane dell’epoca, un Kurt Cobain votato all’autodistruzione che preferisce bruciare subito piuttosto che spegnersi lentamente. Bello e dannato, piuttosto che redimersi preferisce finire trascinato negli inferi, ma proprio come le grandi rockstar è destinato a lasciare un segno indelebile nella storia e nell’immaginario collettivo.
La varietà inesauribile della composizione mozartiana, capace di alternare momenti drammatici, giocosi, seri, popolari, farsa e poesia, esalta le contraddizioni del libertino ridisegnato dalla regista Rosetta Cucchi, la quale spiega spiega così la sua messa in scena: «Ho pensato all’America reaganiana degli anni ’80, ottimista e proiettata verso il futuro, ma dove il moralismo borghese si contrapponeva alla crescente voglia di libertà di una parte della società. Dove le grandi star del rock facevano impazzire i giovani e venivano seguite nelle mode e nei costumi morali e sessuali. Ma anche all’America dove l’ombra dell’AIDS iniziava a prendere forma e c’era chi la giudicava come una giusta punizione divina della corruzione dei costumi. In questo contesto, ho immaginato un Don Giovanni star di uno dei locali alla moda newyorkesi, come poteva essere il mitico Studio 54, amato da tutte le donne e da esse odiato quando stanco e annoiato le rifiuta. Un uomo mito che vive sopra le righe, forse conscio di dover bruciare tutto e subito rifiutando un futuro di decadenza fisica e sperando in una fine spettacolare».
Un allestimento coraggioso e volutamente pensato per attirare un pubblico giovanile, che infatti premia la proposta del teatro genovese con grandi applausi. Oltre che alla interessante proposta registica, grande merito del successo va attribuito alla direzione musicale del maestro tedesco Christoph Poppen, capace di rendere appieno la musica del genio di Salisburgo, riuscendo così a dare i tempi giusti agli interpreti che hanno potuto esprimersi al meglio lasciando una firma significata alla riuscita della messa in scena. Le scene sono state realizzate da Andrea De Micheli, i costumi sono curati da Claudia Pernigotti e le luci sono firmate da Luciano Novelli, mentre il coro è guidato Patrizia Priarone.
Don Giovanni è Erwin Schrott, (che si alternerà nel ruolo con il giovane baritono genovese Michele Patti) bravissimo nel sottolineare ed evidenziare le ambiguità del suo personaggio e il desiderio di immortalità. Nel ruolo di Donna Anna un’affascinante Serena Gamberoni accompagnata da Patrick Vogel nel ruolo di Don Ottavio. Completano il cast Alex Esposito nel ruolo di Leporello, Francesco Verna e Sophie Gordeladze nel ruolo di Masetto e Zerlina, Maija Kovalevska e Graeme Broadbent nei rispettivi ruoli di Donna Elvira e del Commendatore.
Don Giovanni – Opera in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart
Teatro Carlo Felice di Genova
da sabato 30 dicembre, repliche 31 gennaio, 2, 3, 6, 7 febbraio 2016
www.carlofelicegenova.it
