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Bertolami Fine Arts si veste d’antico. Cinque secoli di storia dell’arte in asta a Roma

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PIETRO GRAMMORSEO Santi Gregorio Magno e Stefano protomartire (particolare)

Nell’asta romana di arte antica di Bertolami Fine Arts, oltre a una formidabile tavola cinquecentesca del misterioso Pietro Grammorseo, fondi oro, maestri veneti del ‘500 e caravaggeschi di primo piano.

Il catalogo dell’asta che sarà battuta mercoledì 16 maggio da Bertolami Fine Arts chiarisce in modo definitivo la linea di Luca Bortolotti, nuovo responsabile del dipartimento di arte antica della casa d’aste di Palazzo Caetani Lovatelli. Semplice da raccontare ma difficile da realizzare, la ricetta di Bortolotti punta sulla formula “pochi ma scelti”: drastica riduzione del numero dei lotti e alta qualità della proposta.

Le opere ammesse all’incanto dallo storico dell’arte romano – che nell’asta dello scorso dicembre, quella del suo esordio da BFA, erano circa 220 – scendono a 126 nell’appuntamento di maggio. I dipinti, i disegni e le sculture inseriti nell’assottigliato catalogo sono chiaramente il frutto di una selezione severa che ha il pregio di percorrere cinque secoli di storia dell’arte occidentale partendo da metà ‘300, epoca felicemente rappresentata da due tavole di autori toscani di primo piano: il senese Niccolò di Ser Sozzo e il fiorentino Niccolò di Tommaso.

Inevitabile cercare tra le belle proposte di BFA il pezzo che potrebbe eguagliare la combattuta vendita che, a dicembre, ha visto aggiudicare alla cifra record di 322.000 euro uno splendido dipinto di Angelo Caroselli partito da una base di 35.000. A noi è molto piaciuta una luminosa tavoletta raffigurante un Cristo crocifisso e Santi attribuita al Maestro di San Miniato e, nella sezione dedicata alla pittura del ‘500, abbiamo incontrato con piacere i nomi di Bonifacio de’ Pitati – tra gli indiscussi protagonisti della scena artistica veneziana in un tempo in cui essa era percorsa da fulgidi talenti del calibro di Tiziano – e di Leandro Bassano, presente con una Ultima Cena di eccellente qualità. Ascrivibile alla produzione cinquecentesca anche una formidabile tavola con i Santi Gregorio Magno e Stefano che si attesta come una delle opere più belle in catalogo. Il dipinto è attribuito al piemontese di origine fiamminga Pietro Grammorseo, misterioso artista le cui rare opere sono sempre di alto livello.

Il ‘600 è rappresentato da un cospicuo numero di opere. Di grande interesse un bel nucleo di pittura caravaggesca: Battistello Caracciolo, Giovanni Baglione, Francesco Rustici, Imperiale Gramatica, Luca Giordano, Tommaso Salini.

Degna di rilievo la spettacolare galleria di opere del ‘700 di grande formato. Si segnalano in particolar modo: la pala d’altare con Santa Timotea tra i Santi Francesco d’Assisi, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, da molti ritenuta la più bella eseguita da Domenico Corvi; una enorme tela di Gaetano Lapis con Santa Bibiana che rifiuta di adorare gli idoli e un notevole dipinto mitologico di Vincenzo Meucci con Venere e Adone.

Tra le tele di formato più piccolo, una veduta di Ronciglione di Gasper van Wittel e uno straordinario ritratto del Cardinal Leonardo Antonelli che documenti recentemente rinvenuti hanno condotto in modo certo alla mano di uno degli artisti di vertice della pittura settecentesca italiana: Pompeo Batoni.


Ecco una selezione dei lotti in primo piano

IL TRECENTO

NICCOLÒ DI SER SOZZO (Siena, notizie dal 1336 – 15 giugno 1363), attr. San Lorenzo Tempera su tavola, 56,5x33,5 cm Il dipinto è accompagnato da un’expertise del Prof. Giuliano Briganti. € 30/40.000
NICCOLÒ DI SER SOZZO
(Siena, notizie dal 1336 – 15 giugno 1363), attr.
San Lorenzo
Tempera su tavola, 56,5×33,5 cm
Il dipinto è accompagnato da un’expertise del Prof. Giuliano Briganti.
€ 30/40.000

NICCOLÒ DI SER SOZZO
(Siena, notizie dal 1336 – 15 giugno 1363), attr.
San Lorenzo
Tempera su tavola, 56,5×33,5 cm
Il dipinto è accompagnato da un’expertise del Prof. Giuliano Briganti.

Lotto 54
€ 30/40.000

Rara tavola centinata su fondo oro, di qualità elevatissima, raffigurante il protomartire Lorenzo a mezza figura, in sontuosa dalmatica minutamente descritta. L’opera, che combina un impianto di monumentalità quasi giottesca ai delicati accenti della pittura senese, è attribuita a Niccolò di Ser Sozzo. Artista di cultura raffinata e aggiornatissima, Niccolò fu tra i protagonisti della scena artistica senese nei decenni centrali del XIV secolo, in particolare nel campo della miniatura. Nelle sue opere l’eco di Simone Martini e Pietro Lorenzetti si combina alla maniera di Lippo Memmi, avvicinandolo a Lippo Vanni e al “socio” Luca di Tommé.

NICCOLÒ DI TOMMASO (documentato a Firenze, Napoli e Pistoia, notizie fra il 1346 e il 1376), attr. Madonna col Bambino in trono circondata da dieci santi e ai piedi due angeli musicanti inginocchiati. Tempera e oro su tavola, 72x32,5 cm. La predella presenta le figure di Cristo e quattro santi eseguite in epoca moderna. € 17/22.000
NICCOLÒ DI TOMMASO
(documentato a Firenze, Napoli e Pistoia, notizie fra il 1346 e il 1376), attr.
Madonna col Bambino in trono circondata da dieci santi e ai piedi due angeli musicanti inginocchiati.
Tempera e oro su tavola, 72×32,5 cm.
La predella presenta le figure di Cristo e quattro santi eseguite in epoca moderna.
€ 17/22.000

NICCOLÒ DI TOMMASO
(documentato a Firenze, Napoli e Pistoia, notizie fra il 1346 e il 1376), attr.
Madonna col Bambino in trono circondata da dieci santi e ai piedi due angeli musicanti inginocchiati.
Tempera e oro su tavola, 72×32,5 cm.
La predella presenta le figure di Cristo e quattro santi eseguite in epoca moderna.

Lotto 53
€ 17/22.000

L’importante e preziosa tavoletta cuspidata costituiva presumibilmente l’anta centrale di un tabernacolo portatile a più sportelli destinato alla pratica devozionale privata. Viene attribuita con largo margine di certezza a Niccolò di Tommaso, voce di spicco nella pittura gotica fiorentina della seconda metà del Trecento che mostra significative affinità con i modi di Orcagna, Giovanni da Milano e, soprattutto, Nardo di Cione (del quale fu forse collaboratore nella Cappella Strozzi in Santa Maria Novella).

IL QUATTROCENTO

MAESTRO DI SAN MINIATO (attivo in Toscana nella seconda metà del XV secolo), attr. Cristo crocifisso fra la Vergine, San Giovanni Evangelista, San Gerolamo e San Francesco Tempera su tavola, 49x36 cm. Il dipinto è accompagnato da un’expertise del Prof. Giuliano Briganti. € 20/30.000
MAESTRO DI SAN MINIATO
(attivo in Toscana nella seconda metà del XV secolo), attr.
Cristo crocifisso fra la Vergine, San Giovanni Evangelista, San Gerolamo e San Francesco
Tempera su tavola, 49×36 cm.
Il dipinto è accompagnato da un’expertise del Prof. Giuliano Briganti.
€ 20/30.000

MAESTRO DI SAN MINIATO
(attivo in Toscana nella seconda metà del XV secolo), attr.
Cristo crocifisso fra la Vergine, San Giovanni Evangelista, San Gerolamo e San Francesco
Tempera su tavola, 49×36 cm.
Il dipinto è accompagnato da un’expertise del Prof. Giuliano Briganti.

Lotto 56
€ 20/30.000

Fu Giuliano Briganti ad assegnare per primo questa luminosa tavoletta all’allora, e ancora oggi, anonimo Maestro di San Miniato, personalità tratteggiata da Bernard Berenson come quella di un artista toscano della seconda metà del ‘400 specializzato in dipinti destinati alla devozione privata, ma capace di significative sortite sul fronte pubblico delle pale d’altare. Legato alla tradizione, ma attento ai segnali del suo tempo, l’anonimo maestro cerca di trovare un suo equilibrio tra gli ultimi bagliori della pittura gotica e l’avvento della nuova civiltà prospettica. In questo piccolo, affascinante dipinto a lui attribuito lo sforzo di aggiornamento prospettico è particolarmente evidente nel felice brano di paesaggio che fa da sfondo alla scena della crocifissione.

IL CINQUECENTO

PIETRO GRAMMORSEO  (1490 ca. - Casale Monferrato, ante 1531)  Santi Gregorio Magno e Stefano protomartire Tempera grassa su tavola e aureole in lamina d'oro, 126x52 cm € 70/90.000
PIETRO GRAMMORSEO
(1490 ca. – Casale Monferrato, ante 1531)
Santi Gregorio Magno e Stefano protomartire
Tempera grassa su tavola e aureole in lamina d’oro, 126×52 cm
€ 70/90.000

PIETRO GRAMMORSEO
(1490 ca. – Casale Monferrato, ante 1531)
Santi Gregorio Magno e Stefano protomartire
Tempera grassa su tavola e aureole in lamina d’oro, 126×52 cm

Lotto 44
70/90.000
Una formidabile tavola dei primi decenni del ‘500 raffigurante i Santi Gregorio Magno e Stefano. L’opera viene con alto margine di certezza ricondotta alla produzione di Pietro Grammorseo, pittore di origine fiamminga attivo dal 1521 in area piemontese, dove i modi düreriani della sua pittura subiscono l’inevitabile suggestione della tradizione leonardesca e della preminente personalità di Gaudenzio Ferrari. Le rare, bellissime opere di Grammorseo a noi pervenute, per lo più musealizzate, parlano di un artista di primario talento non casualmente oggi al centro di un’ampia indagine critica. Questa tavola con i Santi Gregorio e Stefano è chiaramente uno degli sportelli laterali di un polittico smembrato e in parte disperso. Con l’altro sportello, purtroppo decurtato, presente nella collezione del Musée des Beaux-Arts di Besançon, rappresenta l’opera più antica dello scarno catalogo del pittore ed è pertanto di fondamentale importanza ai fini della ricostruzione della sua ancora misteriosa carriera.

BONIFACIO DE’ PITATI detto BONIFACIO VERONESE (Verona, 1487 – Venezia, 1553) E AIUTI Sacra Famiglia con i Santi Gerolamo, Antonio da Padova e Caterina d’Alessandria Olio su tavola, 75x120 cm € 40/60.000
BONIFACIO DE’ PITATI detto BONIFACIO VERONESE
(Verona, 1487 – Venezia, 1553) E AIUTI
Sacra Famiglia con i Santi Gerolamo, Antonio da Padova e Caterina d’Alessandria
Olio su tavola, 75×120 cm
€ 40/60.000

 

BONIFACIO DE’ PITATI detto BONIFACIO VERONESE
(Verona, 1487 – Venezia, 1553) E AIUTI
Sacra Famiglia con i Santi Gerolamo, Antonio da Padova e Caterina d’Alessandria
Olio su tavola, 75×120 cm
Lotto 57
€ 40/60.000

Veronese di nascita, Bonifacio de’ Pitati seppe ritagliarsi un ruolo da protagonista sulla scena artistica della Serenissima, a quel tempo dominata dal genio di Tiziano e popolata da artisti di fulgido talento. La chiave di un successo subito coronato da prestigiose committenze pubbliche va ricercata nelle sue doti di eccezionale colorista e paesaggista. Guardando con attenzione all’opera di Lorenzo Lotto e Paris Bordon, Bonifacio trasse ispirazione principalmente dalla produzione di Palma il Vecchio, in particolare dalla sua ricca produzione di Sacre Conversazioni, di cui la bellissima tavola posta in vendita da Bertolami Fine Arts costituisce un notevole esempio.

IL SEICENTO

TOMMASO SALINI (Roma c. 1575 – 1625), attr. (o MAESTRO DI BARANELLO?) Apollo o Allegoria della Musica Olio su tela, 130×98,5 cm € 50/70.000
TOMMASO SALINI (Roma c. 1575 – 1625), attr. (o MAESTRO DI BARANELLO?)
Apollo o Allegoria della Musica
Olio su tela, 130×98,5 cm
€ 50/70.000

TOMMASO SALINI (Roma c. 1575 – 1625), attr. (o MAESTRO DI BARANELLO?)
Apollo o Allegoria della Musica
Olio su tela, 130×98,5 cm
Lotto 62
€ 50/70.000

Bellissimo e in cerca d’autore. Il superbo Apollo coronato di alloro, con la viola da braccio nella mano sinistra, l’archetto nella destra e, ai piedi, uno spartito musicale accartocciato, è da anni al centro dell’interesse degli studiosi. La sua lunga e complessa storia attributiva lo ha alla fine collocato nel catalogo del misterioso Tommaso Salini, attribuzione peraltro subito messa in discussione da quanti lo vorrebbero invece accreditare all’ancora più misterioso Maestro di Baranello. La citazione dell’Ares Ludovisi, che sembra evidente nella posa della figura, ci consente di datare il dipinto dopo il 1621-22, data del ritrovamento del capolavoro della statuaria romana, una datazione in perfetta linea con le sue caratteristiche stilistiche. Il suo controverso autore appare infatti capace di costruire un’opera di elegante respiro classico in cui l’uso di luci e ombre è però ancora memore dell’impegnativa lezione di Caravaggio.

CERCHIA DI MICHELANGELO MERISI DETTO CARAVAGGIO (Milano, 1571 - Porto Ercole, 1610) I giocatori di carte (I bari) Olio su tela, 117×150 cm Il dipinto è accompagnato da uno studio del Prof. Pierluigi Carofano e dalle indagini fisiche effettuate dalla Diagnostica per l’Arte Fabbri di Davide Bussolari. L’opera è inoltre corredata della xerocopia di parte del carteggio intercorso nel 1960 tra l’antico proprietario e Roberto Longhi. € 20/30.000
CERCHIA DI MICHELANGELO MERISI DETTO CARAVAGGIO
(Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610)
I giocatori di carte (I bari)
Olio su tela, 117×150 cm
Il dipinto è accompagnato da uno studio del Prof. Pierluigi Carofano e dalle indagini fisiche effettuate dalla Diagnostica per l’Arte Fabbri di Davide Bussolari. L’opera è inoltre corredata della xerocopia di parte del carteggio intercorso nel 1960 tra l’antico proprietario e Roberto Longhi.
€ 20/30.000

CERCHIA DI MICHELANGELO MERISI DETTO CARAVAGGIO
(Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610)
I giocatori di carte (I bari)
Olio su tela, 117×150 cm
Il dipinto è accompagnato da uno studio del Prof. Pierluigi Carofano e dalle indagini fisiche effettuate dalla Diagnostica per l’Arte Fabbri di Davide Bussolari. L’opera è inoltre corredata della xerocopia di parte del carteggio intercorso nel 1960 tra l’antico proprietario e Roberto Longhi.
Lotto 61
€ 20/30.000

Pubblicato da Pierluigi Carofano nel 2013, il dipinto è una copia dei celebri Bari di Caravaggio, opera di immenso successo e da subito replicatissima. Quella posta in vendita da Bertolami Fine Arts non è però una copia qualsiasi. Acquistata nel 1952 a Parigi dal collezionista italiano Luigi Lancellotti, fu definita da Roberto Longhi la più bella tra le tante repliche in circolazione del capolavoro caravaggesco. Tutto porta a pensare che questa tela di altissima qualità sia frutto di una conoscenza diretta del prototipo e che la sua esecuzione sia da collocare nella stretta cerchia del maestro entro il primo decennio del XVII secolo.

GIOVANNI BATTISTA CARACCIOLO, DETTO BATTISTELLO (Napoli, 1578 - 1635) Ecce Homo Olio su tela, 124x100 cm Con cornice € 40.000/60.000GIOVANNI BATTISTA CARACCIOLO, DETTO BATTISTELLO (Napoli, 1578 - 1635) Ecce Homo Olio su tela, 124x100 cm Con cornice € 40.000/60.000
GIOVANNI BATTISTA CARACCIOLO, DETTO BATTISTELLO
(Napoli, 1578 – 1635)
Ecce Homo
Olio su tela, 124×100 cm
Con cornice
€ 40.000/60.000


GIOVANNI BATTISTA CARACCIOLO, DETTO BATTISTELLO

(Napoli, 1578 – 1635)
Ecce Homo
Olio su tela, 124×100 cm
Con cornice
Lotto 63
€ 40.000/60.000

Battistello Caracciolo, uno degli assoluti protagonisti del caravaggismo napoletano, si cimenta da par suo con l’iconografia dell’Ecce Homo. Il bellissimo dipinto è pubblicato nel catalogo generale dell’artista curato da Stefano Causa, che lo ascrive a un periodo compreso tra il 1607 e il 1610, gli anni in cui Caravaggio lascia a Napoli i capolavori destinati a influenzare per sempre lo stile di Battistello.

LUCA GIORDANO (Napoli, 1634 – 1705),  Andromeda da Perseo - Apollo nella fucina di Vulcano Coppia di dipinti, olio su tela, 125x60 cm I due dipinti sono accompagnati da un’expertise del Prof. Giuseppe Porzio. € 40/60.000
LUCA GIORDANO
(Napoli, 1634 – 1705),
Andromeda da Perseo – Apollo nella fucina di Vulcano
Coppia di dipinti, olio su tela, 125×60 cm
I due dipinti sono accompagnati da un’expertise del Prof. Giuseppe Porzio.
€ 40/60.000

LUCA GIORDANO
(Napoli, 1634 – 1705),
Andromeda da Perseo – Apollo nella fucina di Vulcano
Coppia di dipinti, olio su tela, 125×60 cm
I due dipinti sono accompagnati da un’expertise del Prof. Giuseppe Porzio.
Lotto 65
€ 40/60.000
Due superbe tele, da ricondurre alla piena maturità spagnola di Luca Giordano, negli anni conclusivi del XVII secolo. I dipinti costituiscono chiaramente un pendant, non solo per le identiche misure e le palesi affinità di stile e composizione, ma ancor più per la stretta parentela concettuale che li ispira: entrambe le tele sono tratte dal quarto libro delle Metamorfosi di Ovidio e focalizzano i temi universali dell’amore, della fedeltà e del tradimento. Nella prima, Perseo, in groppa al suo cavallo alato Pegaso, libera Andromeda dalla tirannia del mostro marino, coronando le sue aspirazioni amorose; nella seconda, Apollo informa Vulcano dell’adulterio compiuto dalla moglie Venere con Marte. Le due favole mitologiche si presentano simmetriche nell’impianto compositivo e tale stringente correlazione corrisponde alla contrapposizione degli elementi che le due iconografia propongono: Terra / Fuoco per Apollo e Vulcano, Aria / Acqua nel caso di Perseo e del mostro.

LUCA GIORDANO (Napoli, 1634 – 1705), Andromeda da Perseo - Apollo nella fucina di Vulcano Coppia di dipinti, olio su tela, 125x60 cm I due dipinti sono accompagnati da un’expertise del Prof. Giuseppe Porzio. € 40/60.000
LUCA GIORDANO
(Napoli, 1634 – 1705),
Andromeda da Perseo – Apollo nella fucina di Vulcano
Coppia di dipinti, olio su tela, 125×60 cm
I due dipinti sono accompagnati da un’expertise del Prof. Giuseppe Porzio.
€ 40/60.000

IL SETTECENTO

LUCA GIORDANO (Napoli, 1634 – 1705),  Andromeda da Perseo - Apollo nella fucina di Vulcano Coppia di dipinti, olio su tela, 125x60 cm I due dipinti sono accompagnati da un’expertise del Prof. Giuseppe Porzio. € 40/60.000
LUCA GIORDANO
(Napoli, 1634 – 1705),
Andromeda da Perseo – Apollo nella fucina di Vulcano
Coppia di dipinti, olio su tela, 125×60 cm
I due dipinti sono accompagnati da un’expertise del Prof. Giuseppe Porzio.
€ 40/60.000

GASPER VAN WITTEL
(Amersfoort, 1653 – Roma, 1736)
Veduta di Ronciglione
Olio su tela, 61,5×75 cm
Il dipinto è siglato “W” sulla sella dell’asino posto sulla destra della tela.
L’opera è accompagnata da un’expertise del Prof. Giuliano Briganti.
Lotto 73
€ 70/90.000

Quando Giuliano Briganti, massimo conoscitore della pittura di Gaspar van Wittel, scrisse l’expertise che accompagna questa spettacolare e allora inedita Veduta di Ronciglione (19 settembre 1970) di tale soggetto era stata pubblicata un’unica altra versione, di dimensioni appena maggiori, nel catalogo ragionato dell’artista da lui redatto nel 1966. In seguito ne emersero altre due, di cui una datata 1721 che consente di ancorare l’intera serie a una cronologia certa.
la veduta mette in evidenza le scenografiche cascatelle e le ferriere, grazie alle quali Ronciglione aveva guadagnato una prosperità che l’aveva rilanciata, proprio al principio del Settecento, anche come meta granturistica della campagna romana, portandola per la prima volta all’attenzione dei principali pittori di vedute.

DOMENICO CORVI (Viterbo, 1721 - Roma, 1803) Santa Timotea tra i santi Francesco d'Assisi, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista Olio su tela, 228x152 cm In prima tela € 60/80.000
DOMENICO CORVI
(Viterbo, 1721 – Roma, 1803)
Santa Timotea tra i santi Francesco d’Assisi, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista
Olio su tela, 228×152 cm
In prima tela
€ 60/80.000

DOMENICO CORVI
(Viterbo, 1721 – Roma, 1803)
Santa Timotea tra i santi Francesco d’Assisi, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista
Olio su tela, 228×152 cm
In prima tela
Lotto 72
€ 60/80.000

Da molti ritenuta la più bella pala d’altare dipinta da Domenico Corvi, l’imponente tela si impone anche per l’originalità del soggetto in cui compare l’inedita visione di una Pietà con il Cristo sorretto dal Padre anziché dalla madre. L’opera reca sul retro il cartiglio “DOMENICO CORVI PINXIT/ROMA 1773”.
Grande protagonista della pittura romana di transizione dal barocco al neoclassicismo, il viterbese Domenico Corvi potè contare sin dal suo arrivo a Roma sul sostegno di importanti committenti. Tra i principali artefici del suo successo vanno sicuramente annoverati i conti Bernardino e Leonardo Antonelli, divenuti entrambi cardinali. A Leonardo è in particolare legata la storia dell’opera posta all’incanto da Bertolami Fine Arts. Uomo di lettere e vasti interessi culturali, il prelato si appassionò agli scavi eseguiti nelle catacombe romane, ricevendo in dono da papa Benedetto XIV le reliquie della martire Timotea. Il futuro Cardinal Leonardo fece trasportare le sacre spoglie nella cappella di famiglia a Brugnetto di Trecastelli, un borgo del territorio di Senigallia, commissionando al prediletto Corvi questa grande e bellissima pala d’altare da collocarsi all’interno di una chiesa cinquecentesca riedificata per l’occasione e dedicata ai Ss Timotea e Francesco d’Assisi.

POMPEO BATONI (Lucca, 1708 - Roma, 1787) Ritratto del cardinale Leonardo Antonelli Olio su ardesia, 75x56 cm Con cornice in bronzo dorata € 40/60.000
POMPEO BATONI
(Lucca, 1708 – Roma, 1787)
Ritratto del cardinale Leonardo Antonelli
Olio su ardesia, 75×56 cm
Con cornice in bronzo dorata
€ 40/60.000

POMPEO BATONI
(Lucca, 1708 – Roma, 1787)
Ritratto del cardinale Leonardo Antonelli
Olio su ardesia, 75×56 cm
Con cornice in bronzo dorata
Lotto 71
€ 40/60.000

Bellissimo ritratto su ardesia del Cardinal Leonardo Antonelli recentemente ricondotto in modo certo alla mano di Pompeo Batoni dal ritrovamento di un prezioso documento, il libro delle Messe celebrate nella cappella di famiglia dell’effigiato. Alla data del 10 novembre 1777, l’anonimo compilatore del registro annota: “Officio di Messe fatto celebrare dalla Nobil/ Casa Antonelli per la benedizione del ritratto/ del Sig. Conte l’Em. Card. Leonardo Antonelli/ opera del sommo M.o Pompeo Batoni”. La firma di Batoni è inoltre emersa sul retro del dipinto dopo l’ultimo intervento di pulitura e restauro.
Il dipinto fu commissionato dalla famiglia Antonelli per adornare il monumento edificato nel palazzo di famiglia al fine di celebrare la nomina cardinalizia di Leonardo


BERTOLAMI FINE ARTS

ASTA 46
DIPINTI, DISEGNI E SCULTURE
DAL XIV AL XIX SECOLO

Mercoledì 16 maggio 2018

Bertolami Fine Arts
Palazzo Caetani Lovatelli
Piazza Lovatelli, 1 – 00186 Roma

Esposizione:
11 maggio ore 19,00-21,30
12-15 maggio ore 10,00-19,00

Info:
Tel. +39 06 32609795 – +39 06 3218464 – +44 0 2079307558
e-mail: info@bertolamifinearts.com
www.bertolamifinearts.com

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