Dee Dee Bridgewater al Blue Note per presentare il nuovo album: Memphis …Yes, I’m Ready.
Nella sua lunga carriera Dee Dee Bridgewater ha sempre giocato a gettare ponti tra diversi mondi musicali, in maniera avventurosa, come un’esploratrice curiosa e impertinente. Esordisce professionalmente come membro della leggendaria Thad Jones/Mel Louis Big Band, e attraverso gli anni ’70 si è esibita con grandi del jazz come Max Roach, Sonny Rollins, Dexter Gordon e Dizzy Gillespie. Tra gli anni ’80 e ’90 si è poi spinta in qualche incursione nel mondo del pop arrivando anche in Italia dove diventa famosa al grande pubblico grazie alla partecipazione a due Festival di Sanremo. Poi il ritorno alle origini e alla ricerca Jazz, fino al tributo a Ella Fitzgerald nel 1997, Dear Ella, successo di pubblico e critica, vincitore di due Grammy. Un altro Grammy arriva poi nel 2011 con Eleanora Fagan (1915–1959): To Billie with Love From Dee Dee Bridgewater, album tributo a un’altra delle grandi signore dalla musica jazz: Billie Holiday.
Quello che Dee Dee ha aperto per il suo pubblico con il nuovo album -e con questo nuovo tour- è (come lei stesso l’ha definito) un giardino segreto. Un giardino che racchiude la sua formazione musicale.
Dee Dee Bridgewater difatti per questo nuovo viaggio musicale torna alle sue radici, a Memphis.
>> Memphis …Yes, I’m Ready, così titola il nuovo album: un tributo alla sua città natale e all’eredità musicale della WDIA, la prima stazione radio in tutta la nazione con una programmazione completamente dedicata alla musica nera. In quella storica stazione radio lavorò anche suo padre, come DJ. Un viaggio quindi artistico e genealogico al contempo.
Nell’album Dee Dee Bridgewater offre una nuova appassionata versione di alcuni grandi classici americani del Blues e dell’R&B: Why? (Am I Treated So Bad), I m Going Down Slow e Don’t Be Cruel.
Durante il concerto di martedì scorso al Blue Note di Milano si sono susseguite quelle hit intramontabili che sono state seminali per tutto un nuovo modo di fare musica, sia per la cultura nera che quella mainstream. Da Gladys Knigth a Al Green.
Dee Dee è una cantante incredibilmente dotata, con una tecnica sopraffina, capace di virtuosismi mai gratuiti e un’estrema disinvoltura che le consente di passare da momenti più seri e toccanti ad altri in cui riesce a virare le canzoni su un tono spiritoso, a volte civettuolo e a volte scherzoso.
>> La bellissima rivisitazione di I Can’t Stand The Rain, il classidco di di Ann Peebles, conferma la sua naturale predisposizione blues dà conferma (non che fosse necessario) delle sue doti di interprete.
Dee Dee Bridgwater and the other musical instruments, potremmo dire, parafrasando il titolo di un vecchio album di Barbra Streisand: Barbra Streisand and Other Musical Instruments; la coesione con la band è totale e lei si fa strumento tra gli strumenti (piano, basso, tromba, batteria) lasciando spazio ad ampi momenti tutti per la band durante i quali lei balla, si fa aria col ventaglio e coinvolge il pubblico – con un sorriso musicale che ha riempito il Blue Note di sweet memories.
Conclude con un bis (un extra rispetto alla tracklist dell’album): Purple Rain di Prince. Standing ovation.