Disegni smisurati del ’900 Italiano: carte giganti in mostra per raccontare l’Italia che produceva arte pubblica
Chiude a Roma “Disegni smisurati del ‘900 italiano”. Sabato 5 e domenica 6 maggio sarà l’ultima occasione per visitare una mostra sulla carta destinata a un pubblico colto ed esclusivo e che invece ha saputo conquistare il consenso del botteghino. Un successo che dimostra come, quando raffinatezza e originalità sono al servizio di un racconto chiaro e avvincente, i visitatori arrivino numerosi e non facciano mancare il loro apprezzamento. Punti di forza dell’esposizione la perfetta ricostruzione di un ciclo di affreschi perduti e la rivelazione di un’Italia che produceva tanta arte pubblica, un Paese molto diverso da quello in cui viviamo. La narrazione è affidata a una spettacolare raccolta di cartoni preparatori di grandi imprese decorative commissionate nella prima metà del ‘900.
I disegni smisurati che danno il titolo alla mostra ospitata dal Casino dei Principi di Villa Torlonia sono i cartoni preparatori di grandi imprese decorative eseguite in un’epoca, la prima metà del ‘900, segnata dal ritorno alle antiche tecniche di decorazione, una tendenza favorita da un clima di fervente produzione di opere pubbliche. L’Italia che produce disegni smisurati impegna gli artisti nella realizzazione di monumenti per spazi urbani, pitture murali, mosaici e altorilievi in dialogo con l’architettura. Per questo la singolare pinacoteca di carte giganti allestita da Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli restituisce alla perfezione la temperie di una stagione dell’arte italiana.
Le monumentali quanto fragili carte raccolte in anni di ricerche dai curatori parlano di artisti tra loro anche molto diversi ma tutti accomunati da una talentuosa predisposizione per il disegno, esercizio praticato con incredibile finezza anche nella grande dimensione.
Una mostra nella mostra: la ricostruzione di uno spettacolare ciclo di affreschi perduti
Quasi una mostra nella mostra è un nucleo di cartoni colorati a pastello, opera di Pietro Gaudenzi (Genova 1880 – Anticoli Corrado 1955), che, assieme a bozzetti e foto d’epoca, ci consentono di ricostruire per intero un ciclo di affreschi oggi completamente perduto, quello che decorava le sale interne del Castello dei Cavalieri di Rodi.
I turisti che instancabili percorrono gli spalti del Castello dei Cavalieri di Rodi – il monumento più visitato dell’isola – stentano a comprendere di trovarsi all’interno di un falso storico, anzi, una fascist folly, come scrisse nel 1947 il redattore di un articolo pubblicato su Country Life.
La storia – suggestiva e divertente – è stata ricostruita con filologico rigore dai curatori della mostra Disegni smisurati del ‘900. Come si vedrà, il rigore filologico non era invece la prima preoccupazione di uno dei due protagonisti della vicenda, il gerarca Cesare Maria De Vecchi, ultimo governatore dei possedimenti italiani nel Dodecaneso.
De Vecchi concentrò il suo mandato sulla ricostruzione ex novo del semidistrutto Castello dei Cavalieri di Rodi. Il restauro, di fatto una straordinaria invenzione neomedievale degna di un kolossal cinematografico, fu portato a termine in soli tre anni costando l’iperbolica cifra di 30 milioni di lire d’allora.
Per decorare le pareti delle sale interne il governatore si rivolse a un pittore di successo, Pietro Gaudenzi. Dopo essersi visto bocciare soggetti come “Mussolini premia le mamme prolifiche”, lo stupefatto Gaudenzi – genovese, ma residente nel ridente borgo di Anticoli Corrado, il paese delle modelle – decise di porre mano a una strana impresa in cui trasferire la vita delle popolazioni della campagna romana nel mare Egeo. In questa nuova, idilliaca veste il progetto ottenne finalmente il placet del singolare committente, uomo di regime eppure per niente entusiasta “delle interpretazioni pittoriche della vita di tutti i regimi”.
L’Arcadia incantata nata dalla poetica trasfigurazione dei contadini ritratti dal vero nelle strade di Anticoli era però un sogno destinato a dissolversi a causa di un problema tecnico: la pietra arenaria di cui è fatta Rodi ha un contenuto salino altissimo che non permette ai comuni intonaci di resistere. Realizzato nel 1938, il capolavoro di Gaudenzi risultava già compromesso a partire dall’anno successivo e oggi non se ne conserva neanche un lacerto.
Rimangono per fortuna i bellissimi cartoni, che, esposti insieme a un vasto apparato fotografico d’epoca, raccontano in modo esaustivo un episodio poco conosciuto della storia dell’arte italiana del ‘900.
Le opere in esposizione: quando l’Italia produceva arte pubblica
In esposizione tanti protagonisti della scena artistica italiana della prima metà del ‘900, nomi del calibro di Adolfo De Carolis, pittore, illustratore prediletto da Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio, incisore e, soprattutto, xilografo tra i più grandi e innovativi del ‘900 italiano.
Il versatile artista è presente con il cartone preparatorio del dipinto La Primavera, esposto alla Biennale di Venezia del 1903.
Di nodale importanza anche la figura di Achille Funi, punta di diamante insieme a Sironi della gloriosa parabola del muralismo italiano anni ’30. Di Funi si mostra uno dei cartoni della sua opera di esordio come affrescatore, un ciclo di murales effimeri dedicati all’Eneide, realizzati per una sala della IV Triennale delle Arti Decorative e Industriali Moderne di Monza (1930). E poi due splendidi cartoni con schiere di soldati romani preparatori degli affreschi realizzati nel 1931 per la Chiesa di San Giorgio in Palazzo a Milano e il cartone della Vergine Annunciata, uno degli otto affreschi dipinti, tra il 1936 e il 1939, nella Chiesa di San Francesco a Tripoli. Presente, infine, una concitata scena di battaglia magistralmente disegnata per la preparazione di uno degli affreschi eseguiti nel 1949/50 nel Municipio di Bergamo.
Gino Severini firma il cartone della Madonna con Bambino affrescata nella prima metà degli anni ‘30 nel coro della Basilica di Notre- Dame du Valentin a Losanna, una sinopia splendida e commovente in cui il Bimbo Gesù ha le fattezze di Jacques, il figlio perso dall’artista solo qualche mese prima.
Impossibile non notare i cartoni preparatori per la Cerere e il Vulcano, due figure della Nascita di Roma, il mosaico progettato nel 1940 da Ferruccio Ferrazzi per il Palazzo dell’INPS di Piazza Augusto Imperatore a Roma: una straordinaria decorazione allegorica di 70 metri quadrati che campeggia sulla facciata principale dell’edificio. Il prestigioso incarico arriva a Ferrazzi nel 1938, in occasione del bimillenario di Augusto, una ricorrenza celebrata con grande enfasi dal regime fascista. Tra le iniziative più eclatanti vi è, appunto, il riassetto urbanistico dell’area circostante il Mausoleo di Augusto, concepita dall’architetto Vittorio Ballio Morpurgo come un moderno foro romano dotato di porticati che ospitano attività commerciali e pubbliche.
La mostra accende una luce anche su artisti ingiustamente dimenticati, Giulio Bargellini, ad esempio, uno dei protagonisti del frenetico restyling novecentesco di Roma. Due maestosi cartoni realizzati fra il 1926 e il 1927 ricordano una delle sue molteplici imprese decorative: gli affreschi dello scalone del palazzo dell’INA a Roma, oggi di proprietà dell’Ambasciata Americana.
Disegni smisurati del ’900 Italiano
24 novembre 2017 – 6 maggio 2018
Villa Torlonia, Casino dei Principi
via Nomentana 70
Biglietti euro 7,50 ridotto 5,50 – 6,50
(la biglietteria è presso il Casino Nobile)
www.museivillatorlonia.it