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Selfie ad Arte. Max Papeschi @MAC Milano. The Best is yet to come

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@CleliaPatella

Fino al 26  novembre al M.A.C. di Milano c’è “The Best is yet to come” di Max Papeschi.

La mostra, curata da Silvia Basta e dal fondatore dei Devo Gerald Casale e presentata da Fondazione Maimeri, è un’antologica della folgorante carriera di Papeschi.

L’artista milanese, dopo otto anni di scandali, polemiche, e surrealtà varie – a partire dal gigantesco Topolino con svastica sulla facciata di un palazzo di Poznan, fino alla recente investitura ad ambasciatore della propaganda socio-culturale della Corea del Nord, si sofferma con l’abituale ironico egocentrismo a contemplare la propria parabola. E, assicura, il meglio deve ancora venire.

#SELFIEADARTE "Attaccati al Trump" #TheBestisyettocome #MaxPapeschi @M.A.C. #Milano #FondazioneMaimeri @CleliaPatella
#SELFIEADARTE “Attaccati al Trump”
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Il percorso espositivo racconta le tappe più importanti della storia di Papeschi, che in pochi anni ha saputo essere talmente non-artista da diventare uno degli artisti italiani di oggi più noti all’estero.
Dall’ingresso, interamente tappezzato con la sua rassegna stampa, alle prime opere che lo hanno consacrato: il nazitopolino sexy, che è stato l’inizio di tutto, il bambino di “Wall Street” del 2009 e i dirigibili incendiari della Coca-Cola.

Le sue opere sempre spiazzanti e irriverenti, utilizzano i simboli della cultura contemporanea rimescolandoli e mettendone così a nudo le forti contraddizioni.
Soprattutto quando Papeschi fa stridere l’innocenza, la favola, con la cruda realtà: come nei personaggi più amati da grandi e piccini, riveduti e scorretti dall’artista.
Inoltre un grande vidiwall proietta, in loop, il recente risultato della collaborazione tra Papeschi e Casale: “It’s all Devo” ultimo brano del musicista americano, Maurizio Temporin alla regia e il supporto musicale dei Phunk Investigation.

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  • Le nuove forme di creatività, proposte dal dissacrante Papeschi, meritano attenzione ed approfondimenti critici senza pregiudizi e preconcetti. E’ un linguaggio innovativo per originalità, ironia, lucidità libertaria, che risulta accattivante, problematico, tipico del pensiero “digitale dell’incipiente globalizzazione”. Benvenuto tra i “GRANDI”. Gino Ceccarelli

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