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Seduzione a tinte pastello. Alphonse Mucha e la Parigi fin de siècle a Bologna. IMMAGINI

Mostra Mucha Bologna

Mostra Mucha Bologna

“La missione dell’artista è di incoraggiare la gente ad amare la bellezza e l’armonia” Mucha

Forme sinuose, colori tenui e architetture floreali scandiscono ritmicamente i pannelli espositivi delle grandi sale di Palazzo Pallavicini, tinti di rosa per l’occasione: davanti ai grandi manifesti si respira l’aria della Paris fin de siècle, si rivive l’emozione delle Prime a teatro, si scoprono curiose e durature collaborazioni. Gli affreschi e i meravigliosi stucchi della residenza settecentesca sita nel cuore di Bologna diventano cornice di una grande retrospettiva dedicata ad Alphonse Mucha e alla sua produzione artistica, con un corpus di circa 80 opere tra manifesti, cartelloni e studi decorativi che racconta l’incredibile delicatezza dell’artista ceco e la sua straordinaria vocazione alla bellezza.

Amleto, 1899
Amleto, 1899

Una vita di instancabile produttività: nato a Ivancice in Moravia, per Alphonse Mucha fu chiaro fin da subito che avesse talento da vendere ma, nonostante questo, l’artista non riuscì ad entrare all’Accademia di Belle Arti di Praga. Ricevette il suo primo incarico come pittore professionista all’età di 19 anni ed ebbe in seguito la fortuna di proseguire i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Parigi, sostenuto da un ricco mecenate. È in questa città che Mucha, arrivato nel 1887, in un primo tempo si affermò come illustratore di libri e riviste, fino ad arrivare alla fama che oggi conosciamo, raggiunta grazie all’incarico assegnatogli dalla famosa attrice Sarah Bernhardt. Per lei avrebbe creato il manifesto di Gismonda, pièce teatrale di cui la stessa Bernhardt fu protagonista.

Mucha Bologna
Mucha Bologna

La litografia realizzata dall’artista ceco, in mostra a Palazzo Pallavicini, diviene una pietra miliare della sua produzione e rivoluziona la concezione stessa di manifesto. Piacque così tanto al pubblico che la famosa attrice parigina propose una collaborazione continuativa, affidando all’artista non solo la realizzazione dei manifesti, ma anche lo studio dei costumi e delle scenografie per le successive produzioni teatrali, stipulando con lui un contratto di cinque anni. Il percorso dell’esposizione bolognese inizia proprio da questa grande svolta nella carriera di Mucha: da quel momento in poi, grazie anche alla rappresentanza di F. Champenois, sarebbe diventato il più importante esponente dell’Art Nouveau a Parigi e le sue illustrazioni avrebbero decorato, oltre a libri, riviste e cartelloni pubblicitari, anche prodotti di consumo. Profumi, scatole di latta per biscotti, pannelli decorativi, e molto altro ancora, alcuni dei quali sono esposti a Bologna: un angolo di quotidiano direttamente da fine Ottocento.

La-Trippistine-1897
La-Trappistine-1897

La mostra, a cura di Tomoko Stato, comprende anche 27 opere mai viste prima d’ora in Italia: si tratta di un’esposizione corposa e variegata, organizzata in un percorso suddiviso per aree tematiche volto all’analisi del linguaggio dell’artista, sia durante gli anni di attività parigina, sia durante l’ultimo periodo di vita, trascorso nella sua terra natale. Le sezioni sono tre: la prima, dedicata alle donne, nella quale si trovano le icone e le muse dell’artista; la seconda incentrata sull’inconfondibile Style Mucha e infine una terza, interamente concentrata sul tema della bellezza. I personaggi femminili sono una costante della sua produzione, tanto quanto gli elementi naturalistici; le donne di Mucha sono leggere, ma al contempo estremamente terrene; sono emancipate e seducenti, ribelli e indipendenti. Portano a testa alta l’eredità delle arti antiche e parlano con gli occhi. Rappresentano le Stagioni e le Arti personificate, avvolte in drappeggi svolazzanti; spesso sono capaci di influenzare la moda e di diventare vere e proprie icone dal volto roseo e dai capelli fluenti e romantici. Queste sono le donne che animano la fantasia dell’artista che fece della bellezza la sua assoluta cifra stilistica, rese su carta grazie ad un tratto fluido, che basta a se stesso e viene valorizzato dall’aggiunta di tinte pastello, prevalentemente piatte, a campitura piena. Uno stile, quello di Mucha, che muta negli ultimi anni della sua vita, caricandosi di monumentalità, di pathos, di ombre e di colori profondi, influenzato dalle tradizioni e dalla cultura della sua terra natale. In mostra non solo opere finite, ma anche bozzetti e studi decorativi, anch’essi parte fondamentale del processo creativo e testimonianza della sua esperienza come insegnante. Presenti anche numerose fotografie scattate all’interno del suo studio: le modelle posano per l’artista affinché quest’ultimo le possa utilizzare come guida per disegnare le sue delicatissime donne. Tra le foto d’epoca anche il ricordo della sua amicizia con Paul Gauguin.

Job-1896
Job-1896

Grazie ad un’applicazione scaricabile gratuitamente da Google PlayStore e App Store Apple è possibile, una volta all’interno della mostra, utilizzare il proprio smartphone alla stregua di una vera e propria guida, approfondendo alcuni argomenti e usufruendo delle registrazioni vocali associate alle più importanti opere in esposizione.

Lorenzaccio e La Samaritaine, 1896-1897
Lorenzaccio e La Samaritaine, 1896-1897
Studio per pannello decorativo, 1900
Studio per pannello decorativo, 1900
mostra mucha bologna
mostra mucha bologna
mostra mucha bologna
mostra mucha bologna

Ph. Credits: Fabio Ezio Solinas

Informazioni utili

Dove: Palazzo Pallavicini, Via San Felice 24, 40122, Bologna (BO)

Orario di apertura: Aperto da giovedì a domenica dalle 11.00 alle 20.00/ Chiuso il lunedì, martedì e mercoledì

Biglietti: Intero: € 13,00/ Ridotto: € 11,00

Maggiori informazioni su:

www.palazzopallavicini.com

www.muchafoundation.org

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