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I dialoghi liminali di Giulia Napoleone

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giulia-napoleoneUdimmo per la prima volta il nome di Giulia Napoleone (Pescara, 1936) dalla voce ferma e gentile di Guido Strazza nel suo studio a Trastevere, dove ci eravamo recati per un’intervista.
La sua prodigiosa memoria, stimolata dalle nostre domande, si appuntò per qualche minuto sull’anno 1964 e sull’iniziativa di Maurizio Calvesi, a quel tempo direttore della Calcografia Nazionale (oggi Istituto Centrale per la Grafica) che, volendo dar vita ad un laboratorio sperimentale di grafica e stampa, si rivolse a lui e lo cooptò assieme a Luca Patella, ad Antonino Virduzzo ed a Giulia Napoleone con cui nacque e si consolidò una solidale intesa artistica.

Stimolati e incuriositi dal ricordo – neanche tanto remoto – di quel generoso e puntuale colloquio, la recente notizia della mostra dedicata alla pittrice e calcografa abruzzese non ci lascia indifferenti. Avevamo già conosciuto ed apprezzato i segni di Strazza, adesso vorremmo arricchirci e, perché no, invaghirci di altri peculiari segni d’arte.giulia-napoleone-kitawa-1978

Di buona lena ci rechiamo quindi al Palazzo della Calcografia – una delle tante ideazioni di Giuseppe Valadier, l’architetto che segnò la Città Eterna con il proprio elegante e composto gusto neoclassico – disteso tra la severa Accademia di San Luca e la Fontana di Trevi, sempre festosa e traboccante di turisti.

Allieva di Maccari e di Bianchi Barriviera, devota alla musica oltre che alla pittura e all’incisione, viaggiatrice appassionata e metodica – in Occidente come in Oriente -, una vita costellata di frequentazioni e amicizie formative (basti citare i nomi di Morandi, Flaiano, Scheiwiller, Dorazio, Sinisgalli, lo stesso Strazza), Giulia Napoleone ha sempre mantenuto, nell’arco del suo percorso artistico, un forte legame amicale con la Calcografia che, qualche anno fa, ha acquisito i suoi raffinati libri-opera, oggetto della presente mostra.giulia-napoleone-nodi-quasi-di-stelle-2014-1015 Privi di legatura, manoscritti e disegnati ad inchiostro di china, a matita, a penna e ad acquerello, su carta pregiata, questi eleganti manufatti, come in un pacato cimento dialogico, uniscono ai versi dei poeti prediletti (tra questi Leopardi, Baudelaire, Benn, Nietzsche, Sbarbaro, Hofmannsthal, Eliot) il contrappunto – o se si vuole, l’apposizione – di un’inedita, consonante partitura segnica da questi sollecitata se non – si potrebbe dire – reclamata. Ecco i segni di Giulia Napoleone: tenui, insistenti, delicatamente percussivi, minimi. Che mettono a nudo la solida illusione di ciò che è sensibile, epifanico, fina a smascherarne la sostanziale impermanenza. Appare, reiterato, il motivo delle spirali, dei segmenti, dei puntini: tracce liminali di un’intima tribolazione figurale. Che non sia proprio questo giocare sulla sottile linea d’ombra tra la luce e l’inespresso l’inconfessabile telos della ricerca artistica?

Giulia Napoleone | Dialoghi
dal 16 settembre al 12 novembre 2017
a cura di Antonella Renzitti
Istituto centrale per la grafica, Museo dell’Istituto
Via della Stamperia 6, Roma
grafica.beniculturali.it

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