«Verso il 1954-58, dopo la nascita della figlia Lola, Salvatore aveva portato nel suo studio tutte le fasce di tela adoperate per fasciare la bambina, e dopo averle avvolte intorno a telai di legno, le irrigidiva con la colla e le dipingeva, monocrome o bianco, o rosso scuro, o blu, lasciando fra un giro e l’altro della fascia delle fessure. Questi spazi vuoti risultavano come dei tagli netti aperti, come delle ferite.
Quei lavori mi colpirono molto per la loro originalità e anche per il loro valore in quanto estensione della sua esperienza pittorica: era il primo esemplare passo avanti dopo la provocazione di Burri».
Piero Dorazio nel catalogo ragionato di Salvatore Scarpitta (Milano, 2005)