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Yeah Yeah Yeahs

Oh Yeah!

Sarà che siamo affezionati ad un altro genere musicale. Sarà che noi i gruppi nuovi facciamo fatica ad apprezzarli fino in fondo. Sarà che siamo sempre in cerca di qualcosa di profondo. Sarà, ma vedere gli Yeah Yeah Yeahs ci ha lasciato veramente perplessi, anzi, con nessun tipo di emozione. Armati di buoni propositi Lunedì 4 Maggio siamo andati a sentire dal vivo la band di New York ai Magazzini Generali. Inspiegabilmente sold out. La gente rimasta senza biglietti avrebbe fatto carte false pur di riuscire ad entrare. Nulla da fare, biglietti finiti. Entrati ai Magazzini  abbiamo immediatamente notato la sorta di sfilata di moda in atto nel locale, composta dal popolo dell’indie, tra cui pseudo punk, rockabilly, rockettari. Ormai le etichette sono veramente diventate troppe. Inizio del concerto ore 21,30 circa. Karen O sale sul palco con la testa coperta da una specie di calza illuminata che si toglierà soltanto a partire dalla seconda canzone. Gli Yeah Yeah Yeahs sono una band diventata famosa forse più per l’immagine che per la musica in sè, come tante altre band simili a loro, ma nonostante tutto i fans presenti ai Magazzini erano veramente esaltati. Sia chiaro che a noi gli Yeah Yeah Yeahs sono sempre piaciuti e che il nuovissimo disco “It’s Blitz!” lo consideriamo forse il loro album più bello, ma detto questo restiamo dell’idea che sia meglio ascoltare e ballare in discoteca qualche brano della band, proposto magari da un dj molto “cool” piuttosto che sentirli dal vivo per un’ora e venti minuti circa. Di primo acchito la sensazione è stata quella di partecipare ad una festa dello Iulm, con un gruppo che suonava musica divertente giusto per far ballare i presenti. Molto spesso, durante il live, la stessa Karen rideva da sola, a quanto pare divertendosi molto, ma senza credere realmente nella sua musica e in quello che stava facendo. Soltanto durante l’esecuzione di “Maps” abbiamo visto una O davvero commossa, impegnata e fiera di quello che stava cantando. Per il resto del tempo il concerto si è svolto senza grandi entusiasmi (da parte nostra), il tutto decisamente molto noise. L’animale da palcoscenico e l’unica persona che tiene in vita gli Yeah è lei, Karen, che si dimena sputando in aria, saltando e strisciando sul palco come se non avesse mai fatto altro nella vita (e probabilmente è proprio così). Non sono mancati all’appello brani come “Gold Lion”, la bellissima “Zero”, cantata con lo stesso giubbotto alla Michael Jackson che Karen indossa nel video. “Maps”, che ci ha fatto scoprire il lato fragile e sensibile della O, “Y Control”,  “Cheated hearts”, “Pin”, davvero molto punk e molte altre ancora. Gli Yeah Yeah Yeahs si sono formati nel 2000 ed essendo figli di questi anni ’00, ecco spiegato forse l’arcano motivo che ci ha fatto uscire da questo live con una sensazione di vuoto e di nulla quasi palpabile. Eppure, per fortuna, di gruppi indie che hanno un minimo di spessore ce ne sono, quindi non demoralizziamoci. Oggi quello che però è davvero molto importante è apparire, essere nello show business per sentirsi qualcuno, per sentirsi vivi e gli Yeah in questo sono maestri. Apprezziamo gli sforzi da loro compiuti e i dischi che ci hanno regalato per trascorrere dei momenti veramente spensierati. Probabilmente non eravamo dell’umore giusto, ma di certo non andremo più a sentirli dal vivo. Sorry, nulla di personale.

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