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Dal Louvre a Perugia. La purezza delle icone del Sassoferrato a San Pietro

Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Apollonia. Perugia, San Pietro Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Apollonia. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Apollonia. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Apollonia. Perugia, San Pietro (particolare)

Dopo più di due secoli torna a casa l’Immacolata Concezione, capolavoro di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, artista efficacemente definito da Adolfo Venturi aveva “un quattrocentista smarrito nel Seicento”. La pala, oggi nel Museo del Louvre, venne trasferita in Francia da Dominique-Vivant Denon, direttore del Musée Napoleon; da allora non è più rientrata in Italia. Era tra i tesori della millenaria abbazia benedettina di San Pietro a Perugia. Ora si può ammirare ne “La collezione riunita” per l’occasione a San Pietro dall’8 aprile all’1 ottobre 2017.

Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Giuditta e Oloferne. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Giuditta e Oloferne. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Barbara. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Barbara. Perugia, San Pietro

L’Immacolata Concezione sarà esposta accanto a una quarantina di dipinti, in parte di Sassoferrato -tra cui tutte le opere eseguite del Salvi (ben 17) eseguite per il complesso benedettino di San Pietro- in parte di maestri ai quali l’artista si ispirò, tra cui il Perugino, maestro umbro lungamente studiato da Sassoferrato. L’obiettivo è far capire quanto il pittore rinascimentale abbia influito sulla visione dell’artista seicentesco, a cominciare dalla purezza formale delle immagini. Pari interesse Sassoferrato riservò alle opere umbre di Raffaello. In mostra vengono messe a confronto due copie della Deposizione Borghese di Raffaello, la prima di Orazio Alfani, la seconda di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, provenienti dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, con la bella versione dipinta da Sassoferrato nel 1639.

Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Caterina da Siena con Gesù Bambino, Ro Ferrarese, Fondazione Cavallini Sgarbi
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Caterina da Siena con Gesù Bambino, Ro Ferrarese, Fondazione Cavallini Sgarbi
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Maddalena. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Maddalena. Perugia, San Pietro

Uno spazio significativo viene riservato anche alla cosiddetta Madonna del Giglio, immagine devozionale che assicurò grande notorietà al Sassoferrato: se ne presentano tre versioni: le prime due provengono da Modena e da Bologna, la terza è di proprietà della Fondazione. In queste opere l’artista riprende un’antica immagine di culto realizzata da Giovanni di Pietro detto lo Spagna, seguace di Perugino e Raffaello. Tutte le opere del Salvi conservate in San Pietro furono commissionate dall’abate Leone Pavoni che resse per lunghi anni la comunità benedettina di San Pietro. Era di sua proprietà la magnifica Santa Francesca Romana con l‘angelo, oggi custodita nella sagrestia della Basilica, per lunghi anni attribuita a Caravaggio, in realtà capolavoro di Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino, uno degli interpreti più fedeli del maestro lombardo. In omaggio all’abate Pavoni, singolare figura di committente e collezionista, anche questa tela farà parte del percorso espositivo.

Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, San Placido. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, San Placido. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Annunciazione. Perugia, San Pietro
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Annunciazione. Perugia, San Pietro

TUTTE LE INFORMAZIONI:

www.sanpietroperugia.it

www.fondazioneagraria.it

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