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Robert Gligorov – Delara

L’artista è critico nei confronti della Biennale. In The Collectos dei premiati Michael Elmgreen & Ingar Dragset, riconosce una sua opera realizzata nel 2000   
 
VENEZIA: PALAZZO PESARO PAPAFAVA
L’ARTE E L’IMPEGNO SOCIALE
DI ROBERT GLIGOROV
 
Perché non si dimentichi. DELARA. Un nome scritto in nero, in maiuscolo. E’ il titolo della mostra di Robert Gligorov in corso a Venezia nel Palazzo Pesaro Papafava a cura di Valerio Dehò. Non un semplice titolo ma, nelle intenzioni dell’artista, un’opera a sé, un lavoro nel lavoro, che bene si inserisce per la sua valenza sociale oltre che concettuale, tra gli eventi collaterali di Fare Mondi, la Biennale veneziana. Un’opera d’arte è infatti più di un oggetto e di una merce. Essa rappresenta una visione del mondo e se presa seriamente è un modo di “costruire un mondo”. La forza della visione, come nel pensiero del filosofo Daniel Birnbaum, non dipende dal tipo o dalla complessità degli strumenti messi in gioco. E così, guardando all’opera di Gligorov, anche un titolo può trasformarsi nella visione di una giovane donna, condannata a morte ed impiccata in un paese in cui i diritti civili vengono calpestati. Quanto basta per dire no. Prendere posizione. Costruire un mondo con la consapevolezza che quello in cui viviamo non è di certo il migliore dei mondi possibili. Gligorov ha scelto di dedicare la sua mostra a Delara Darabi, la giovane artista iraniana morta per impiccagione il primo maggio scorso in Iran a cui Arslife ha dedicato un ampio servizio:

http://www.arslife.com/dettaglio.omaggio-a-delara-darabi.htm .

Amnesty International, che ha lottato per salvare Delara portando la sua storia all’attenzione di un pubblico internazionale, il giorno del vernissage della mostra dell’artista macedone, il 5 giugno scorso, ha raccolto a Palazzo Papafava firme e fondi per sostenere la sua battaglia contro la pena capitale.

“Una sera, mentre cercavo un titolo alla mia mostra, ho letto navigando su internet la notizia dell’esecuzione di questa giovane pittrice e poeta iraniana” racconta ad Arslife Gligorov.

“Il suo nome, Delara, mi è da subito sembrato il titolo giusto. L’ho quindi scelto per ricordarla, come donna ed artista, perché era una mia collega. Dipingeva e scriveva poesie. La sua è una storia di diritti civili calpestati. E’ stata impiccata a 23 anni, per un omicidio che aveva confessato a soli 17 anni per coprire, come ha ammesso in un secondo momento, il ragazzo maggiorenne del quale era innamorata. Dopo il processo è stata frustata. Chi l’ha uccisa l’ha fatto perché crede che il sangue debba lavarsi col sangue. Per questo ho scelto di scrivere il suo nome in grande, sui manifesti della mostra delle mie opere, facendo un lavoro concettuale ma allo stesso tempo sociale. Vorrei che tutti si chiedessero come sia possibile accettare che si possa morire così, impiccati per un crimine probabilmente mai commesso, nel 2009. Nella mia mostra presento una serie di opere di denuncia nei confronti dei regimi, come quello fascista o comunista che si sono alternati nel XX. Come in Angel&Devil, due librerie nella quali le coste dei volumi sono disposte in modo tale da far apparire una croce o una svastica”.

 
Robert Gligorov,  Angels and Devils, installazione 2008
 

Si può scegliere tra il bene e il male ma quest’ultimo ritorna. E’ nella nostra memoria, individuale e collettiva. Nel video-clip dal titolo “La bête” (La bestia), una suora longeva, di ben 105 anni, è ripresa dalla telecamera dell’artista sul letto di morte. Il suo sguardo si perde nel vuoto come se stesse ricordando gli episodi di una vita che lentamente si avvia verso la fine. Ha vissuto le tragedie, le persecuzioni e le guerre del secolo passato. Questo bagaglio di esperienze negative sono “la bestia” che è in lei e che scorre nella sua mente con i ritmi veloci della musica metal. La bestia assume le sembianze di un corpo, per metà donna e per metà capra, in opere come “Vale guarda il mare” (tassidermia e manichino, dimensioni reali). Il male scorre sotto i nostri occhi. Gligorov ci insegna a riconoscerlo.

 
Robert Gligorov – Vale guarda il mare – installazione, tassidermia e manichino, 2008
 
“I fatti di cronaca che parlano di morte, ingiustizia e violenza ci coinvolgono e credo sia  importante che si continui a ricordare ciò che è ingiusto. Le notizie troppo spesso vengono bruciate e dimenticate subito ma su alcune questioni fondamentali non si può dimenticare e tacere. Non devono crearsi  tabù su ciò di cui, talvolta, si ha solo timore di parlare. Nei miei  video clip presento infatti temi come la violenza e la vivisezione”. Le sue parole sono la misura dell’approccio “antropocentrico”,  umanistico,  che caratterizza i suoi ultimi lavori. Nonostante scelga di ritrarre sé sé stesso nelle opere  fotografiche, di dare le sue sembianze ai manichini delle installazioni ed ancora, di recitare come attore protagonista nella maggior parte dei videoclip di Mammut (progetto musicale presentato al Pack di Milano al quale hanno collaborato noti musicisti come Vittorio Cosma e Saturnino, con 10 canzoni scritte da Gligorov in cui la musica incontra la video arte, il disegno, la parola e la scultura) l’artista non si chiude in uno sterile ed egocentrico narcisismo. Gligorov rimane un artista impegnato, che “sa sporcarsi le mani perché interviene nella realtà assumendosi le responsabilità delle proprie azioni” spiega il critico Valerio Dehò nel testo che accompagna il catalogo Skip_intro.05 Robert Gligorov.

“Il suo lavoro presenta un nomadismo linguistico sorretto da una forte capacità dissacrante, polemica, che lo porta a prendere delle posizioni sulla società contemporanea e le sue prospettive. La sua filosofia – continua il curatore – è quella di operare nei guasti della società azzerando le ipocrisie e rivelando ciò che non è detto e non è esplicitato. Non vuole rappresentare un mondo migliore, non vuole rappresentare nulla se non la sua presenza costante di artista come sentinella della vita attuale”. 

Critico nei confronti del sistema dell’arte, un vero e proprio “circuito d’èlite”, Gligorov esprime una nota di disappunto sulla Biennale veneziana. Nel corso della cerimonia di inaugurazione ufficiale, il 6 giugno, sono stati consegnati i Leoni d’oro, tra i quali quello a Bruce Nauman per il padiglione Usa come migliore partecipazione nazionale. La menzione speciale “Curare Mondi” è stata assegnata al duo Michael Elmgreen & Ingar Dragset per aver immaginato il padiglione nazionale della Danimarca e dei Paesi Nordici nella mostra The Collectors come universo collaborativo. Hanno partecipato al padiglione danese anche due artisti italiani: Maurizio Cattelan e Massimo Bertolini. Nella mostra allestita presso i Giardini di Castello, che è stata sponsorizzata dalla Fondazione Trussardi, un’opera rappresenta un uomo, un collezionista, annegato in una piscina che galleggia prono a filo d’acqua. Molto simile, concettualmente identica, ad un’installazione realizzata da Gligorov nel 1999 dal titolo Like a rolling stone (installazione, mixed media, manichino in una piscina, acqua, poliestere, scala 1:1 250x700x140). L’opera, esposta in una personale a Verona e presso una galleria di Bruxelles, è stata pubblicata nel catalogo State of Grace, 2000, a cura di Achille Bonito Oliva e Paul Ardenne, con testi in italiano ed inglese.

“Sarebbe giusto che si riconoscesse la paternità di un’opera, che di fatto appartiene a chi l’ha realizzata per prima” commenta. “Il morto in piscina, come le foto possono mostrare, è un’opera che ho realizzato 10 anni fa eppure la giuria, presieduta da Angela Vattese, non l’ha nemmeno menzionata”. Perché non si dimentichi. Un invito a ricordare e a riconoscere che alcune opere ritenute trendy (e premiate) in Biennale sono in realtà superate.    

 
 

Death of a collector – Padiglione Danese 2009

Robert Gligorov, Like a rolling stone, 1999

 

Robert Gligorov DELARA
cura di Valerio Dehò
Venezia, Palazzo Pesaro Papafava
dal 6 giugno al 5 agosto 2009
Ingresso libero
Orario: tutti i giorni dalla 11 alle 19
La mostra è organizzata da Galleria Pack – Milano in collaborazione con Galleria Michela Rizzo – Venezia 

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