Il rocker si racconta in un libro e lascia Campovolo: per il suo show vuole il verde
Il vero rebus su Luciano Ligabue è il dna e quello che invece poi è diventato. Un uomo della terra, campagna di Correggio, si triplica in una carriera che ormai viene celebrata ogni anno. IL 24 settembre, per dire, terrá un concerto per 100 mila persone nel parco di Villa Reale, Monza. Martedì, invece, uscirà “Scusate il disordine” (Einaudi, 200 pagine, 17 euro), racconti in cui si sbizzarrisce <con tecniche diverse fra loro> e per fine anno annuncia <il mio primo album concept, che poi non sarà altro che una serie di canzoni legate da una storia>. Fa bene a specificarlo, magro e capelli grigi come appare nel manifesto dello show, perché l’ossessione dei paragoni non ha limiti. E potrebbe cadere nella trappola: più The Who o Pink Floyd? Ma Ligabue è troppo terreno per cascarci: <Non voglio ispirarmi a chi è venuto prima di me. Faccio altro…>.
Sinceramente, rimane un mistero. Il poster Liga Rock Park, con lui di spalle, chitarra impugnata come una lancia, suggerisce un riferimento grafico preciso: la San Francisco degli anni Sessanta, quando Fillmore West e altri locali erano pavesati con promesse di nuove ribellioni. Ma Ligabue è tutto meno che un ribelle. Nemmeno quando, provocato sulla rivoluzione dello streaming nella discografia, scandisce: <Credo che Apple dovrebbe restituire un po’ di quello che guadagna con iTunes, e reinvestirlo per sostenere i giovani che non hanno possibilità di crescere…>. Ammirevole se non fosse che, piuttosto, sono le case discografiche, compresa quella che lo rappresenta, a essersi gettate in un cul de sac dal quale non riescono più a uscire. Ma prendiamo per buona l’idea che una rockstar accetti di guadagnare meno a favore, sempre coinvolgendo i colossi della comunicazione, di chi è oggi un emergente. Sembra piuttosto che in Italia l’unico problema sia fare grandi numeri, creare eventi, lasciando al cielo il compito di costruire un futuro.
SI dirà che Ligabue ha vissuto sulla propria pelle l’inizio del declino discografico e cerca in tutti i modi di assicurare al suo pubblico un’offerta ricca. La raccolta per Einaudi, in questo senso, è davvero emblematica. In un racconto lei si descrive come di poche parole, poi però vive in una grandeur di progetti senza soste: <Non so se nella vita privata sono davvero uno che parla poco, però so di dire molto nelle canzoni, se non nei libri e nei film. Semmai la vera differenza è che in questi due ultimi casi sono più libero di cambiare linguaggi e modo di produrre, mentre per me la canzone deve obbedire a regole precise: strofe, ritornelli, un autore, una band. Ecco perché non sento molto il richiamo di fare dischi all’estero, credo di rimanere italiano dalla a alla zeta>.
Il sospetto che bari amabilmente, per non scoprirsi più di tanto, comunque rimane. Ligabue sfugge a qualsiasi catalogazione, non c’è mai stato un fenomeno simile, è una turbina di consenso e nel prossimo disco promette: <Toccherò più generi, sarà inconsueto>.
Intanto il biglietto per Liga Rock Park costerà 57,50 euro. Da ieri si può acquistare su Ticketone, Mentre dal 12 maggio arriverà nei circuiti abituali. Scegliendo una delle opzioni si può entrare in possesso di uno special box, ma anche di un bracciale per l’area pit. I fans sapranno come destreggiarsi, visto che le possibilità sono superiori allo sbarco di una nave porta container. Ma anche questa è fedeltà al Liga che, guarda caso c’è una ricorrenza, festeggerà i 25 anni di “Urlando contro il cielo”.
Avanti di questo passo, ogni anno sarà buono per un party, anche se in quest’occasione Ligabue apre un nuovo filone: <Gli stadi sono divertenti, ma esibirsi in un posto bello immerso nella natura lo è di più. Sarebbe bello che i nostri festival si svolgessero così, quindi in condizioni più allettanti di quelli europei>. Bravo ma è un’idea già battuta da alcuni impresari italiani, a volte con successo. In quanto al povero Campovolo è diventato <un campo di patate>. SI vede che il futuro brucia persino i posti che ieri sembravano fatati. Così va il mondo.
Per gentile concessione de Il Secolo XIX (07.05.2016)