In scena dal 16 marzo all’11 giugno, la Biennale di Sydney ospita il dissidente cinese
Quando dopo un lungo viaggio Ai Weiwei arrivò a Sydney nel 2006, non riuscì ad attrarre l’attenzione che avrebbe voluto, tanto che la biennale non gli dedicò nemmeno un’intervista.
Ora, a distanza di 12 anni, ne ha fatta di strada l’artista ed attivista politico che strenuamente si batte per la difesa dei diritti umani, e l’Australia non ha esitato a dedicargli lo spazio dovuto. Ai Weiwei è stato addirittura protagonista di una conversazione-evento con il direttore artistico della biennale Mami Kataoka, dove ha avuto l’occasione di parlare largamente della sua Law of the Journey e del film Human Flow.
Law of the Journey è la monumentale nave in PVC carica di oltre 300 passeggeri che occupa la sala della turbina nell’ex sito industriale di Cockatoo Island nel porto di Sydney. Si tratta dell’istallazione più grande realizzata finora dall’artista e rappresenta una chiara denuncia alle condizioni estreme dei rifugiati, costretti a viaggiare per mare ammassati in condizioni precarie.
Senza volto, questi soggetti scuri e a tratti angoscianti rappresentano tutti e nessuno: nessuno nell’indifferenza con cui spesso la loro sorte è vissuta. Tutti nell’universalità di una compassione che l’artista si auspica prenda sempre più spazio nell’animo delle persone:
“In questo momento di incertezza, abbiamo bisogno di più tolleranza, compassione e fiducia per l’altro, dal momento che tutti siamo uno” (Ai Weiwei)
La seconda opera in esposizione è Crystal Ball, che ragiona sempre sulla stessa tematica. Questa volta la tragicità del destino del migrante è rappresentata da una sfera trasparente che poggia su un tappeto di giubbotti di salvataggio arancioni raccolti da Ai Weiwei sulle rive di Lesbo. L’isola greca rappresenta un punto di ingresso chiave per il flusso di rifugiati mediorientali diretti in Europa. L’opera, inclusa nel film Human Flow, è in mostra all’Artspace nel Woolloomooloo di Sydney.