Uno dei luoghi più suggestivi di Roma e forse meno noti al grande pubblico è il parco delle Tombe di via Latina. Immerso nel suburbio romano, oggi come ieri, il sito è uno dei complessi archeologici di maggior rilievo, in grado di illustrare tutto lo sfarzo e il lusso che gli antichi romani dedicavano al culto dei morti all’interno delle loro necropoli.
Era già stata concepita in passato come area di sepoltura posta al di fuori delle mura cittadine. I romani scelsero, come in molti altri casi, proprio il percorso di una delle arterie più importanti come luogo in cui edificare tombe e sepolcri. L’antica arteria era appunto la via Latina, strada che collegava l’Urbe alla città di Capua: qui a partire dall’età repubblicana vennero edificati numerosi monumenti funerari, alcuni dei quali mostrano anche più fasi di utilizzo, rendendo di fatto frequentata l’intera area fino al Medioevo.
Tra tutti questi importanti monumenti, sono solo due le tombe visitabili ed accessibili al pubblico (solo con apertura straordinaria e per gruppi accompagnati). Il primo monumento è il Sepolcro dei Valeri. Datato al II secolo d.C., era circondato in origine da un imponente recinto: una volta varcato l’ingresso, si raggiungeva un grande spazio a cielo aperto che dava la possibilità di entrare all’interno di una tomba a torre in cui trovava posto la sala per le celebrazioni in onore del defunto, come per esempio il banchetto.
Grazie a due scale simmetriche, era invece possibile raggiungere la camera funeraria, sotterranea e sontuosamente decorata. Presentava infatti un pavimento in raffinato mosaico, pareti interamente rivestite con lastre di marmo e una volta impreziosita da una abbagliante decorazione in stucco bianco, con rappresentazioni di creature fantastiche, eroti, figure femminili e maschili.
Il secondo monumento visitabile, posto proprio di fronte, è il Sepolcro dei Pancrazi. Realizzato a partire dalla fine del I secolo d.C., deve il proprio nome al Collegio Funeratizio dei Pancratii, i cui membri usarono questa tomba come personale luogo di sepoltura durante il corso del III secolo. Anche in questo caso, si tratta di un sepolcro sotterraneo, costituito però da ben due stanze: la prima è interamente decorata da affreschi e presenta, su due lati, un lungo basamento in mattoni (per accogliere i sarcofagi) con archetti inferiori decorati ad affresco (in cui furono deposte verosimilmente le urne cinerarie). Sul lato corto del basamento, è tuttora murato un sarcofago decorato con baccellature e tondo centrale con la raffigurazione dei due coniugi defunti.
La seconda stanza invece presenta nella volta un sontuoso e articolato apparato decorativo, realizzato ad affresco policromo e stucco, carico e denso di immagini, simboli e pannelli figurati. I più importanti sono i quattro riquadri (uno su ciascun lato) con scene mitologiche ed epiche: il Giudizio di Paride, Alcesti e Admeto, Priamo e Achille, Ercole nell’Olimpo. Raffigurazioni non certo casuali, ma anzi, ciascuna riferita a una buona qualità a cui l’uomo e la donna romana aspiravano: l’essere ammesso tra gli dei (Paride), la buona e devota moglie (Alcesti), il concetto di pietas (Priamo) e la forza virile (Ercole).
Al centro della stanza poi troneggia un immenso sarcofago in marmo greco talmente grande da non passare assolutamente per la piccola porta d’ingresso della tomba. L’intero sepolcro fu costruito realmente solo dopo aver alloggiato il sarcofago e quindi fu eretto tutto intorno ad esso. Non è un caso quindi che solo i due sarcofagi del Sepolcro dei Pancrazi si trovino ancora al loro posto: non poterono mai essere trafugati nonostante il lungo passare dei secoli.
Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale, che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.