L’uomo seduto sulla poltrona in “12 minutes silence” appare a prima vista come uno dei solitari personaggi di Edward Hopper, ne incarna lo spirito e ne ripropone le cromie. L’opera in questione, però, non è un dipinto. Non è stato possibile correggerne le pennellate o la trama interna; le varie componenti dell’immagine risultano avere diversi gradi di nitidezza, perché sulla pellicola sono rimasti impressi tutti i movimenti e i cambiamenti intercorsi in quel lasso di tempo di esposizione fotografica durato, appunto, dodici minuti. Il respiro, l’impercettibile movimento del capo, i cambiamenti di luce: ogni minimo indizio di vita è intrappolato nella fotografia e convive con l’immobile spazio circostante, in cui lo sguardo del modello si perde.
Geert Goiris si concentra sugli effetti che il medium fotografico permette di raggiungere, modificando i parametri della macchina prima di ogni scatto, allungando o accorciando i tempi di esposizione, sfidando le intemperie ai confini del mondo. Le immagini che ottiene sono prevalentemente incentrate sul paesaggio, ma la figura umana non è mai del tutto assente nelle sue composizioni. Terraforming Fantasies è il risultato di una ricerca artistica molto personale, a tratti introspettiva, capace di catturare l’attimo e fermarlo in eterno, presentandolo al mondo come un frammento prelevato da mondi diversi dal nostro.
La mostra, realizzata da Banca di Bologna a cura di Simone Menegoi e Barbara Meneghel, è stata inaugurata in occasione dell’art week bolognese e rientra nei Main Projects di ART CITY 2019; presentato in concomitanza con Arte Fiera, sarà possibile visitarla fino al 24 febbraio presso il Salone di Palazzo De’ Toschi. Un percorso espositivo che comprende stampe fotografiche, uno slide show analogico e una video installazione multicanale: tutti i materiali vengono presentati al pubblico grazie ai moduli esagonali grigio antracite progettati dall’architetto Kris Krimpe. Disposti in maniera irregolare all’interno dello spazio, gli espositori permettono al visitatore di muoversi liberamente, scegliendo in autonomia la direzione in cui muoversi; alcuni sono aperti e invitano alla scoperta dell’ignoto, visibile solo dopo aver oltrepassato il buio filtro che separa l’interno e l’esterno del parallelepipedo. Goiris li definisce come «una costellazione di oggetti estranei nello spazio (…) una forma di colonizzazione».
La prima personale italiana del fotografo e videomaker belga prende il nome dall’installazione video inserita all’interno della mostra; con Terraforming Fantasies l’artista riflette sul futuro della nostra specie e sulla possibilità di alterare l’atmosfera di altri pianeti per renderli simili alla Terra e perciò adatti alla vita dell’uomo: «È fuorviante pensare alla terraformazione in questa fase. Di per sé è un concetto interessante, ma ci manca assolutamente la tecnologia e le risorse per farlo effettivamente (per non parlare della moralità). Tuttavia, sognarlo è molto umano: ambizioso e al tempo stesso tragicamente remoto. (…) Selezionando attentamente le immagini e presentandole in un ambiente scelto con cura, sto cercando di immergere gli spettatori in un mondo parallelo, che può assomigliare al nostro, ma non si abbina completamente a esso».
Informazioni utili:
Dove: Salone Banca di Bologna – Palazzo De’ Toschi, Piazza Minghetti 4 (BO)
Quando: dal 29 gennaio al 24 febbraio 2019
Orari di apertura: giovedì e venerdì h 15-19; sabato e domenica h 11-18
Ingresso gratuito.