Il Teatro Lo Spazio ha presentato lo spettacolo Reincarnazioni, in scena dal 23 al 30 dicembre, per la regia di Tanya Khabarova. Il testo, scritto da Adriano Vianello e accompagnato dalle musiche dal vivo di Luca Proietti, consiste in un lungo monologo interpretato dall’attore Marco Di Stefano: un unico, intenso atto per raccontare la storia di un soldato costretto attraverso i secoli all’ingiustizia della guerra.
Sopra un palco nero pece, senza alcuna scenografia, solo con l’ausilio delle note del pianoforte, Di Stefano veste i panni di tanti diversi personaggi, che appaiono uno di seguito all’altro. Eppure, a ben guardare, queste figure non sono distinte; al contrario, esse rimandano ad una sola, quella storica del “soldato”. Che abbia combattuto la guerra di Troia, al fianco di Achille e Agamennone, o quella in Gallia accanto a Cesare, o, ancora, che abbia partecipato alle Crociate, alla spedizione di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo o alla Rivoluzione francese, non importa. Niente conta, se non il fatto che egli è sempre lo stesso soldato, con le medesime frustrazioni e la sofferenza della guerra. E con la stessa paura, che attanaglia le membra e offusca il pensiero.
Non serve a niente rivolgere la mente alla propria moglie e ai figli, o invocare Dio. Il soldato resta solo, immancabilmente, perché nessuno verrà a salvarlo dal suo ruolo insensato, deciso in nome di chissà cosa. La guerra si fa soltanto per la gloria e per la volontà di prevalere. Chi comanda fa l’Eroe, mentre il soldato muore. Per combattere la cosiddetta “guerra dei capi” bisogna rinunciare alla vita, forse. Una vita serena, fatta di famiglia, di sorrisi, o semplicemente di libertà non è quindi accessibile al soldato? Forse non la merita o, forse, egli non è uguale agli altri esseri umani.
Reincarnazioni ha parole dure, aspre, ma anche amaramente ironiche. Questo monologo concitato, a volte delicato, a volte rabbioso, conduce ad affrontare sempre la stessa questione: in fondo, è possibile per l’uomo raggiungere la felicità? Purtroppo non c’è risposta che il soldato possa dare a questa domanda, perché ciò implica sempre un “pensiero troppo difficile” e forse non vale la pena pensarci troppo su. Anche tutti gli altri interrogativi che il protagonista si pone rimangono fluttuanti, tra le spire di fumo e polvere che si muovono lente sul palco. E al pubblico non resta che riflettere.
Via Locri, 42 – Roma
Per informazioni e prenotazioni biglietteria del teatro tel. 06/77076486