Twenty14 Contemporary. La nuova frontiera della fotografia italiana. Intervista a due giovani (e temerarie) galleriste
“L’Italia non è un paese per giovani” e “con la cultura non si mangia”. Ma c’è chi va oltre i luoghi comune, si rimbocca le maniche e trasforma le proprie aspirazioni in realtà. La Twenty14 Contemporary è una piccola galleria ubicata nel cuore della città meneghina, mentre Matilde Scaramellini ed Elena Vaninetti sono due giovani imprenditrici culturali che –munite di spirito d’intraprendenza e tanta passione- hanno scelto di affrontare gli ostacoli del settore creativo, aprendo uno spazio fotografico davvero particolare.
E se, giunta alla terza annata, la T14 è ormai un punto di riferimento per gli amanti dell’arte dello scatto, -per allargare la ricerca sul mondo dell’immagine- arriva Modus Operandi: una piattaforma di informazione e dibattito tutta da scoprire.
È mercoledì mattina e nel distretto delle Cinque Vie la vita scorre tranquilla, ma alla T14 mancano meno di ventiquattro ore all’inaugurazione della mostra; così -varcata la soglia della galleria- il ticchettio dell’ orologio acquista un ritmo andante e il tempo comincia a scorrere all’impazzata. Ci sediamo qualche minuto, per una pausa caffè e qualche domande, in una costellazione di opere d’arte e cornici che attendono solo di essere allestite.
Giovani, creative e temerarie siete titolari di Twenty14 Contemporary: galleria specializzata in fotografia(http://www.twenty14contemporary.com ). Se il successo di mostre, fiere ed aste testimonia il crescente interesse verso l’arte dello scatto, è anche vero che la competizione si fa elevata e differenziarsi diventa fondamentale. Qual è la linea curatoriale della vostra galleria?
Forse dovremmo girare questa domanda a chi segue le nostre mostre e le nostre iniziative, volte a promuovere la fotografia contemporaneanelle sue molteplici sfaccettature. Ci piace infatti parlare di “mondo dell’immagine”, in senso lato, proprio perché spesso i lavori che proponiamo sono un ibrido, possiamo dire che la sperimentazione è ciò che ci colpisce di più in un progetto.
Giunta alla terza annata, la T14 ha dimostrato di essere un’avvolgente spazio multidimensionale adibito ad esposizioni, incontri e workshop. Che cos’è per voi una galleria d’arte?
Crediamo che la galleria dovrebbe essere una sorta di incubatrice di stimoli culturali, potremmo dire anche di tendenze, ma in un’accezione positiva, cioè l’espressione di ciò stiamo vivendo in questo dato momento storico. Anche per questo motivo lo scorso anno è nato il salotto di Show & Tell (http://www.twenty14contemporary.com/Show-Tell-1 ): un calendario di incontri in cui autori ed editori vengono chiamati a raccontare i propri progetti cartacei, dando al pubblico la possibilità di vedere, ascoltare ed interagire in una dimensione più intima ed informale. Da quest’anno partiamo con i workshops dedicati alla fotografia, perché crediamo che la galleria possa essere anche luogo di formazione ed informazione.
In linea con questo concept avete creato Modus Operandi (http://www.modus-operandi.org ) :una piattaforma online che ha il duplice obiettivo di investigare il processo nascosto dietro a quello dell’immagine e di raccontare il mondo dell’arte in Italia. Siete pronte a svelarci in anteprima questo nuovo progetto?
Modus Operandi è una piattaforma di ricerca e dibattito. Nasce dall’idea di raccontare il processo nascosto dietro alla produzione dell’immagine, quella fase processuale che è fondamentale non solo per valorizzarne il lavoro antecedente alla produzione finale, ma anche per comprendere a pieno un’opera. Con un’archiviazione di studio visit ad artisti e video interviste a curatori ed esperti del settore, cerchiamo di catturare l’opinione di chi si muove all’interno del mondo dell’immagine, per rendere accessibili, a tutti, gli strumenti necessari per parlare di contemporaneità nel nostro territorio.
Nel vostro lavoro l’attività di ricerca è fondamentale. Come vi tenete aggiornate per selezionare artisti e scoprire nuovi talenti?
L’attività di ricerca è fondamentale e sicuramente la parte più stimolante del nostro lavoro, incappiamo in progetti interessanti solo guardandoci un po’ intorno, ma sicuramente il lavoro fatto da alcuni magazine online e non, ci offre continuamente nuovi spunti. Allo stesso modo alcune case editrici indipendenti che danno modo a molti autori di farsi conoscere, pubblicando il loro progetto attraverso la forma di libro, o lo stesso self publishing.
Siete giovanissime e attraverso la Twenty14 cercate di fare impresa culturale. Quali sono le problematiche e le difficoltà concrete per ungiovane che vuole lavorare nel mondo dell’arte in Italia?
Gli ostacoli sono molti, partendo dallo scarso supporto di istituzioni e dalla mancanza di una vera rete di collaborazione tra le numerose realtà che si occupano di cultura; ma forse il problema più grosso è nel considerare la cultura come un qualcosa di accessorio. Ciò implica che si investe solo in ciò che dà un riscontro immediato o certo, ma così si consuma senza costruire. Milano è sicuramente una città viva e attenta a ciò che riguarda cultura e arte, ma molto vittima di queste dinamiche.
La nomina di Cecilia Alemani come curatrice del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia è stata percepita come una rivincita femminile. Vi sentite discriminate in quanto donne?
La parola discriminazione, per come viene intesa oggi, forse è un po’ eccessiva. Senza scendere in luoghi comuni su come la donna, in ambito lavorativo, si trovi spesso ad essere valutata in seconda battuta per la sua professionalità, a nostro parere un problema relativo, crediamo che l’inghippo sia un altro, specialmente in questo settore. Abbiamo troppo spesso la sensazione che il nostro lavoro venga percepito come un hobby, una leziosità tutta al femminile, purtroppo non è così. Abbiamo lavorato sodo per arrivare fino a qui e continuiamo a farlo tutti giorni.
Al di la di queste difficoltà, guardate al futuro con positività e siete pronte ad inaugurare un progetto espositivo decisamente ambizioso. La mostra Narrativa si pone come un’occasione di riflessione sull’atemporalità -e la contingenza- del dialogo fra testo e immagine, visto attraverso gli occhi di differenti generazioni. Cosa vedremo in Piazza Mentana a partire dal 24 novembre?
Siamo davvero entusiaste di questa mostra, che è nata a partire dalla curiosità per alcune opere di Narrative Art: una corrente sviluppatasi negli anni ’70, in risposta alle affermazioni concettuali e alla linea della coeva body-art, che facevano pensare ad un ruolo puramente accessorio e strumentale della fotografia. Siamo rimaste colpite da come queste opere -che rendevano l’immagine fotografica nuovamente protagonista, seppur in modo totalmente anti-eroico- risultassero talmente attuali da non smuovere in noi la necessità di chiederci quando fossero state scattate. Da qui l’idea di un dialogo generazionale, sicuramente un esperimento…Vedremo che succede!
Un dialogo a più voci, a cui prendono parte timbri artistici contrastanti: da Didier Bay, a Marc Camille Chaimowicz (attualmente presente con una personale alla Triennale di Milano http://zero.eu/eventi/49471-marc-camille-chaimowicz-maybe-metafisica,milano/ ) a Roger Cutforth, ma anche Jochen Gerz, Peter Hutchinson e Jean Le Gac, e poi ancora Heikki Kaski, Luca Massaro, Jacopo Gospel Quaggia….
Finito il caffè, anche se le domande sarebbero ancora tantissime, non mi resta che lasciare Matilde ed Elena ultimare l’allestimento e fare un grande in bocca al lupo a due giovani che si meritano di fare tanta strada.
Informazioni utili
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Twenty14 Contemporary
http://www.twenty14contemporary.com
Piazza Mentana 7 – 20123 Milano
lunedì – venerdì // 14.00 – 19.00 pm
sabato e mattina su appuntamento
twenty14contemporary@gmail.com
T. 0249752406
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MODUS OPERANDI