di Filippo Federici e Ginevra Natoli
“Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. La mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”.
Il sentimento di cui parla Robert Doisneau ben trapela dalla sua celebre foto in bianco e nero, Le Baiser de l’Hôtel de Ville – il Bacio dell’Hotel de Ville.
La foto è stata scattata una mattina del 9 Marzo 1950 in una Parigi dell’immediato dopoguerra, quella dei caffè e dei tavolini all’aperto, quella degli ampi boulevard in cui passeggiando sembra quasi di sentire le note de la vie en rose di Edith Piaf.
Giunti all’Hotel de La Ville, un ormai maturo Robert Doisneau che deciso ad impedire al tempo di scorrere, immortala, nel mondo di tenerezza a cui tanto aspirava, una coppia di giovani amanti intenti a scambiare un bacio.
L’atemporalità ricercata viene quindi raggiunta, la coppia infatti sembra uscire dalla foto, sembra sospesa e distaccata dal contesto urbano che risulta essere secondario. Non disturbano i passanti.
Questo momento effimero dei due giovani amanti, dal volto non identificabile, incarnano nel tempo i sentimenti di amore, gioia di vivere e giovinezza che ne diventano simbolo della cultura occidentale.
L’epilogo di questo bacio però non è altrettanto gioioso. In molti si sono domandati chi fossero i due giovani ritratti in quel momento di quotidiana e semplice intimità e se lo chiese anche un giudice che, nel 1992 si vide arrivare la denuncia di una coppia di coniugi francesi, Denise e Jean Louis Lavergne. La coppia di amanti rivendicava animatamente il proprio diritto di immagine, tacitamente violato, e pretendevano infine un ingente compenso a titolo risarcitorio per la foto scattata. I due infatti sostenevano che l’artista fotografo avesse “rubato” quel bacio a loro insaputa.
Affermavano, i signori Lavergne, attraverso prove di natura discutibile, di non essersi inizialmente accorti di quel “furto” quando la rivista Life la pubblicò ma soltanto in seguito, quando negli anni Ottanta prese il via la capillare e incontrollata diffusione di poster, cartoline e calendari. Nonostante l’appassionata testimonianza e storia -sapientemente costruitascopriremo in seguito – marito e moglie videro l’istanza respinta.
Deciso ad intervenire in merito alla vicenda Doisneau affermò: “Per tutta la vita mi sono divertito a fabbricare il mio piccolo teatro – io non fotografo la vita reale, ma la vita come mi piacerebbe che fosse”.
L’artista infatti rivela che le sue foto non sono mai state scattate all’improvviso ma piuttosto sono frutto di una studiata composizione scenica capace di emulare una realtà da lui desiderata e ricercata. La foto è in effetti risultato di un perfetto mondo ricreato: un marciapiede gremito di passanti indisturbati, la strada, il municipio sullo sfondo e uno spazio delimitato da un lampione di ghisa e tavolini di un caffè. Tutto sinonimo di “francesità”, tutto espressione dello stile di vita francese e del fascino della Ville Lumiere.
Di vero, racconta Doisneau, c’è soltanto l’amore di una coppia di giovani ragazzi che l’artista aveva incontrato precedentemente passeggiando per le strade parigine, alla ricerca di un’ispirazione.
Ai due, d’accordo nel prestare la loro immagine, venne anche offerto un compenso simbolico di cinquecento franchi. Dopo aver costruito e immortalato sulla pellicola quel momento d’amore, Doisneau non ne seppe più nulla. Solo quarant’anni dopo lo scatto, nel 1993 il mistero riguardante l’identità dei due innamorati venne risolto: erano Françoise Bornet e l’allora fidanzato Jacques Carteaud, due studenti di teatro divenuti per caso i protagonisti della celebre foto. La studentessa, ormai adulta, aveva per tempo conservato la copia originale autografata da Doisneau che nel 2005 le fruttò addirittura 185.000 Euro!
Nonostante la scoperta dell’identità dei due giovani e la sapiente costruzione scenica che vi è dietro, la fotografia è rimasta nell’immaginario collettivo quale simbolico momento d’amore, di serenità e spensieratezza in cui la nazione e il mondo intero, dopo la seconda guerra mondiale aveva bisogno di rifugiarsi. Dalla prima comparsa nel giugno del 1950 sul n.12 della rivista Life alle riproduzioni in serie su cartoline e calamite, Le Baiser à l’Hôtel de villerimane icona di tenerezza e amore che Doisneau ricercava nella mente e nel cuore.