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Cat Power

CAT POWER & CAMILLE

illuminano Villa Arconati

Cat Power e Camille nella splendida cornice di Villa Arconati. Vent’anni di festival per la Villa di Castellazzo di Bollate. Camille, artista francese giunta al terzo album, ha avuto l’onore di aprire il concerto della bellissima e talentuosa Cat Power. In realtà quello di Camille è stato un vero e proprio concerto durato però soltanto un’ora. Un’ora di completo entusiasmante delirio. L’arte della cantante francese è ai livelli di un Film Rosso o Film blu, il tutto tramutato in suoni. Camille non ha un gruppo normale alle sue spalle, ha delle coriste e dei rumoristi di incredibile bravura, il tutto eseguito a cappella. Loro suonano con l’acqua, con carta di giornale, con teli di stoffa, con bottiglie di plastica, insieme a due rumoristi che fanno da batteria e da base, spesso anche elettronica, solo con l’ausilio della propria voce. Camille balla a piedi nudi, sente e vive la sua musica con molta fisicità (caratteristica che ha anche la mitica Cat Power. Particolarità che forse, non a caso, ha portato Cat a scegliere proprio Camille ad aprire il suo live.) La francese scalpita, si dimena, fa rumori con la bocca, miagola, ma è in grado di toccare note ai livelli di una cantante lirica. Camille è sperimentazione pura e può permettersi di mischiare ogni genere musicale senza farne venire fuori una situazione caotica, anzi. Tutto è perfettamente a tempo, sempre, ed è lei stessa a dirigere la sua orchestra completamente senza strumenti, fatta eccezione per un pianoforte che emana soltanto di tanto in tanto qualche nota, giusto per amalgamare il tutto e per mantenere il contatto con la realtà. Standing ovation per Camille. Eh sì, tutti in piedi, perchè il live era a posti numerati, seduti. Breve pausa tra un concerto e l’altro. Calano le luci, entra la band di Cat Power. Questa volta non sarà solo lei con la sua chitarra, ma sarà circondata da ben quattro elementi, batteria, tastiere, basso e chitarra. Cat resta a lato del palco, quasi nascosta, solo una luce rotonda ad illuminarla e a farci rendere conto che sì, è lì davvero. Inizia con uno dei nuovi brani tratti dal suo ottavo album Jukebox, un disco di cover dedicato a tutti gli artisti che da sempre l’hanno ispirata, uno su tutti: Bob Dylan. La sua voce s’insinua sensuale, ad alto volume, ma delicatissima, come fosse un sospiro perpetuo. Si muove come fosse un mimo interpretando la sua musica con il corpo, come una sorta di affascinante Charlie Chaplin in veste femminile. Cat muove le mani, le gambe, sinuosa e bellissima, senza sembrare mai ridicola nonostante a volte la gestualità quasi esagerata. C’è da dire che i primi album di Cat, come “What would the community think” sono stati davvero dei capolavori. Dissonanze, una voce incredibile, toccante, inconfondibile, che forse negli anni si è fin troppo perfezionata, anche se lievi stonature emozionali non sono mancate neanche al live di Villa Arconati. Cat fa indie-blues. E’ una cantautrice degli Usa -e si sente. E’ sperimentale. In una parola: grande. Una sola nota negativa, parte del pubblico, causa anche l’ora tarda a cui è terminato il concerto -circa all’una di notte- purtoppo non ha avuto il buon senso di aspettare la fine del concerto per andarsene, lasciando così la parte in fondo della sala quasi completamente vuota. Camille è stata inaspettatamente più brava e Cat Power è venuta ormai un pò a noia o tutti avevano la carrozza fuori ad attenderli entro la mezzanotte? Chissà.

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