Luogo di antichi tesori del passato, Il Museo Archeologico di Napoli, già da tempo si è aperto al contemporaneo, e fino al 3 marzo 2017, ospiterà in una delle sale rivolte verso il Giardino delle Camelie, la mostra “Ritorno a Itaca”: il mito di Ulisse, rivisto e reinterpretato dagli occhi di Ernesto Tatafiore. Nulla di più attinente, dunque, con l’arte antica e le collezioni conservate ed esposte nel Museo, come la pittura vascolare della Magna Grecia con il quale l’artista entra in dialogo.
Silhouette senza volume, sono le figure che popolano il mondo di Tatafiore, nei dipinti su carta e su tela. Sintetiche nel loro darsi elusivamente per una semplice linea di contorno tracciata con la matita. Una pittura piatta, che lascia spazio a larghe campiture di colore, zone d’oro, bianco, nero, grigio, arancione, prive di sfumature o variazioni. In questo mondo dove le proporzioni umane spesso non rispondono alla realtà ma solo alla gerarchia della rappresentazione, Tatafiore si muove con leggerezza e ironia nella messa in scena del mito di Ulisse, al quale è legato sin dagli anni ’80. Tre i momenti salienti del racconto: le Sirene tentatrici, il ritorno a Itaca, la lotta con i Proci.
Così l’eroe ora si presenta legato all’albero della nave per sfuggire al canto delle Sirene, belle e voluttuose; ora imbraccia le armi, lancia e scudo, e con piglio feroce si avvia in battaglia; ora si presenta ad Itaca in incognito come mendicante reggendosi su un bastone nodoso, ora infine compie la vendetta e uccide i suoi nemici, i Proci, visti come pesci dai denti aguzzi e famelici. Ma anche Penelope, la sua sposa, è un’eroina, anche se non la preferita dell’artista, perché non allegra e scanzonata come lo sono le Sirene. Troppo saggia, accorta, fedele nonostante i venti anni di attesa e la minaccia pressante di un nuovo matrimonio, ancorata come solide radici alla realtà della sua terra.
Tuttavia, è anche capace di sedurre con la sua lunga chioma nera, lo sguardo ammiccante e le curve del suo corpo; o essere indomita e combattiva per difendere il trono di Itaca. Penelope doppia è il titolo di un’opera scultorea, che mostra proprio questo doppio aspetto di sé, in bilico tra il celarsi e il coprirsi; tra l’essere sposa o vedova. Una donna che è tesa a perdonare il marito, ma a suo tempo, e per ripicca alle sue scorribande amorose. Il corpo femminile, sembra dominare sopra ogni cosa; ed è un corpo morbido e sinuoso, interrotto appena da piccoli disegni, come tatuaggi sulla pelle: un teschio, un tulipano, un grappolo d’uva…
Tatafiore, aggiunge nomi, scritte e frasi nei suoi dipinti; la sua grafia piccola e sottile, appare vicino alle sue figure cartoonizzate, come didascaliche informazioni lasciate lì apposta dagli antichi ceramografi, creando con i suoi sconfinamenti semantici, oscillazioni continue tra la sua storia privata e la storia universale.
“In fondo l’opera di Omero è un po’ una Bibbia laica” – afferma l’artista, in essa è contenuta tutta la casistica delle emozioni umane, e il viaggio di Ulisse, racconta l’essenza dell’essere umano. James Joyce lo riteneva il soggetto “più bello e universale, […] più grande e più umano di quello d’Amleto: superiore a Don Chisciotte, a Dante, al Faust”. Per l’artista, il suo punto di riferimento è stato Itaca sempre (1997) di Luigi Malerba, per il suo modo di suggerire nuovi spunti sulla vicenda dell’eroe.
Non solo dipinti ma anche sculture in ferro, carta, bronzo e argento, che alludono ai vasi della casa di Ulisse, ipotetici oggetti di intimità domestica. Itaca ti ha dato il bel viaggio, è il titolo della stele in bronzo dominata in cima dal volto della sirena, ma anche la frase che si intravede in rilievo lungo di essa: è il messaggio dell’artista che cita i versi del poeta greco Kavafis, ricordando l’importanza di Itaca, luogo del ritorno per antonomasia, e al quale Tatafiore ha voluto dedicare la mostra, curata da Marco de Gemmis e Patrizia di Maggio, sotto il Matronato della Fondazione Donnaregina e in collaborazione con la galleria1Opera.
Informazioni utili
“Ritorno a Itaca” – Ernesto Tatafiore
21 gennaio – 3 marzo 2017
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Piazza Museo, 19, Napoli.