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Enrico Baj sul Lago Maggiore

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Il Lago Maggiore omaggia la figura di Enrico Baj con due personali: Lo Specchio del Lago a Palazzo Parasi a Cannobio dal 9 settembre al 29 ottobre e Gioco e potere presso il Brunitoio, sala Panizza di Ghiffa, dal 16 settembre al 22 ottobre. Entrambi gli eventi sono a cura di chi scrive e sono stati realizzati in collaborazione con l’archivio Baj di Vergiate e la Fondazione Marconi di Milano.

Enrico Baj, uno dei principali maestri dell’Avanguardia del secondo dopoguerra, ha scelto il mestiere d’artista per essere il più possibile libero. Con estrema autonomia da regole e tradizioni, ha creato opere originali, sperimentando più tecniche e utilizzando materiali diversissimi, sostenuto da una sensibilità dada e surrealista. Con grande spirito critico, ma anche con ironia e leggerezza, ha esaminato la società, la cultura, l’arte e la politica del suo tempo, opponendosi coi suoi lavori al cattivo gusto dominante, alla minaccia nucleare e all’oppressione del potere. Raffinato intellettuale, era anche un pensatore e uno scrittore, collaborando con quotidiani e riviste.

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Ecco che nella mostra Lo Specchio del Lago, possiamo ammirare un’importante selezione delle sue opere realizzate con gli specchi. Era dal 1960 che non si assisteva a un focus sugli specchi di Baj che danno vita a personaggi e mostri combinati col colore e con tessuto, tappezzeria, tavola e tela. Mosaici in cui a volte la superficie specchiante è ampia e tagliata con la punta di diamante secondo il disegno desiderato, a volte invece le tessere sono minute, create dal frantumarsi casuale dello specchio col martello. Lo specchio significa identità e riconoscimento. E Baj lo sa bene: “Ti impiastro tutto nel quadro: amori, dolori, mali di pancia, medaglie, trine, targhe e specchi, specchi scomposti entro i quali la mia immagine si rompe e così mi piace di più”.
Anche il pubblico si specchia nell’opera e diventa parte integrante del lavoro.
Con i mosaici di specchi l’artista crea i suoi celebri personaggi (A magic; Personaggio, 1960), mostri ironici e grotteschi (Ultracorpo allo specchio, 1960), coi quali contesta il milieu sociale e politico in cui si trova a vivere. Omini mostruosi ma anche meravigliosi, secondo la definizione antica di “monstruum”, poi ripresa da Alfred De Jarry, per cui ciò che spaventa porta con sé anche stupore e originale bellezza.

Copyright 2015 © ARMELLIN F.;
Copyright 2015 © ARMELLIN F.;

Il lago stesso può essere visto come uno specchio che riflette il mondo, da cui il titolo della personale e alcune opere specifiche in cui figura l’elemento lacustre o il riferimento all’acqua. Baj infatti dal 1938 al 1943 ha vissuto nella villa del nonno a Gavirate e poi dopo un breve rientro a Milano ha scelto di abitare a Vergiate, vicino al Lago di Monate e a quello di Corgeno.
Ecco il dipinto Bagnanti a Gavirate del 1947, giocato sui toni del verde e del rosa, le Modificazioni (Au bord du Lac) del 1959 contro l’imperante cattivo gusto borghese e Sull’Acqua, il suo ultimo libro d’artista del 2003 con testi poetici di Giovanni Raboni.

A Ghiffa, invece, sono esposte le incisioni contro il militarismo e l’abuso di potere. Dame e Generali sfilano mostruosi, decorati e imbellettati, vanitosi e boriosi, vuoti e insulsi: un attacco satirico alla società dei consumi. Come sempre i lavori attestano il grande sperimentalismo dell’artista, che gioca con le tecniche e i materiali. In mostra per esempio una serigrafia su plastica (dalla cartella Plastick, 1969), un prodotto nuovo per gli anni Sessanta che da subito affascina il maestro per le sue caratteristiche di duttilità e luminosità, pur essendo figlio dell’avversato consumismo e del progresso scientifico e tecnologico.

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