Il rimpasto non è ancora ufficiale. Sandro Bondi coordinatore del Pdl a tempo pieno
PAOLO BONAIUTI NUOVO MINISTRO
DELLA CULTURA?
Paolo Bonaiuti, attuale portavoce del Premier e sottosegretario all’Editoria, è in quota come nuovo ministro
per i Beni e le Attività Culturali
Paolo Bonaiuti, l’attuale portavoce del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e sottosegretario all’Editoria sarà il successore di Sandro Bondi al Ministero dei beni culturali. Come riportato da fonti di maggioranza, la quadratura sarebbe stata raggiunta tra domenica e lunedì 30 marzo quando il presidente del Consiglio ha incontrato i vertici di governo e partito nel backstage del padiglione 8 della Fiera di Roma e poi durante la tradizionale cena di Arcore. Speacker ufficiale del governo al posto di Bonaiuti, Mara Carfagna, attuale titolare delle Pari Opportunità che manterrà comunque le responsabilità del suo dicastero. Un nuovo assetto governativo che, stando ad un’altra fonte, dovrebbe essere ufficializzato dopo le elezioni Europee. Sarebbe stata la salda volontà di Bondi di passare a coordinatore del Pdl a tempo pieno e a lasciare il dicastero che guida da un anno ad accelerare il rimpasto.
“Se il partito decidesse di chiamarmi per un ruolo di responsabilità al quale non mi sottrarrò – è il ragionamento ripetuto più volte – è mia intenzione lasciare il ministero perché sarebbe impossibile gestire due ruoli così importanti”.
Oltre a quello di Bonaiuti, i nomi della rosa dei candidati che ambivano al ministero dei Beni culturali erano quelli di Michela Vittoria Brambilla, attuale sottosegretario con delega al turismo, e di Gaetano Quaglieriello, vicepresidente del gruppo al Senato del Pdl. Due ipotesi che in attesa dell’annuncio ufficiale del governo sembrano decisamente tramontate.
Nato a Firenze il 7 luglio 1940 Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nei governi Berlusconi II e III, è laureato in diritto internazionale ed è un giornalista. Oltre che come insegnante di inglese e copywriter nel campo della pubblicità, è stato caposervizio del settore economico de “Il Giorno” ed inviato speciale (dal 1975) per l’economia e la finanza, quindi per la politica internazionale. Dal 1984 al Messaggero come inviato ed editorialista, nel 1992 è vicedirettore vicario. Ha collaborato con la BBc e la radio Svizzera italiana. La sua carriera politica è iniziata nel 1996 quando ha aderito a Forza Italia ed è stato eletto deputato. Nel 2001 è diventato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, carica che ha conservato fino alla primavera del 2006. Rieletto il 22 aprile 2008 nella lista del Popolo della Libertà, è stato nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 22 maggio 2008.
Bonaiuti riceve in eredità da Bondi un ministero che dovrà risollevare dal mare di polemiche scaturite dai taglia alla cultura e dalla nomina di Mario Resca a supermanager dei musei italiani. Occuparsi di Beni Culturali per lui è una novità. Lo scorso agosto era però intervenuto sulla questione del ritocco al seno della donna del celebre dipinto “La Verità svelata dal tempo” di Giambattista Tiepolo (1696-1770), opera che Silvio Berlusconi aveva scelto come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa. Il capolavoro settecentesco era stato censurato, probabilmente con due colpi di pennello, per evitare che quel seno piccolo, tondo e pallido della metaforica immagine della Verità turbasse i telespettatori. Vicenda che aveva fatto andare su tutte le furie Vittorio Sgarbi e provocato sdegno nel mondo della cultura e dell’arte. Non si era capito chi fosse stato il responsabile del gesto ma Paolo Bonaiuti aveva dato la responsabilità allo staff presidenziale di cui fa parte e che provvede alla cura dell’immagine di Berlusconi. “Bè, quel seno, quel capezzoluccio… Se ci fate caso, finisce esattamente dentro le inquadrature che i tg fanno in occasione delle conferenze stampa e quindi è stato temuto che tale visione potesse urtare la suscettibilità di qualche telespettatore. Tutto qui”. Un’ammissione che aveva mostrato come la verità svelata, in mano ai nostri politici, spesso non può che trasformarsi in verità negata.
Nota del direttore
Speriamo che Bonaiuti, nel caso venga nominato com’è assai probabile, intervenga per risolvere i nodi sul tappeto. Semplificare le norme giuridiche che soffocano il mercato dell’arte. Impedire i tagli di finaziamento ai musei, pur razionalizzando i costi ed eliminando gli sprechi. Ma soprattutto che dia voce alla grande richiesta di promozione e sviluppo dell’arte contemporanea italiana nel mondo.
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LA CRONISTORIA DELLA GESTIONE BONDI
Dicembre 2008 di passione per i Musei italiani. Il 10 dicembre sul “Riformista” esce un articolo denuncia di Francesco Bonami sulla politica bondiana. Ma è solo l’ultima puntata di una lunga storia. Secondo una notizia dell’agenzia Ansa del 1 dicembre, Sandro Bondi avrebbe ridimensionato i compiti della nuova direzione dei Musei italiani affidata con molte polemiche al manager ex McDonalds Mario Resca. Tutto smentito con una nota del ministero del giorno dopo. Il 5 dicembre l’Amaci (l’associazione che raggruppa 24 tra i più importanti Musei d’arte contemporanea italiani) esprime “viva preoccupazione in merito alla riorganizzazione del Ministero” perchè “l’attenzione per il contemporaneo sembra scomparire dalle priorità nazionali e viene addirittura eliminata come voce dall’organigramma ministeriale”. Poi il Consiglio superiore del MiBAC mette ai voti (il 10/12) e approva la riforma. Ma un’altra associazione raccoglie 7.000 firme contro (Associazione Bianchi Bandinelli). Insomma se non è proprio il caos ci siamo vicini. La mattina del 18 dicembre è approvato il nuovo regolamento. Scoppiano le polemiche e gli archeologi italiani (super esperti) litigano. clicca qui. Poi nel marzo 2009 il Consiglio di Stato boccia il supermanager e tutto è da rifare…
Il Consiglio di Stato blocca il regolamento di riorganizzazione dei Beni culturali.
Guido Bertolaso commissario straordinario per l’archeologia romana
CONFLITTO DI COMPETENZE,
STOP AL SUPERMANAGER
di Mariangela Maritato
Sandro Bondi ed i suoi tecnici dovranno rimettere mano al testo del regolamento che istituisce la figura del Supermanager alla guida dei Musei Italiani e che riorganizza i Beni Culturali. Lo ha deciso il Consiglio di Stato secondo il quale il “supermanager dei musei”, ruolo che dovrà ricoprire Mario Resca, ex amministratore delegato di Mc Donald’s Italia e per ora superconsigliere del ministro, ha competenze dai confini poco chiari. Lo aveva detto anche il professore Salvatore Settis, archeologo e rettore della Scuola Normale di Pisa, con parole a lui costate le dimissioni dalla presidenza del Consiglio Superiore. Il piccolo “parlamento” dei Beni culturali. Al suo posto, Bondi ha nominato Andrea Carandini, noto archeologo entrato in carica il 4 marzo che aveva invece applaudito alla nuova figura manageriale creata dal ministro senza badare troppo alla sovrapposizione di competenze. Uno dei due nodi venuti al pettine dell’esame dei magistrati di Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato.
Il “direttore per la valorizzazione del patrimonio culturale” (il supermanager dei musei) ha infatti competenze che rischiano di sovrapporsi a quelle dei direttori generali del Ministero dei Beni Culturali. Tra queste, l’autorizzazione al prestito di opere per mostre o esposizioni, l’assunzione in capo al ministero dei rischi a cui possono andare incontro quei beni e il riconoscimento di rilevante interesse culturale e scientifico di eventi e iniziative.
Il secondo nodo evidenziato è quello della tutela. La valorizzazione del patrimonio deve accordarsi infatti alle esigenze di tutela, come dispone in Codice dei beni culturali. Se si dovesse verificare un conflitto tra tutela e valorizzazione, dovrebbe sempre prevalere la tutela. Secondo i magistrati, ad esempio, non è chiaro cosa accadrebbe se il nuovo direttore generale decidesse di esporre ad una mostra oltreoceano un quadro o una statua romana e il direttore generale dei beni artistici o architettonici dicesse di “no”, preoccupato per il loro stato di salute. Potrebbe darsi che prevalga il potere del primo e dunque la tutela ne soffrirebbe. Per questo motivo la norma va riscritta. Settis, insomma, aveva ragione. A lui era stato imposto di “tacere”, come l’archeologo aveva denunciato nel suo pubblico j’accuse, una lettera pubblicata dal giornale La Repubblica.
Il Ministero si difende in un comunicato in cui cerca di sminuire la questione, costata furenti polemiche, dimissioni e 7000 firme di protesta dei più autorevoli esponenti del mondo culturale internazionale raccolte dall’associazione Bianchi Bandinelli(vedihttp://www.arslife.com/dettaglio2/2008/12/musei-italiani.htm). Nel testo si legge infatti che “Il Consiglio di Stato non ha mai reso alcun parere negativo sul nuovo regolamento di organizzazione ma ha solo chiesto, come sempre in queste circostanze, alcuni chiarimenti e spiegazioni cui il Ministero ha già risposto in vista del parere definitivo che verrà reso nei prossimi giorni”.
Dai tagli alla cultura all’incapacità di stilare un testo chiaro e preciso che rispetti le leggi e le competenze, il ministero Bondi sta mostrando le sue falle. A breve, è notizia di questi giorni, lascerà il suo posto (si sono già fatti alcuni nomi di possibili successori, tra i quali il più accreditato è quello di Gaetano Quagliarello ) per ricoprire quello di coordinatore nazionale del Pdl. Intanto, alcuni fondi recuperato da “pieghe” del Bilancio dei beni culturali, insieme a proventi da economia di spesa della sovrintendenza archeologica di Roma e fondi di Roma Capitale, più di 37 milioni di euro, sono stati stanziati da un’ordinanza speciale firmata da Silvio Berlusconi per il commissariamento del Colosseo, del Palatino, dei Fori e degli Scavi di Ostia Antica. Guido Bertolaso, sottosegretario di Stato a capo della Protezione civile, è stato nominato ufficialmente commissario straordinario. L’ordinanza che istituisce “la struttura con dieci unità di personale” per far fronte allo stato d’emergenza e indigenza in cui si trovano alcuni siti archeologici di Roma è stata presentata dallo stesso Bondi. Salvo proroghe, il commissariamento durerà una decina di mesi. Se da una parte si è applaudito al commissariamento, con grande soddisfazione di Gianni Alemanno, sindaco di Roma, da un’altra si parla già di “nuovo sacco di Roma”. Un fermo “no” è infatti arrivato da Giovanna Melandri, responsabile cultura del Pd. “Sarebbe l’esempio di ciò che accade in tutta Italia, ovvero lo svuotamento delle sovrintendenze. Con Roma Capitale e il federalismo fiscale è pronto un nuovo sacco di Roma”. Si paventa da più parti lo stravolgimento dell’ordinamento statale.
IL CONSIGLIO DEI MINISTRI APPROVA IL NUOVO REGOLAMENTO
18 DICEMBRE 2008
Razionalizzate direzioni centrali e periferiche, introdotta nuova direzione per la valorizzazione del patrimonio culturale. Il Consiglio dei Ministri ha approvato stamattina, su proposta del Ministro Sandro Bondi, il nuovo regolamento del Ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali. Il testo, ora sottoposto per i necessari pareri al Consiglio di Stato prima di passare all’approvazione delle Commissioni Cultura di Camera e Senato, prevede una significativa razionalizzazione delle direzioni generali centrali e periferiche dell’amministrazione.
In particolare, vengono costituite la Direzione Generale per le Antichita’, la Direzione Generale per le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee, e la nuova Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale.
Il Ministro, ringraziando il Presidente del Consiglio e tutti i colleghi del Governo, auspica che tale provvedimento incontri il favore del Consiglio di Stato e possa approdare il prima possibile al vaglio delle Commissioni Cultura di Camera e Senato per un fattivo confronto sui contenuti del testo. (fonte: Adnkronos/cultura)
IL CONSIGLIO SUPERIORE DEL MiBAC DICE SI’ ALLA RIFORMA DI BONDI. INSORGONO LE ASSOCIAZIONI
BONAMI ATTACCA SUL “RIFORMISTA”
Alla fine ce l’ha fatta. Con 3 voti contrari e un astenuto su 12. “ Il Ministro Bondi – si legge nel comunicato ufficiale del 4 dicembre – manifesta grande soddisfazione per il parere favorevole espresso oggi dal Consiglio Superiore dei beni culturali in merito al Regolamento di riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, che verrà presentato in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri”.
Il presidente Salvatore Settis sperava nell’en plein, ma quasi un terzo dei membri del Consiglio da lui presieduto gli ha detto no. il Super manager alla Valorizzazione (Mario Resca affiancato da Vittorio Sgarbi) non si occuperà soltanto di musei, ma di tutto il patrimonio. Ora la parola passa al Parlamento. Entusiasta, Bondi pensa ora a fare in Italia la “Davos della cultura”, un forum non economico ma della cultura al quale starebbe lavorando con l’Unesco. Forse già dal prossimo anno. Ma è già guerra tra le città per ospitarlo. Un favore ad Arcore non sarebbe inatteso.
Intanto ieri, 9 dicembre, l’Associazione Bianchi Bandinelli ha presentato all’Accademia di San Luca a Roma le 7000 firme, molte straniere, raccolte dall’appello dell’associazione fondata da Giulio Carlo Argan: “Contro la Direzione generale dei musei e l’affidamento a un super –manager senza cultura specifica”. Lo storico dell’arte americano David Freedberg ha recato l’adesione incondizionata dei più grandi studiosi del mondo.
Il testo dell’appello con i nomi di tutti i firmatari si trova all’indirizzo:
http://www.bianchibandinelli.it/appello_super-manager_musei.htm
LA PREOCCUPAZIONE DELL’AMACI
Ecco il comunicato pervenuto alla redazione di ArsLife
Bergamo, 5 dicembre 2008
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – esprime viva preoccupazione in merito alla riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali. In un momento in cui l’arte contemporanea riscuote sempre maggiori consensi a livello internazionale e le statistiche mostrano una sempre maggiore frequentazione da parte del pubblico, l’attenzione per il contemporaneo sembra infatti scomparire dalle priorità nazionali e viene addirittura eliminata come voce dall’organigramma ministeriale.
La specificità del settore dell’arte e dell’architettura contemporanee e lo sviluppo soltanto recente delle sue istituzioni richiedono, infatti, un preciso impegno dello Stato nella definizione delle politiche culturali legate alla contemporaneità. Impegno che può essere coerentemente e costantemente garantito solo attraverso il mantenimento di una Direzione generale dedicata in via esclusiva all’azione di indirizzo e sostegno delle arti del nostro tempo.
Pur riconoscendo l’esigenza di cambiamenti strutturali che migliorino l’efficienza del sistema, non possiamo però tralasciare la necessità che le politiche pubbliche si traducano anche in un adeguato sostegno economico.
Con riferimento ai dati dei visitatori dei grandi musei stranieri messi a confronto con quelli italiani (così come pubblicati sul Corriere della Sera del 20 novembre 2008), per evitare gravi ed errate valutazioni sulla gestione dei nostri musei, è infatti bene ricordare come i maggiori flussi siano strettamente connessi agli importanti investimenti che gli Stati stranieri riservano ai loro musei. È utile chiarire che anche a fronte di un numero davvero esorbitante di visitatori, come quelli del Louvre o del Centre Pompidou, la quota di autofinanziamento, ovvero di risorse autonome provenienti appunto da biglietti, bookshop, merchandising etc., non rende affatto autosufficienti queste strutture, se non per una quota molto ridotta che va da 25% al 35%. È necessario inoltre spiegare che lo Stato francese garantisce al Louvre un budget annuale di oltre 100 milioni di euro e 2.000 dipendenti e al Pompidou di oltre 70 milioni e 1.000 dipendenti; cifre davvero da capogiro per l’Italia, se confrontate con le esigue risorse finanziarie e umane che lo Stato italiano destina ai suoi musei.
In Italia non è però solo l’esiguità dei budget a rivelare il preoccupante disinteresse che la politica rivolge al settore dell’arte, soprattutto contemporanea. Anche la vacanza delle direzioni scientifiche di ben sette musei desta infatti la nostra più viva preoccupazione. I musei d’arte contemporanea di Rivoli, Torino, Siracusa, Milano, Bolzano, Verona e Trento (Galleria Civica) sono in fase di cambio della direzione: è auspicio di AMACI che gli amministratori rispettino criteri di nomina esclusivamente di natura tecnico-scientifica, affinché anche nel nostro Paese la politica premi finalmente la vera professionalità, requisito fondamentale per la buona gestione dei nostri musei.
Tutto questo vale ancor più in un momento così difficile per la situazione nazionale e internazionale, in cui proprio l’investimento in cultura sembra essere una delle possibili vie d’uscita. Non dimentichiamo che il finanziamento delle arti è stato infatti uno dei cardini del New Deal promosso da Roosevelt, in risposta alla Grande Crisi del ’29.
In un periodo così complesso, AMACI chiede dunque al Ministro per i Beni e le Attività Culturali, ai Governatori, ai Sindaci e agli Assessori alla Cultura, ai Consigli di Amministrazione di tutte le istituzioni di mettere in atto ogni strategia possibile per far sì che questo momento di recessione non si trasformi in un pericoloso regresso della cultura.
RIDIMENSIONAMENTO DEI COMPITI DI MARIO RESCA? LA SMENTITA IN UNA NOTA DEL MINISTERO
di Mariangela Maritato
Meno poteri a Mario Resca? Secondo una notizia Ansa del 1 dicembre, ripresa dalla stampa, Sandro Bondi avrebbe ridimensionato i compiti della nuova direzione affidata al manager ferrarese nel testo che sarà presentato, il prossimo 4 dicembre, al Consiglio superiore per i beni culturali.
“L’ufficio, affidato all’imprenditore ferrarese Mario Resca – scrive l’agenzia di stampa – si occuperà di tutto ciò che concerne la valorizzazione, come la cura delle gare e delle convenzioni per l’affidamento dei servizi per il pubblico, ma non sconfinerà nel territorio della tutela né deciderà su temi come la scelta delle opere che possono essere prestate o fatte viaggiare”. Sandro Bondi ha quindi ceduto alle critiche e agli attacchi su quello che è stato definito “Il piano Resca”?
Nemmeno a parlarne. La secca smentita è arrivata in giornata dallo stesso ministero. Bondi, a seguito delle notizie sulla riformulazione di alcuni articoli del nuovo regolamento di organizzazione del Ministero, ha infatti fatto sapere che il testo che verrà presentato il 4 dicembre al Consiglio superiore per i beni culturali non contiene alcuna modifica riguardo le competenze della nuova direzione in materia di valorizzazione dei musei e, più in generale, del patrimonio culturale.
“In particolare – si legge nel comunicato ufficiale – il nuovo direttore vede ampliate le proprie funzioni in quanto esse si estendono all’intero patrimonio culturale e non solo ai musei. Egli, difatti, avrà competenza anche sulle biblioteche, gli archivi, le aree archeologiche, i parchi archeologici ed i complessi monumentali. In tale prospettiva avrà la responsabilità della promozione del patrimonio sia in Italia che all’estero anche mediante la sottoscrizione di accordi culturali con istituzioni di grande prestigio, per la organizzazione di mostre, esposizioni o eventi”. Nel testo sono stati definiti con maggiore chiarezza “i rapporti con le funzioni di tutela, anche per di evitare sovrapposizioni di competenze, precisando meglio, ad esempio, i compiti in materia di circolazione internazionale dei beni culturali, che consistono in attività di impulso nell’organizzazione degli eventi all’estero. Per quanto riguarda i rapporti con le strutture espositive – e in particolare con i poli museali – le funzioni del nuovo direttore sono solo meglio precisate e soprattutto calibrate su un controllo manageriale della gestione dei siti museali. Infatti egli valuterà la congruità degli stanziamenti – spiega la nota ministeriale – e potrà in questo modo determinare le scelte finali circa l’ottimale riparto delle risorse finanziarie fra le diverse realtà museali”.
Nessuna modifica riguardo i compiti della direzione, quindi, ma solo una nuova formulazione del testo, più dettagliato, che il ministro Bondi spera possa ora incontrare l’unanime consenso del Consiglio superiore. Impresa ardua. Salvatore Settis, presidente del Consiglio nazionale, si è già espresso a riguardo, lo scorso 21 novembre, sul Corriere della sera:
«Come Consiglio nazionale, che ha espresso le sue preoccupazioni sul nuovo regolamento all’unanimità tranne un voto, non abbiamo voce in capitolo per esprimerci su Mario Resca. Giudizi personali sarebbero impropri. Restano però tutte le nostre perplessità. Si creerebbe un conflitto di competenza con l’altra Direzione generale ai Beni architettonici e storico-artistici, da cui i poli museali ora dipendono. Il rischio sarebbe la paralisi delle soprintendenze». In secondo luogo, ha ricordato Settis, Mario Resca «deciderebbe in prima persona la politica dei prestiti. Non si limiterebbe alla valorizzazione ma si occuperebbe anche della tutela. Perché la salute di un’opera è tutela».