Il famoso critico Francesco Bonami ha scritto una lettera aperta al quotidiano La Repubblica lamentando il fatto che quella che doveva essere una rilassata giornata al mare in Versilia con la di lui signora, di origini afroamericane, si sia rivelata una spiacevole esperienza per il fatto che nello stabilimento adiacente “garrisse” la bandiera dei Confederati, quella dei sudisti cattivi e schiavisti, di “Mis Rosela”, per intenderci. Profondamente oltraggiata la signora Bonami chiedeva lumi al responsabile dell’ignobile sbandieramento, ignaro del “vero” significato del vessillo, pretendendone all’ammainamento.
Segue, sempre nel ‘Lamento di Portnoy’ pubblicato da La Repubblica, una moraletta di quanto siamo scioccamente superficiali e un po’ cafoni e razzisti paragonati ai civilissimi anglosaxon, attentissimi a sanzionare ogni minima trasgressione linguistico-comportamentale. Se poi a questo già poco edificante episodio se ne sommano altri, verificatisi in altre occasioni, non gravissimi, ma comunque urticanti, il vaso è colmo.
Ci addolora seriamente che la Famiglia Bonami, per quanto socialmente privilegiata, abbia a respirare atmosfere sgradevoli. Se è capitato a loro, figurarsi ad altri..
Detto questo però qualche considerazione è d’obbligo. Il nostro critico da esportazione è così immerso nelle rarefatte sensibilità anglosassoni, nel moralistico mainstream politically correct, da non accorgersi, lui uomo di mondo e avezzo alle cose d’arte, che una bandiera decontestualizzata linguisticamente, diviene un’icona pop, come molte altre effigi. Aderendo a questa corrente di pensiero dovremmo scandalizzarci anche per un poster del Che, piuttosto che alla vista di un Mao di Warhol, per non parlare di una Hammer and sickle.
Che dire poi della bandiera rossa che sventola in ogni stabilimento marino ogniqualvolta il mare rappresenta un pericolo! Tutti i facoltosi clienti provenienti dalle ex repubbliche sovietiche dovrebbero essere soggetti ad orticaria acuta. E come dovrebbero reagire i pochi nativi americani rimasti alla vista della Stars and Stripes? imbracciare un mitra?
L’elenco è lungo e, tanto per restare in ambiti più consoni al nostro principe della critica, le comunità cattoliche ed ebraica sarebbero dovute insorgere come un sol uomo (vi sarebbe piaciuto) alla vista de La nona ora e di Him, opere immortali del suo sodale Maurizio Cattelan.
Scherzi a parte – e chiedo scusa alla signora per il tono scanzonato del pezzullo – ma una volta aperto il vaso di Pandora della Storia che viene piegata e riletta alla luce dei dettami della moraletta corrente, la strada in discesa e a rotta di collo non ha fine. Si coprono sculture per non offendere la sensibilità di illustri delegazioni islamiche. Nelle università americane si censurano capolavori della letteratura tipo Huckleberry Finn di Mark Twain perché ricorre spesso la parola negro e in quelle inglesi si rivedono i quarti di nobiltà appesi alle pareti per far posto a facce più fresche e in sintonia con l’odierno sentire, incline alle così dette minoranze, tipo donne, neri e omosessuali. I tribunali che giudicano la Storia hanno sempre come imputato l’uomo occidentale e la sua cultura predatrice e sopraffattoria, distruttrice della natura, che ha costruito questo schifo di mondo nel quale però i nostri maître à penser hanno trovato una confortevole nicchia da cui giudicare l’universo mondo. In attesa che anche la biodiversità degli italioti si allinei ai canoni imperanti, suggerirei alla Royal Family di frequentare i più appropriati Hamptons, lontani da finocchione, bruschette e inaccettabili fiorentine, retaggio dell’homo carnivorus. Ah, last but not least, visto l’accenno a quel che accade negli Stati Uniti in questi giorni, suggerirei la lettura dell’articolo di Vittorio Zucconi, sempre su La Repubblica, non sull’organo della Hitlerjugend, che ci racconta che i morti ammazzati dalla polizia negli USA sono in prevalenza bianchi, e che i poliziotti dal grilletto facile sono in numero maggiore di colore (intendendo “bianco” e “di colore” senza nessuna connotazione razzista).
Giusto per riportare i fatti nella loro reale dimensione.
Saluti interrazziali
L.d.R.
2 Commenti
Gentile Bd, grazie per l’attenzione
Mi pare che lei scordi la tradizione del nom de plume, ma vabbè
Mi pare anche, per restare in ambito zoologico, caro Bd, visto che si nasconde dietro una sigla, che valga per lei il detto: il bue che dice cornuto all’asino.
In quanto alle stupidità what about?
Grazie
L.d.R.
Balzac si rivolterebbe nella bara davanti a questa valanga di stupidita’ che se uno le scrive dovrebbe almeno avere il coraggio di firmarle con il suo nome …..ma conigli si nasce non si diventa