Torino è una città che ha il Liberty nel sangue, nel DNA diremmo oggi. Un Liberty incrociato incestuosamente con Il Simbolismo europeo, il quale ben si accordava – fin dalle origini – all’anima nera di questa piccola capitale pedemontana. Capace di unire un certo garbo parigino alla più vertiginosa e allucinata follia. Così Armando Audoli, curatore della mostra dedicata all’Art Nouveau torinese (“Crepuscolo modernista”, fino al 12 gennaio 2019) presso la Galleria Aleandri di Roma, nel dotto incipit del denso e pregevole catalogo.
Tratteggiando in poche righe, a nostro beneficio, il profilo auratico di un mondo lontano e ormai dissolto e di un gusto estetico divenuto precocemente inattuale. Adunate, negli spazi contenuti della galleria, nativamente votata ai movimenti artistici tra Otto e Novecento, una cinquantina di opere tra sculture in marmo, modellati e fusioni in gesso e bronzo, disegni, pastelli, dipinti, manifesti. Tra le quali ci conduce con disinvolta prudenza il gallerista Simone Aleandri. La mostra riguarda, in particolare, quel cenacolo di artisti che ruotava attorno alla figura di Guido Gozzano, dei Crepuscolari, di Amalia Guglielminetti – esordisce- …tra gli scultori emergono le figure di Leonardo Bistolfi e di Edoardo Rubino. Quali sono i pezzi più significativi dell’esposizione? Per esempio questo dipinto di Filippo Omegna che rappresenta un baccanale e che è stato esposto a Londra nel 1904 nella mostra dedicata all’arte italiana. Graziosamente incorniciato ci aggredisce il trittico di una danza menadica sorvegliata dall’erma di un fauno.
L’arte si volge alla realtà incerta del mito, sospesa fra il sogno ed un immaginario oltremondo sospinta forse da una ipnotica visione di bellezza…Questo, di epoca romantica, è un disegno giovanile di Angelo Morbelli del 1880 proveniente dalla collezione Pecci-Blunt: è uno studio preparatorio per il dipinto “La morte di Goethe”. E’ precedente al periodo indagato dalla mostra, ma vi è un’affinità d’intenti: nel quadro compiuto il dramma luministico che investe il poeta agonizzante trasmuta una cruda scena di morte in un simbolo di redenzione. Questo busto è opera di Carlo Fait, allievo di Pietro Canonica e proviene dalla collezione di Carlo Belli (autore del celebre Kn, il saggio-manifesto sull’arte astratta che tanto piacque a Kandinskj), suo nipote.
Lo sguardo vagamente introflesso della giovinetta si direbbe l’allegoria del distacco dall’ordinarietà del quotidiano e del viaggio desiderato verso un immaginario altrove. E questo è un gesso importante di Giovanni Riva, rappresenta Perseo con la testa di Medusa. Il titolo dell’opera “L’incubo” deriva da una scultura di Rodin…è un liberty ruvido…è pieno simbolismo…Dal sogno ci ridesta la strada. Ci perdiamo nel traffico urbano della vicina Via Arenula, sovrastato dalle austere architetture liberty di Carlo Busiri Vici.
CREPUSCOLO MODERNISTA
Cultura figurativa a Torino fra Simbolismo e Liberty
a cura di Armando Audoli
3 dicembre 2018 – 12 gennaio 2019
Galleria Aleandri Arte Moderna
Piazza Costaguti 12, Roma
Tel 0669314424, email: aleandriartemoderna@gmail.com ,