Vogliamo davvero che il Venezuela diventi un altro Iraq, un’altra Siria, un’altra Libia?, si chiede Waters. Contro Maduro un concerto Live Aid organizzato da Richard Branson, patron della Virgin
“Questo concerto non ha nulla a che fare con gli aiuti umanitari, non ha nulla a che vedere con le esigenze dei venezuelani, non ha nulla a che fare con la democrazia, non ha nulla a che fare con la libertà“. Mentre l’Italia continua a tenere un profilo indefinito rispetto alla drammatica situazione del Venezuela, paese dilaniato dalla contrapposizione fra il leader “ufficiale” Nicolás Maduro e l’autoproclamato presidente Juan Guaidó, anche il mondo dell’arte prende partito, con vivaci contrapposizioni e polemiche. Che nell’ambiente della grande musica internazionale in questi giorni si concentrano attorno al concerto sopra citato, nelle parole di un gigante come Roger Waters.
Lo storico leader dei Pink Floyd, che non ha mai nascosto le sue aspre critiche alla diplomazia americana, scende in campo con decisione a sostegno di Maduro: “Vogliamo davvero che il Venezuela diventi un altro Iraq, un’altra Siria, un’altra Libia?” si chiede via Twitter. “Ho degli amici a Caracas che mi raccontano che per ora non c’è nessuna guerra civile, né omicidi, né presunta dittatura o arresti di massa, o limitazioni della libertà di stampa”. Ma, come accennavamo, il mondo della musica non è sempre d’accordo con lui: ed ecco arrivare il concerto Live Aid, organizzato per venerdì prossimo in sostegno di Guaidó da Richard Branson, l’eclettico patron della Virgin, con la partecipazione di musicisti come Juanes, Alejandro Sanz e Miguel Bosé. Il più attivo nel sostegno del nuovo presidente è però il cantante venezuelano José Luis Rodríguez González, meglio noto come El Puma: “andate in Venezuela e vedere come i bambini muoiono di fame, vedere persone in cerca di cibo nei bidoni della spazzatura, gente che muore di dolore perché non ha un antidolorifico”.