È morto Cassius Clay, meglio conosciuto come Muhammad Ali.
Bello, spavaldo e strafottente, atleta straordinario e showman nato, rivoluzionario e ribelle. Impossibile staccargli gli occhi da dosso quando danzava sul ring irridendo gli avversari. Insomma l’icona perfetta per i turbolenti fabsixteen, un poster alla Che Guevara per chiunque sognasse un “mondo migliore”. I
l rifiuto di combattere in Vietnam, che gli costò il ritiro della licenza e la perdita del titolo, lo proiettò direttamente nell’empireo dei miti generazionali. Le rivendicazioni razziali e, sulla scia di Malcolm X, la conversione all’Islam rivoluzionario, gli regalarono l’ideale fratellanza con gli Ho Chi Minh, Mao Zedong, Fidel ed il Che.
Molto tempo è passato, molti sogni sono svaniti dopo un brusco risveglio ed il rispetto per il campione e la sua parabola umana non possono esimerci dal dissipare i fumi della sbornia collettiva che avvolse quegli anni.
Ci sono voluti vent’anni perché il talentuoso Corrado Guzzanti sfottesse, con il suo Mario/Mr Hyde, le trombonaggini de sinistra. Quaranta ne sono trascorsi dai favolosi sessanta. Possiamo dire che quei miti che hanno avvelenato le menti erano farlocchi? I Vietcong erano l’ennesima declinazione assassina del comunismo – do you remember boat people? -, Mao un sadico satrapo il cui contributo all’umanità, oltre agli sconquassi sciagurati inflitti al suo popolo, è consistito nell’aver dato alle stampe il Libretto Rosso che tanto fece innamorare la meglio gioventù. Per il resto glisson.
Un poco di attenzione in più, visto i frutti velenosi sbocciati nel tempo, merita invece la conversione all’Islam del grande Cassius Clay che, per la sua penetrazione mediatica, contribuì più di Malcom X a rendere cool quella fede e, legandola alla suggestione dei movimenti di liberazione nazionali, aiutò a propagarne un’immagine apparentemente libertaria mentre il povero Malcom ricercava nell’Islam la purezza delle origini, dimenticando che furono gli arabi i più spietati mercanti di schiavi.
Ecco, per dovere di cronaca, il coccodrillo completo che non poteva prescindere dal contesto nel quale sbocciò quel talento straordinario che è stato Cassius Clay. Preferisco ricordarlo “danzare” sul ring…
In punta di guantoni
L.d.R.