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Corot e il ritratto, una grande mostra a Parigi. Tra leggera intimità, ispirazioni naturaliste e bellezza ideale

Jean-Baptiste Camille Corot - Marietta o l'Odalisca romana, 1843 Paris, Petit Palais, musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris, inv. PDUT1158 Jean-Baptiste Camille Corot - Marietta o l'Odalisca romana, 1843 Paris, Petit Palais, musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris, inv. PDUT1158
Jean-Baptiste Camille Corot - Ritratto di Marie-Louise Laure Sennegon, 1831 Paris, musée du Louvre Photo © RMN- Grand Palais (musée du Louvre)
Jean-Baptiste Camille Corot – Ritratto di Marie-Louise Laure Sennegon, 1831 Paris, musée du Louvre Photo © RMN- Grand Palais (musée du Louvre)

A Parigi, un’approfondita mostra di studio documenta l’approccio di Corot con il genere del ritratto, dove, come accaduto con il paesaggio, ha apportato innovazioni che hanno fatto da scuola nei decenni successivi. Una mostra organizzata Musée Marmottan Monet, in collaborazione con il Musée du Louvre. Fino all’8 luglio 2018. www.marmottan.fr

Parigi. L’intensamente delicata luminosità delle sue tele fu un soffio d’aria fresca sulla monotonia della pittura accademica francese del primo Ottocento, ma la sua fama per lungo tempo è stata legata alle sue doti di paesaggista. In realtà Jean-Baptiste Camille Corot (1796-1875) è stato anche un valente ritrattista, ma questo suo lato fu “scoperto” tardi dal grande pubblico perché l’artista, finché fu in vita, fu molto restio a separarsi da quel tipo di quadri, soltanto alcuni dei quali furono venduti a una selezionatissima cerchia di amici e appassionati, mentre la maggior parte rimase fra le mura del suo atelier. Anche perché, nelle rare esposizioni pubbliche, quelle tele non avevano suscitato particolare entusiasmo nei visitatori. La riscoperta, se così può essere considerata, della sua produzione pittorica dedicata alla figura, avvenne trentaquattro anni più tardi con una retrospettiva parigina al Salon d’automne organizzata dal pittore Albert Braut, che entusiasmò persino Derain e Picasso, a ribadire la modernità di un pittore che a suo tempo aveva aperta la strada agli Impressionisti e ai Macchiaioli della Scuola di Piagentina. La mostra rilanciò in maniera imprevista le “quotazioni” al punto che pochi mesi dopo, Henri Roujon scrisse come “quelle oepre tanto contestate sono adesso ricercate con passione”.

Jean-Baptiste Camille Corot - L'italiana, o donna con la mnaica gialla, 1870 The National Gallery, London © The National Gallery, London
Jean-Baptiste Camille Corot – L’italiana, o donna con la mnaica gialla, 1870 The National Gallery, London © The National Gallery, London

Oltre cento anni più tardi, la mostra Corot. Il pittore e i suoi modelli, curata da Sébastien Allard intende però riscoprire e valorizzare il talento figurativo dell’artista, la cui ambizione era quella di trovare l’equilibrio ideale tra paesaggio e figura umana, e soprattutto fra l’espressione della soggettività e l’adesione ai principi del bello ideale. Attraverso una selezione di ritratti di famiglia, nudi, studi su soggetti visti in Italia, variazioni su temi di storia antica italiana o greca, la mostra documenta l’approccio al ritratto di un artista nato in piena epoca napoleonica, ma si formò durante la Restaurazione, e anche se rimase affascinato dalla lezione romantica di Turner e Constable, la sua formazione avvenne fra il 1821 e il 1822 presso Achille Etna Michallon, emulo di Jacques-Louis David, che lo iniziò alla pittura en plein air, grazie alla quale approfondì la sua vocazione di paesaggista.

Jean-Baptiste Camille Corot - Marietta o l'Odalisca romana, 1843 Paris, Petit Palais, musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris, inv. PDUT1158
Jean-Baptiste Camille Corot – Marietta o l’Odalisca romana, 1843 Paris, Petit Palais, musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris, inv. PDUT1158

Il ritratto fu un genere occasionalmente frequentato fra gli anni Venti e Quaranta, principalmente alla stregua di un esercizio di stile; ritraendo un soggetto, la questione per Corot non risiedeva nel renderne un’immagine fotografica, quanto nel trasmetterne una sua visione personale, a rischio di non essere compreso non soltanto dal pubblico, ma nemmeno dall’interessato. Per questa ragione scelse soggetti a lui vicini per amicizia o parentela, che potessero appunto prestarsi alle sue “interpretazioni”. Ne nascono ritratti dal carattere intimo, contenuti anche nelle dimensioni, e nei quali colpisce la freschezza dell’immagine, pur attraverso una tavolozza dai colori tenui. Tuttavia, la rigidezza e la convenzionalità delle pose tradisce il carattere sperimentale di queste opere, allorché l’artista cerca di coniugare la ritrattistica di Ingres  con la resa psicologica. Le sue modelle non sorridono quasi mai, così come evitano d’incontrare lo sguardo del pittore e quindi dell’osservatore; Corot le lascia libere d’inseguire i propri pensieri. Così come, nel ritrarre con tenerezza i bambini, non ricade però nel sentimentalismo borghese, ma li rappresenta come veri e propri soggetti sviluppati anche nella psicologia, con pose adulte, o comunque assorte nei loro giochi infantili, e abbigliati con raffinati capi alla moda dell’epoca. Vecchio e nuovo si incontrano in uno stile che raggiungerà anni più tardi la sua piena maturità, ma che già adesso costituisce un significativo passo avanti per l’arte europea. Pur non possedendo il rabbioso e a volte persino provocatorio senso del realismo di Gustave Courbet, Corot instaura un dialogo con i propri modelli, un dialogo che funziona meglio con quelli maschili che con quelli femminili; mentre, infatti, la bellezza di queste ultime resta comunque sempre un po’ idealizzata (con tratti generici quali volti ovali e occhi grandi), la fisionomia dei volti maschili è maggiormente approfondita e diversificata e ha il sopravvento sull’abbigliamento, sobriamente nero, mentre gli abiti femminili, conformemente alla moda dell’epoca, hanno dimensioni assai più importanti.

Jean-Baptiste Camille Corot - L’Italiana, 1872 Washington, National Gallery of Art © Washington, National Gallery of Art
Jean-Baptiste Camille Corot – L’Italiana, 1872 Washington, National Gallery of Art © Washington, National Gallery of Art

Fondamentali per lo sviluppo della sua carriera, furono però due viaggi compiuti in Italia, il primo fra il 1825 e il 1828, e l’altro nel 1834; ebbe modo di studiare la calda luce mediterranea, soprattutto fra Napoli e Roma, ma anche di conoscere le donne locali, con i loro variopinti costumi popolari; è qui che scopre il gusto per il pittoresco, per quei corpi dalla straordinaria freschezza narrativa, che in parte ritrasse sul posto, e in parte ne conservò il ricordo anche dopo essere rientrato a Parigi, dove si servì di numerose modelle, francesi ma anche italiane, per riprodurre in studio quanto aveva visto in Italia. Con le sue figure femminili, Corot affronta la questione dell’immaginazione, nella doppia accezione descrittiva e creativa; si tratta infatti di soggetti posti a metà fra il naturalismo e l’estro pittorico vicino al “bello naturale” di bartoliniana memoria, che aveva rivoluzionata la scultura ma aveva avuta una certa influenza anche in pittura. Nell’Italia ancora profondamente rurale dell’epoca, Corot resta affascinato dai colorati costumi popolari e dalla sospensione fra passato e presente che si respira, Oriente e Occidente, soprattutto nel Meridione. Sviluppa quindi un interesse per il ritratto popolare, e arricchì la sua tavolozza dei toni del verde, dell’ocra e del marrone. Emma Dobigny fu una delle sue modelle preferite, che si prestò per numerosi ritratti in costume dal sapore orientale, curiosamente caratterizzati da una tavolozza non particolarmente brillante, a differenza delle tele orientaliste di Gérôme e Delacroix.

Jean-Baptiste Camille Corot - Baccante con pantera, 1860 Shelburne Museum, Vermont © Collection of
Jean-Baptiste Camille Corot – Baccante con pantera, 1860 Shelburne Museum, Vermont © Collection of

La sua fama resta tuttavia legata alla pittura di paesaggio, poiché ancora a metà Ottocento – con la Francia scossa prima dalla Rivoluzione del luglio 1830, dal colpo di Stato del 1848 che instaurò al Repubblica e infine dalla svolta autoritaria di Luigi Napoleone che tre anni più tardi si autoproclamò imperatore -, l’arte francese rispondeva a criteri puramente accademici, e si rifaceva a quella corrente storicista che non turbava le coscienze borghesi, desiderose di stabilità dopo un lungo periodo di agitazioni politiche. E una pittura che avesse anche un minimo richiamo alla realtà sociale, non era appunto ben vista. Corot “scopre” così il nudo, anche per affrancarsi una volta per tutte dallo status di mero paesaggista; a differenza del crudo realismo di Courbet, e degli Impressionisti pochi anni più tardi, cala i suoi soggetti in un’atmosfera storico-mitologica, rifacendosi alla tradizione rinascimentale di Tiziano, o alla mitologia greca. Eppure, Corot non idealizza la figura, ma la intride di erotico naturalismo che suscita un certo scandalo fra i benpensanti. Con lo spirito intriso di coscienza sociale, Emile Zola osserverà più tardi come Corot sarebbe stato un pittore ancora più incisivo se, invece delle ninfe, avesse ritratte in quelle medesime pose le contadine e le paesane.

Jean-Baptiste Camille Corot - Ritratto di François Auguste Biard, 1830 © Musées d’art et d’histoire, Ville de Genève
Jean-Baptiste Camille Corot – Ritratto di François Auguste Biard, 1830 © Musées d’art et d’histoire, Ville de Genève

Infine, nell’ultima fase della sua carriera, negli anni Settanta dell’Ottocento, sceglie di tornare al ritratto circa trent’anni più tardi, operandovi un sostanziale cambiamento d’impostazione, preferendo adesso optare per la figura a mezzobusto anziché intera, e per una tavolozza dai colori più caldi, dalla forte luminosità, sulla scorta anche di quanto realizzato da Manet e Degas. Ma Corot sviluppa un rigore geometrico della forma che, in anticipo su Cézanne, imprime una svolta all’arte figurativa, e non casualmente entrambi susciteranno l’interesse di Picasso, Braque, Gris e Magritte, quando getteranno le basi del Cubismo, rivoluzionando la’rte mondiale. Una fase della storia dell’arte che ha avuto le sue radici anche nell’opera di Camille Corot, ma i suoi meriti sono stati sin qui in ombra, a causa della poca considerazione di cui ha goduto come ritrattista. La mostra del Marmottan è un’occasione per rendergli giustizia e al contempo inquadrare meglio le radici dell’avanguardia.

Tutte le informazioni: http://www.marmottan.fr/

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