Il percorso espositivo si focalizza su un momento molto particolare della vicenda creativa di una delle più grandi artiste americane del Ventesimo secolo: dodici tele e un arco cronologico che intercorre tra il 1974 e il 1983 per una mostra che lascerà il segno nella Capitale.
Sovrapposizioni trasparenti e dissolvenze di colore evocano suggestioni di fluidi e paesaggi. L’oceano, le sue incontrollabili maree e poi, l’incontro con la terra. La mostra che la Gagosian di Roma dedica a Helen Frankenthaler (1928–2011) si focalizza su un momento molto particolare della vicenda umana e artistica di una delle più grandi artiste americane del Ventesimo secolo.
Dodici tele e un arco cronologico che intercorre tra il 1974 e il 1983. L’inizio di un intenso percorso creativo che sembra l‘incipit di un romanzo, quando Helen affitta una casa a Shippan Point nel Connecticut, affacciata sulle acque del Long Island Sound.
L’oceano si apre ai suoi occhi con le infinite mutevolezze delle sue maree. Sea Change – questo il titolo della mostra- ripercorre l’evoluzione della sua ricerca, incessantemente tesa alla sperimentazione, a partire dal blu diafano di Ocean Drive West #1 (1974) – l’opera in esposizione più aderente alla poetica di Color Field – fino alla tela più recente, Silver Express (1983) che testimonia il momento in cui Frankenthaler inizia a non pensare più al fluttuare delle acque cristalline e immagina invece di spostarsi su una superficie piatta e resistente.
Tra questi due punti di svolta, nella grande sala ovale della galleria svettano le imponenti tele dell’artista americana in qualche modo enfatizzate dalle grandi dimensioni dello spazio neutro e luminoso. Due dipinti sembrano legare i due momenti salienti di questa decade particolarmente prolifica dell’artista. In Jupiter (1976) e Reflection (1977), i colori caldi della terra si incontrano con il blu- verde dell’acqua, in un sorprendente effetto dissolvenza che sembra evocare un paradossale equilibrio di controllo e abbandono.
I colori si fanno decisamente più caldi nelle due tele di grande formato Tunis II e Dream Walk Red (entrambe del 1978), con densi strati di rosso scuro, rosa, cremisi, terra di Siena e rosso scarlatto. Seguono poi lavori più complessi e strutturati negli anni ottanta.
Come spiega la nota curatoriale:
In Feather (1976), Omen (1980) e Shippan Point: Twilight (1980) i colori si mescolano, si sovrappongono e si ripiegano l’uno nell’altro producendo sfumature morbide ed originali. I tocchi, i segni e i tratti di pigmento giallo di Omen preannunciano le successive tele orizzontali di dimensioni ambiziose: densi grumi e tracce di colore scuro su un fondo più chiaro in Sacrifice Decision (1981), o di colore chiaro su un fondo più scuro in Eastern Light (1982). Con Tumbleweed (1982), Frankenthaler inquadra questo approccio pittorico su un campo verde luminoso e compatto, allontanandolo dal riferimento ai valori atmosferici – di aria e acqua – per portarlo su un terreno più solido, come espresso dal titolo e dalla superficie verdeggiante.
L’esposizione – organizzata da John Elderfield, curatore senior di Gagosian – è accompagnata da un catalogo completamente illustrato con un nuovo saggio dello stesso Elederfield.
Quella ospitata a via Franceso Crispi è la quinta mostra del lavoro di Frankenthaler presentata nelle varie sedi della Gagosian dal 2013 (la prima in Italia). Ognuna si è soffermata su un particolare aspetto delle numerose sperimentazioni con il colore dell’artista, come quella fondamentale che segna la nascita della sua particolare tecnica soak-stain che l’ha consacrata come una figura di primo piano nel panorama della pittura internazionale del secondo Novecento.
Complementare alla mostra di Roma è quella che sarà presentata al Museo di Palazzo Grimani durante la Biennale di Venezia 2019 : in questo caso la mostra però si soffermerà sui concetti di pittura e panorama, passando in esame i quarant’anni di carriera dell’artista, figura di punta della seconda generazione di pittori astratti americani del Dopoguerra e famosa in tutto il mondo per il suo ruolo fondamentale nella transizione dall’Espressionismo Astratto al movimento Color Field e che tanti artisti ha influenzato in seguito.
Informazioni
HELEN FRANKENTHALER
Sea Change: A decade of paintings, 1974–1983
A cura di John Elderfield
13 marzo – 19 luglio 2019
Gagosian – via Francesco Crispi 16, Roma
https://gagosian.com