Uno dei più vasti e pregiati esempi di un complesso di tarsie marmoree, frutto di un programma che si è realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento
“Il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto”. Così Giorgio Vasari definì il pavimento della Cattedrale di Siena, uno dei più vasti e pregiati esempi di un complesso di tarsie marmoree, frutto di un programma che si è realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento. Composto da più di sessanta scene, il capolavoro – i cui cartoni preparatori furono forniti da importanti artisti, tutti senesi, tranne il pittore umbro Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, autore, nel 1505, della tarsia con il Monte della Sapienza – è generalmente coperto nelle zone di maggior frequentazione da fogli di masonite per motivi conservativi.
Ora a partire dal prossimo 27 giugno il pavimento viene rivelato grazie a una scopertura straordinaria in occasione della settima edizione di “Lux in nocte”, introdotta da un’opera luminosa curata da Marco Nereo Rotelli che, con la sua cifra stilistica, capace di rendere visibile la parola come figura, ha ideato un percorso visivo dove arte, musica scrittura interagiscono dando voce alla facciata. A partire dal 27 di giugno fino al 31 luglio e dal 18 agosto al 28 ottobre, il pavimento resterà dunque scoperto per la visita al pubblico, ma con una nuova modalità di lettura che illumina le tarsie del tappeto marmoreo con inediti effetti cromatici. Ne vedete alcuni esempi nelle immagini…