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Due mostre alla Brand New Gallery

La consistenza dell’apocalisse

Il mondo sta tirando le cuoia. Siamo nel fatidico 2012 e la terra continua a tremare, così come i mercati internazionali. L’economia ci sta facendo sudare, preoccupare, suicidare. Il pianeta terra sembra mandare segnali per avvisarci e prepararci ad una possibile fuga. Ma dove? Non è stata ancora inventata una navicella spaziale capace di portarci via per andare a vivere su altri pianeti. Anche perché sembrano non essercene altri abitabili. Un universo infinito e un solo grande sasso dove poter respirare, bere, mangiare. Eppure non siamo stati capaci di fare tesoro di questo splendido mondo perfetto. I Maya ci seppelliranno? Bè, se non saranno loro ci penserà l’uomo stesso a porre fine ai suoi giorni sulla Terra se si continua così. E con le sue stesse mani. E’ in questo contesto non molto allettante che Cristina Lei Rodriguez, classe ’74, nata a Miami -in mostra alla Brand New Gallery di Milano con la sua personale “Recover”- ci pone dinnanzi le sue opere che sembrano uscite da un non lontano scenario apocalittico. La Rodriguez come una sorta di visionaria, che ci sbatte in faccia la realtà con cruenta lucidità. Perché nessuno ne uscirà vivo.

Oggetti devastati, distrutti, sciolti, che sembrano provenire da un era post atomica, post apocalittica. Molti i materiali usati, tra cui legno, pittura, resina grafite, cera metallica e polvere di metallo per l’opera “Find Again, 2012”. Carta, metallo, stoffa, pittura, plexiglas e oggetti vari per “Refuge, 2012”. Carta, pittura, colla, gesso, plastica, metallo, legno e plexiglas per “Balance, 2012”. Materiali che perdono significato in uno scenario devastato, dove l’uomo non è più padrone di nulla. Neanche di se stesso. Ogni forma di vita sembra scomparsa. L’incertezza e l’instabilità regnano sovrane. Una società capitalista e materialista come la nostra, si rende finalmente conto della propria fragilità. Tutto crolla e si scioglie. Formiche al cospetto di giganti. Ma niente ha più importanza quando ormai tutto è in rovina e in uno stato di decadenza totale. E gli oggetti che ci circondano diventano assurdi, inutilizzabili, senza senso. Come il pensare al significato dei nomi delle cose, che se ripetuti ad alta voce perdono ogni valenza. Attorno solo il vuoto, il devastante nulla. La vita è finita. Rimangono soltanto materiali appoggiati su di una terra liberata dal virus più infettivo: l’essere umano. Perché l’intelletto dell’uomo può aver creato tante cose geniali e utili per la sua sopravvivenza, ma se si pensa veramente a ciò che è stato fatto soltanto per il bene dell’umanità? Il male sembra avere la meglio. Come sempre. Un vero peccato, perché vi basterà vedere la collettiva nella sala acconto a quella della Rodriguez per notare che l’uomo è ed è sempre stato capace di dare vita a cose belle e interessanti. La mostra “Changing states of matter”, per esempio, ci pone dinnanzi artisti come Aaron Angell, Bianca Beck, Lynda Benglis, Steve Bishop, Kadar Brock, Matthew Chambers, Folkert de Jong, Nicolas Deshayes, Sam Falls, Ryan Foerster, Antonia Gurkovska, Gabriel Hartley, Jessica Jackson Hutchins, Mai Thu Perret, Rona Pondick, Ry Rocklen, Analia Saban, Ivan Seal, Molly Zuckerman-Hartung, che con le loro idee hanno dato vita ad opere estremamente affascinanti e creative.

L’olio su tela “Untitled, 2012” di Bianca Beck, “Ghost Shadow III, 2077” di Lynda Benglis, fatta di schiuma di polietilene e filo metallico da pollaio. Gli oli e pittura spray su tela di Gabriel Hartley, un artista davvero intrigante la cui pittura, da vicino, prende vita e si fa consistente, tangibile. Inquietante ed estremamente attraente il bronzo dipinto di Rona Pondick dal titolo “Navel, 2088-2010”. Così come l’opera minimalista di Analia Saban, cemento su tela, dal titolo “Decant (from floor) #4, 2012”. Tutte opere ricche di inventiva, dove la mente umana si mostra in tutto il suo splendore. Perché l’uomo senza le idee non sarebbe un individuo, ma solo una bestia. “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” scriveva Dante Alighieri nella sua Divina Commedia (Inferno canto XXVI, 116-120).

Eppure l’essere umano sembra essersi dimenticato di questo, così come dell’etica, dei principi e della propria sensibilità. Il tutto raso al suolo ancora prima di giungere dinnanzi ad una prospettiva apocalittica. Spiriti aridi che vagano come zombie e che cercano soltanto di soddisfare i propri istinti in maniera spasmodica e becera. L’imminente paura della fine del mondo potrebbe far rinascere nell’individuo un sentimento più profondo e una voglia recondita di recuperare i valori e un senso estetico del bello che è insito nell’animo umano, ma che da tempo immemore sembra essersi assopito? Troppo tardi. La devastazione è in atto, al cospetto di un cielo plumbeo e glaciale. Sotto di esso solo devastazione e oggetti sciolti e distrutti come quelli della Rodriguez.

La bellezza avrebbe dovuto salvare il mondo secondo il principe Myskin nell’Idiota di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Si sbagliava. In fondo era un ingenuo anche lui..

Informazioni utili:

BRAND NEW GALLERY
via Farini 32
20159 Milano

TEL +39-02-89.05.30.83
FAX +39-02-89.05.31.67

www.brandnew-gallery.com
info@brandnew-gallery.com

Changing states of matter

Aaron Angell, Bianca Beck, Lynda Benglis, Steve Bishop, Kadar Brock, Matthew Chambers, Folkert de Jong, Nicolas Deshayes, Sam Falls, Ryan Foerster, Antonia Gurkovska, Gabriel Hartley, Jessica Jackson Hutchins, Mai Thu Perret, Rona Pondick, Ry Rocklen, Analia Saban, Ivan Seal, Molly Zuckerman-Hartung
Gallery 1
May 31, 2012 – July 28, 2012

Recover
catalogue with essay by Milovan Farronato
Cristina Lei Rodriguez
Gallery 2
May 31, 2012 – July 28, 2012

 

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