Brindisi, sabato 19 maggio, ore 7.45: insieme al futuro di sei ragazze di 16 anni che si apprestano ad entrare nella loro scuola intitolata alla moglie di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, volano le bombole di gas fatte detonare da un verme, ora dicono ripreso da video, che si attarda per osservare l’effetto del suo gesto. Una muore quasi subito, un’altra è in fin di vita, feriti e urla disperate. Il ministro Ornaghi, per “onorare” il ricordo della ragazzina assassinata poco prima di entrare in classe, non trova di meglio che annullare ciò che l’avrebbe celebrata più d’ogni altra retorica: la notte bianca dei musei fra il 19 e il 20. La cultura, che unica può contrastare la violenza, non è riconosciuta quale arma appropriata da chi per noi la rappresenta.
Modenese (dintorni), domenica 20 maggio, ore 4.05: la terra trema a magnitudo 5.9. Muoiono sette persone, si sbriciolano pievi, rocche e campanili. Domenica 20 maggio, ore 20.45: inizia la competizione di football Juventus-Napoli. Dopo una giornata di frenetiche informazioni sui fatti di Brindisi e dell’Emilia, mi si rivoltano le viscere davanti all’allegria inopportuna dei tifosi imbandierati, dei vips cafoni che sbiascicano gomme americane, della nomenklatura (certamente giunta allo stadio in auto blu) in prima fila con, centrale, un Renato Schifani che, in rappresentanza del Capo dello Stato, assegnerà la coppa all’eroico vincitore. Una brava cantante intona l’inno di Mameli prima della gara fra i fischi di molti e le bocche serrate dei calciatori milionari.
E’ proprio questa l’Italia che speriamo stia cambiando?