All’interno del rione forse più caratteristico di Roma, vi è un antico e straordinario luogo di culto, la Basilica di Santa Maria in Trastevere, la cui costruzione è legata ad un evento miracoloso.
Si racconta infatti che proprio qui nel 38 a.C. sarebbe avvenuta una prodigiosa eruzione di olio dalla terra, interpretata come annuncio della venuta di Cristo, l’Unto del Signore. La primitiva basilica sarebbe quindi stata fondata nel III secolo d.C. da papa San Callisto, anche se le prime notizie certe riguardo la sua costruzione risalgono solo al IV secolo, quando papa Giulio I le diede una vera e propria forma basilicale. L’aspetto attuale è, come spesso accade, il risultato dei vari interventi effettuati durante il corso dei secoli e tra i più significativi vi sono quelli voluti da papa Innocenzo II e risalenti al 1138-1148, che videro una ricostruzione quasi totale della basilica, riutilizzando materiali di spoglio provenienti dalle Terme di Caracalla, come le colonne che dividono le navate interne.
Il campanile romanico, costruito sempre nel XII secolo, svetta all’esterno della chiesa così come in facciata è possibile ammirare la decorazione musiva del XIII secolo raffigurante la Madonna in trono con in braccio Gesù Bambino e due teorie di figure femminili ai lati che reggono tra le mani alcune lampade ad olio, citazione all’evento miracoloso qui avvenuto. L’elegante portico fu realizzato invece nel 1702 su disegno di Carlo Fontana per volere di papa Clemente XI, mentre sulla balaustra si scorgono le statue di alcuni pontefici, tra cui anche san Callisto. Nel portico, fino alla fine del 1800, si potevano vedere appesi alle pareti coltelli e spiedi (un’arma antica simile ad una lancia, anche se più corta): quando infatti un bullo del rione decideva di cambiare vita, appendeva qui “l’arma del mestiere”. Oggi vi sono invece conservate una raccolta di epigrafi cristiane, frammenti di fregi, resti architettonici dell’antica basilica, sarcofagi e pietre tombali.
L’interno invece è uno degli esempi più riusciti di architettura del XII secolo con perfette aggiunte datate al Cinquecento e al Seicento. Straordinario il pavimento cosmatesco (restaurato completamente da Virginio Vespignani nell’Ottocento) e il soffitto ligneo a lacunari, disegnato nel 1617 dal Domenichino, che dipinse al centro l’Assunta. Andando verso l’altare, si nota che il presbiterio poggia su un alto basamento in cui è indicato con l’iscrizione “fons olei” il punto esatto in cui sarebbe scaturito l’olio miracoloso. L’abside invece è decorata da una serie di mosaici realizzati nel XII secolo, che ritraggono il Cristo tra Santi, alcune scene dell’Apocalisse, papa Innocenzo II ritratto con il modellino della chiesa tra le mani. All’altezza delle finestre, vi sono invece i mosaici di Pietro Cavallini realizzati nel 1291 con le storie della Vergine.
Tra le cappelle laterali degna di menzione è quella eretta per il cardinale Marco Sittico Altemps, nipote di papa Pio IV, da Martino Longhi il Vecchio intorno alla fine del 1500, interamente decorata a stucchi ed affreschi e sull’altare l’antica immagine della Madonna della Clemenza, preziosa tavola romana ad encausto del VI-VII secolo. Suggestiva è poi la Cappella Avila, una sorta di teatrino sacro dalla fantasiosa cupola circondata da balaustra, dove quattro angeli sorreggono la base anulare di un lanternino con colonne, incluso in un secondo cupolino, sapiente opera realizzata nel 1680 da Antonio Gherardi, dalla chiara influenza borrominiana. Tra le altre interessanti opere custodite in basilica, vi sono il tabernacolo marmoreo firmato da Mino del Reame con fine bassorilievo prospettico realizzato nel XIV secolo e la tomba di Innocenzo II, eretta da Virgilio Vespignani nel 1869 per volere di papa Pio IX, che fece traslare qui il corpo. Un’ultima curiosità. Sul fondo della navata destra, vi è una piccola nicchia in cui sono conservati alcuni strumenti di morte e di tortura utilizzati per numerosi martiri, come catene, pesi di ferro e pietre, fra le quali, secondo la tradizione, vi è anche quella che fu legata al collo di San Callisto per farlo annegare in un pozzo, ancora conservato nella vicina chiesa a lui dedicata.
Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.