Da Corot a Friesz, passando per Monet, Morisot, Boudin, Bonnard, in circa settanta opere l’epopea impressionista in Normandia, una terra dagli splendidi colori di cui seppero catturare le atmosfere. Una mostra organizzata dall’Associazione Forte di Bard con la collaborazione di Ponte Organisation für kulturelles Management GmbH di Vienna. Fino al 17 giugno 2018.
BARD (Aosta). Stretta fra l’emergere del turismo “di massa” sulla scia della Belle Époque e un entroterra ancora totalmente agricolo, la Normandia catturò gli esponenti della scuola impressionista per la virulenza della sua natura in gran parte selvaggia, e la vastità delle spiagge affacciate sull’Atlantico. La mostra Luci del Nord. Impressionismo in Normandia, curata da Alain Tapié, ricostruisce quest’avventura lunga oltre un secolo, e racconta l’evoluzione.
A scoprire la Normandia come terra d’ispirazione per gli artisti, non furono, ironia della sorte, i francesi, bensì i paesaggisti inglesi come Turner, Bonington, Cotman, che, a partire dai tardi anni Venti dell’Ottocento, attraversarono la Manica.
Ad attrarli, la maestosità del paesaggio, i monumenti del Medioevo gotico, gli antichissimi menhir del Neolitico, l’immensità delle spiagge e della rocce a picco sul mare, coperte di macchie d’erica e di ginestra. Si trattava di una pittura legata al naturalismo romantico, che aveva nel culto delle rovine uno dei suoi cardini, e cercava nel paesaggio le emozioni dello Sturm und Drang. E quel mare spesso in tempesta, quelle spiagge battute dal vento aspro del Nord, costituivano lo scenario ideale per un’introspezione del genere.
Alla metà dell’Ottocento, passata l’euforia romantica, nascevano una letteratura e una pittura dedicate alla narrazione di una società che si sta rapidamente modernizzando, che sta conoscendo la coscienza di classe, che affronta con determinazione le questioni sociali e politiche, in particolare in Francia e in Gran Bretagna; ad affiancare il romanzo storico sociale di autori come Victor Hugo, sopraggiungono il naturalismo prima e l’Impressionismo subito dopo, forme espressive necessarie a soddisfare il “desiderio di realtà” di un’opinione pubblica che si sta rapidamente rafforzando, e anche la pittura deve adeguare la sua iconografia.
>> Tecnicamente, con l’Impressionismo si sposta la prospettiva della pittura, che diventa studio, si può dire scientifico, della luce, dei colori, del loro cangiare a seconda dell’esposizione al sole o all’ombra. Gli Impressionisti modernizzano il naturalismo di Rubens, “parcellizzando” però la realtà in rapidi tocchi di pennello che creano l’impressione di oggetti e soggetti, che a distanza l’occhio dell’osservatore può ricostruire riconoscendovi di volta in volta le forme rappresentate.
L’accuratezza del disegno lascia spazio al plasticismo del movimento, all’indeterminatezza della realtà dei fenomeni atmosferici (solei, pioggia,nebbia, mare in tempesta), che in Normandia raggiungevano particolare intensità espressiva; da qui, la fascinazione di questa terra sui pittori dell’epoca. L’approccio degli Impressionisti corrispondeva a un’autentica rivoluzione di cui sulle prime non fu colta la portata: per la prima volta, gli strumenti della pittura diventavano più importanti della pittura stessa: il colore è infatti il vero soggetto dell’Impressionismo, è il mezzo essenziale per riprodurre la verità della natura, mentre paesaggi, oggetti e persone sono funzionali al suo utilizzo.
Scompare la pratica del disegno preparatorio al dipinto, i contorni divengono meno accurati, per dare appunto l’idea del movimento, dell’autenticità naturale senza patinature accademiche.
La Normandia, per la sua natura selvaggia, si prestava a scopi di questo genere, e fra i primi pittori francesi a seguire l’esempio dei britannici vi fu Camille Corot, che già nel 1828, a Honfleur, si soffermò a ritrarre i costruttori di barche. La luce, pur sotto un cielo caliginoso, è protagonista assoluta, creata o suggerita dai contrasti cromatici di pennellate dense e ampie.
Nell’iconografia impressionista le fatiche del mondo rurale coesistono con la mondanità delle spiagge che conoscevano le prime timide “villeggiature” aristocratiche, a Dieppe come a Honfleur o Fécamp; la mostra racconta tutti gli aspetti della Normandia vista dagli Impressionisti, così come dai loro immediati predecessori e successori: dalla spiaggia alle fattorie, dallo svago al lavoro, dal mare alla Senna, spingendosi anche nell’entroterra.
Coprendo un arco temporale di oltre un secolo, fino al secondo dopoguerra con gli ultimi continuatori dell’Impressionismo, la mostra permette di conoscere e apprezzare le evoluzioni che questo stile ha avuto nei decenni; il realismo accademico è già scomparso, oggetti e figure si delineano tramite “macchie” di colore (sarà Corot a ispirare i Macchiaioli), i singoli particolari sono soltanto abbozzati, suggeriti, e completabili dalla percezione dell’occhio umano. fu in un certo senso l’iniziatore, assieme a Courbet, della pittura francese moderna, che vide ulteriori prosecuzioni appunto con gli Impressionisti. Per la sua modernità pittorica che precorre l’Astrattismo, colpisce l’acquerello marino di Délacroix, Falesie a Dieppe (1834), un’opera insolita per un artista che ci ha abituati a ben altre atmosfere, fra storicismo e orientalismo.
Qui mare e roccia sembrano fondersi in un dialogo cromatico dove la forma compiuta avvia a sfrangiarsi, e lo stesso mare sembra levitare quanto il cielo che lo sovrasta.
La grande stagione impressionista in Normandia comincia con gli anni Sessanta dell’Ottocento, con Adolphe-Félix Cals, che dopo le polemiche degli anni precedenti aderisce al movimento e nel 1862 dipinge una suggestiva veduta della spiaggia e dei faraglioni di Dieppe, con una pennellata pastosa e un gioco di luci degno di Monet, il quale, curiosamente, nel suo Etretat (1864), mantiene una pittura assai statica, che sembra però precorrere le atmosfere espressioniste.
Questo per dimostrare come la Normandia fu una terra che con la sua bellezza creò l’ambiente ideale per gli artisti dell’epoca ispirandoli al punto che molta della pittura successiva è nata qui. Se pittori come Isabey, Boudin, Lebourg, Leandre e Pecrus si inserirono nel solco del puro Impressionismo, a partire dagli anni Ottanta del secolo, anche sulla scorta di quanto Monet e Renoir stavano facendo a Parigi, diversi loro colleghi sperimentarono nuove soluzioni all’interno della corrente; fra questi, l’americano Frank-Myers Boggs, che innovò la sua pittura spingendosi verso un figurativo che fosse quasi totalmente incentrato sull’accostamento cromatico; lo stesso Renoir, nel 1903, alla stregua di quanto Monet ha fatto e avrebbe fatto con le sue Ninfee, realizza un Tramonto sull’isola di Guernsey (1893) che è puro colore, suggestiva anticipazione dell’Espressionismo astratto di cinque decenni più tardi.
Suggestive anche le ricerche di Angrand e Gernez, che ai primi del Novecento si fanno portavoce di una pittura lontana dalle luci ancora accese della Belle Époque, e scavano nell’angoscia d’inizio secolo con una pittura “rarefatta”, dalle atmosfere oscure e misteriose, così come farà Pinchon nel 1918, dipingendo la Senna e la campagna circostante, a Rouen, immerse in una cupa luce violacea. Pur lontano dagli scopi dell’Espressionismo, anche l’ultimo Impressionismo assorbì suo malgrado il malessere di quegli anni.
>> La mostra si chiude cronologicamente con una veduta del porticciolo di Honfleur, realizzata da Friesz nel 1945, oltre un secolo dopo i primi esperimenti impressionisti in Normandia. La pennellata è lontana anni luce da quegli esordi, molto vicina all’Astrattismo, stanti le numerose “rivoluzioni” che l’arte ha vissuto a partire dagli anni Dieci: la realtà, per le avanguardie, è divenuta un dato sempre meno importante, lasciando la preminenza al colore e alla linea come elementi estetici.
La mostra aostana costituisce una panoramica completa sull’evoluzione dell’Impressionismo, e le scelte curatoriali permettono di apprezzare quegli artisti che hanno saputo precorrere i tempi. Oltre a questo, essendo la mostra concentrata sul territorio normanno, è occasione per scoprirne uno spaccato sociale, fra la modernizzazione che avanza portata dalla nuova “moda” del turismo, delle gite in barca, dei bagni di mare, e la realtà dell’entroterra, dove il lavoro agricolo è ancora l’unica fonte di sostentamento, così come sul mare, la pesca è ancora l’attività principale. Senza retorica, con poesia e curiosità, gli Impressionisti seppero raccontarla, e allo stesso tempo innovarono l’arte europea.
Tutte le informazioni: https://www.fortedibard.it