Tuono. Rosso. Il monolite ruota. E rivela sullo schermo immenso la dea che si accarezza. Languida, glamour, nuda. Un’orchidea fra le labbra. Poi le vestali nere si avvicinano alla sacerdotessa. E tutto esplode. Parole d’ordine al tramonto. Corpetti come corazze, lunghe strofe a memoria. Capelli biondi mossi non si capisce da quale vento, ritmo e ancora ritmo sparso con le ballerine un palco che si snoda nel centro dell’adorazione. «E’ questo il nuovo femminismo? Mi piace» dice una ragazza dall’aria perbene. Sì, è estate a San Siro e le cosce generose di Beyoncé rassicurano le fans: «E io che mi faccio tanti patemi…» urla all’amica.
San Siro, discoteca fiammeggiante, palestra di diritti civili, amore che si infrange. Sì, la folla esulta per Beyoncé fra lame di fuoco, mini fuochi d’artificio, ballerine che vanno su e giù sospese in aria: “Sorry”, “Irreplaceable”, “Run the World”, “Flawless”, “My Daddy Lessons”, “1+1”, “Crazy in Love”, “Naughty Girl” sfrecciano nella festa.
Tatiana è diafana e vende lusso. A Mosca di Beyoncé conoscono le canzoni. Ma metterla in politica è un’altra cosa: «Non mi vestirei mai come lei ma la musica mi fa sentire più libera». Ecco il punto, questa sera sarà pure pieno luglio, e 55 mila persone sono un bel colpo d’occhio, ma a cosa pensano le fans di un’artista che le rappresenta, accrescendo ogni giorno un peso che va oltre lo spettacolo? Partiamo dai numeri.
Una settimana fa Rihanna è arrivata a 53 mila presenze, Springsteen in tre show ne ha messo insieme 180 mila, David Gilmour, comprese le seimila in due notti a Pompei, ne strappa sessanta mila. E Vasco Rossi, quattro concerti a Roma, si attesta su 220 mila. I Pooh, poi, a San Siro hanno superato i 100 mila in due notti. Mentre Ligabue il 24 e 25 settembre al parco della Villa Reale di Monza ne aspetta 120 mila e Zucchero dal 16 settembre all’Arena, in undici sera, conta su 100 mila.
Ora il problema è un altro: il successo si misura con gli stadi pieni? Anche, ma non solo. Nel caso di Beyoncé si tratta di un plebiscito, adesione totale a quello che dice. Idem per Rihanna, anche se il suo concerto sotto la pioggia si è un po’ accorciato.
Vasco e Springsteen, invece, contano sulla dinamo del rock: ci sono, continuo ad ascoltarti, vedi di non tradirmi mai. Per Gilmour è ancora diverso: lì il fascino e l’indiscussa bravura alla chitarra entrano nella leggenda.
Ma proviamo a immaginare chi è abituato a un bombardamento a tappeto, dai social ai video ai concerti, di artisti che sono più veloci della cronaca. Confondere il look con le parole furenti di un’artista afroamericana, addolorata dagli omicidi incrociati di poliziotti e attivisti, può risultare assurdo. Il pubblico, però, sa distinguere. Si può trepidare per le tutine di Beyoncé, strepitosa quella rossa di “Crazy in Love”, ballare in visibilio “Hold up” e “Countdown”, uno dei clou dello show, stringerle la mano in “All Night”, rimanere senza fiato nell’interazione fra immagini video e realtà, come quando prega in “Mine”, improvvisare un coro maestoso a cappella per “Love on Top”, ma le ragazze sanno a memoria parole di guerra: “Misceli quel negro con quella creola per fare uno stendardo del Texas, ho guadagnato tutti questi soldi, ma non si prenderanno mai il mio Paese…” dice in “Formation”. E “negro” è scritto politically incorrect dalla stessa Queen Bey.
Margherita, Sara e Chiara, 17 anni, hanno canottine e t-shirt mai viste in giro. Nere, con la scritta Formation in bianco: «Ce le siamo fatte da sole, in tipografia».
Sono esemplari unici. Le ragazze sanno quello che vogliono e come pretenderlo: « Abbiamo imparato a memoria tutto l’album “Lemonade”, in particolare “Freedom” e “Don’t Hurt Yourself”». Che non sono certo leggeri: “Sta per piovere, dite alla tempesta che mi sono mossa” dice nella prima “sto camminando con passo preciso, dipingendo bandiere bianche e blu…”. La folla si strugge: siamo in vacanza o sull’orlo del precipizio? Beyoncé la guarda con sfida: «Il potere è nostro, ricordatevelo». E con le sue vestali balla nell’acqua purificatrice.
Per gentile concessione de Il Secolo XIX (19.07.2016)