Cento (Ferrara) rende omaggio allo scultore Luciano Minguzzi (Bologna 1911 – Milano 2004) con un’antologica allestita negli spazi dell’antica Rocca. La mostra “Minguzzi, sculture e disegni” (20 maggio-20 agosto 2017) presenta una scelta di 43 opere, compresi alcuni disegni, che raccontano il percorso artistico e stilistico del maestro bolognese, protagonista della scultura italiana del Novecento, in un dialogo tra passato, presente e futuro.
L’intreccio tra tradizione e modernità è una costante nell’arte di Minguzzi che sulle orme di Arturo Martini, Giacomo Manzù e Marino Marini, guardava agli Etruschi e all’Antelami, a Nicolò dell’Arca e a Jacopo della Quercia, per assimilarne la sintesi e la potente energia espressiva, e ugualmente ammirava la scomposizione e ricomposizione di Picasso e la capacità di far vibrare la materia di Medardo Rosso.
Ad accogliere il visitatore nel piazzale della Rocca, all’ingresso della mostra e in dialogo con la città, la monumentale Grande contorsionista (1952-89), di oltre due metri, tema molto amato dall’artista come quello degli Acrobati (1954) esposti nelle sale interne insieme a Donna al trapezio, legno policromo del 1956, Donna sul divano (1990), morbidamente distesa in posa plastica, e Op là, ultima creazione del 2000, evoluzione dinamica estrema degna del Giambologna o del Bernini che Minguzzi ha sempre ammirato, sfidando da par loro la materia.
La prima grande commissione pubblica, la V Porta del Duomo di Milano, vinta in concorso nel 1958 superando Lucio Fontana e inaugurata nel 1965, è documentata da bozzetti, disegni e dalle sculture lignee Giangaleazzo Visconti a cavallo e Frate a cavallo, riprese dalle formelle narranti la storia della cattedrale. Un’opera volutamente figurativa e tradizionale nel racconto storico-religioso eppure lo stile tagliente e geometrico è in sintonia con i coevi esperimenti astratti, tra cui i Sei personaggi (1957), ambientati nel cortile della Rocca, perché anche se Minguzzi non abbandona mai del tutto la figurazione negli anni del dibattito tra realismo e astrazione, accoglie nuovi stimoli, per esempio la scultura di Brancusi e di Harp, e raggiunge sorprendenti esiti.
In contemporanea nascono opere drammatiche come Gli uomini del Lager (1957), eseguita in ricordo della guerra e dopo la visita ai campi di Auschwitz, di cui si ammira in mostra il bozzetto; corpi scarnificati in scatole-sepolcro provviste di ante che si possano tramutare in giochi di chiuso-aperto, dentro-fuori, ripresi poi in Fiori chiari ispirata alla via milanese, in Omaggio a Gagarin, eseguito dopo il viaggio a Mosca, opere del 1969, e ne I coniugi del n. 7 (1972) inseriti in una finestra con vere e proprie persiane, da un ricordo rimasto impresso dall’infanzia.
Lo stesso “espressionismo narrativo”, che mai prescinde da una componente grottesca, si ritrova nel tema degli animali, come il fantastico Oronte (1970) e la Civetta in gabbia (1952), a cui tocca una condizione di prigionia, e certamente nella grandiosa Porta del Bene e del Male (1970-77), nata per San Petronio a Bologna e poi commissionata da Papa Montini per San Pietro in Vaticano. Le vicende religiose sono ancora una volta l’occasione per tracciare con ironia ed epos popolare momenti di profonda sacralità in cui il dramma del martirio o delle crocifissioni sono resi con quella gestualità violenta divenuta un segno di inequivocabile distinzione.
Informazioni utili
MINGUZZI, SCULTURE E DISEGNI
20 maggio – 20 agosto 2017
Rocca di Cento
Corso del Guercino, 44042 Cento FE
Presentazione sabato 20 maggio h 21 presso il Palazzo del Governatore (Piazza del Guercino), a seguire inaugurazione alla Rocca
ORARIO MOSTRA
Venerdì, sabato, domenica e festivi h 10-13 / 15.30-19.30 > ingresso libero
INFO T 051 6843334 – 390 informaturismo@comune.cento.fe.it
www.comune.cento.fe.it