Entrato in sala con la quotazione più alta – 20/30.000 euro – il poster “Servizi espressi per tutto il mondo Italia-Cosulich-Lloyd triestino-Adria- è uscito con il più alto realizzo dell’incanto Cambi: 20.000 euro.
Affisso nel 1935 e giudicato “superlativo e sino ad oggi inspiegabilmente quasi trascurato dalla letteratura specifica del cartellonismo” col “mondo tagliato di netto” che già contiene, secondo gli esperti della casa d’aste, “l’idea del ‘taglio’ che solo oltre vent’anni dopo” l’artista “adopererà ripetutamente per la propria espressione artistica”, è stato certamente apprezzato ma non è riuscito a “scaldare” la sala. Due le offerte: 18.000 e 20.000 euro, cifra alla quale, appunto, è avvenuto il cambio di proprietà.
Una girandola di palette ha invece accolto uno dei non molti manifesti del pittore e scultore Franco Garelli: l’Incontro femminile di atletica leggera Francia – Italia, disputato allo Stadio Mussolini di Torino il 15 luglio 1933. Proprio in quel periodo l’artista entrò in contatto con i futuristi, in particolare con Francesco Tommaso Marinetti. A lungo dimenticato e trascurato, sul finire degli anni Novanta del secolo scorso un testo fermava la quotazione di questo lavorto intorno a poche migliaia di lire. Forse anche per questo gli esperti Cambi si sono mossi con molta prudenza, attribuendo al “suggestivo manifesto che testimonia la volontà di promuovere gli eventi sportivi internazionali negli anni del Regime” hanno ritenuto di comprimere la stima tra i 350 e i 500 euro, lo stesso di qualche tempo fa quanto nessuna paletta si alzò e di conseguenza tornò dal proprietario. Stavolta la sala, stranezze del mercato, è andata a gara per assicurarsi il gradevole manifesto di taglio vagamente scultoreo. L’ultima paletta alzata segnava quota 2.200.
Combattuto –ma questa non è una novità – un lavoro di Plinio Codognato, il cantore della velocità, chiamato a pubblicizzare, nel 1928, della 520 Fiat, una vettura di lusso che la casa torinese non esitò a battezzare “Optima”. Caratteristica di questo manifesto – ripetuta nello spettacolare Fiat 514 su piedistallo, del 1930- l’utilizzo dominante della critta che prevale sull’immagine del prodotto pubblicizzato. Dodici, complessivamente, le offerte. La prima partita da 6.500 euro, di un soffio sotto la stima minima, 12.000 quella scritta sull’assegno staccato dall’acquirente. Un risultato di tutto rispetto, anche se appena inferiore alla stima massima di 14.000 euro.
Pioniere prima, e maestro successivamente del cartellone, veronese di nascita e milanese d’attività, è considerato uno dei casi ”rarissimi, se non l’unico, cartellonista italiano che alla valentia artistica unisca una seria competenza tecnica pubblicitaria, frutto di un lungo e amoroso studio e di lunga esperienza”. Non solo. “E’ anche il cartellonista che vanta maggior numero di opere stampate e affisse in Italia”, e tra i preferiti, in vita, da parte di industriali e del pubblico. E ora dei collezionisti.
Da Bolaffi, a Torino, due differenti edizioni del “Fiat in pista”, nel 1999 fecero faville, registrando, nella versione con dimensioni più ampie, un realizzo record: 220 milioni di vecchie lire, intorno ai 113.000 euro. Quella più piccola, frutto di un ritrovamento legato alla promozione del manifesto base, fatturò una somma pari a circa 48.000 euro.
Archiviata per un arco temporale piuttosto ampio (dal 1899 al 1922) la pubblicità cartellonistica, la Fiat tornò sulla sua decisione affidandosi alle conclamate capacità di Plinio Codognato, al quale commissionò questo straordinario manifesto capace di trasmettere in chi lo osserva l’ebrezza mista al brivido della velocità che fa fischiare il vento. “Mission” del manifesto: sintetizzare in un’immagine il medagliere dell’annata. Le vittorie con la “804” a 6 cilindri di due litri, il Gran premio di Francia conquistato da Felice Nazzaro e il Gran premio d’Italia colto sul circuito di Monza da Pietro Bordino. Qualcuno ritiene che il manifesto che esalta le corse, abbia “influenzato attraverso il suo dinamismo grafico, anche le avventurose scorribande automobilistiche di celebri eroi di fumetti quali Mandrake, l’Uomo mascherato e Diabolik”.
Tra i tanti manifesti di tema automobilistico made in Fiat firmati da Plinio Codognato spiccano tra l’altro il Fiat 509, del 1925, con lo stabilimento del Lingotto entrato in attività due anni prima, nel 1923, sopra il quale il centauro solleva, per l’appunto, una 509 decappottabile, destinata all’uso famigliare di classe media. Codognato seppe esaltare anche la velocità della motocicletta a marchio Frera, ma anche le bicilette. Comprese quelle sfornate da Fiat. Altro cartellonista apprezzato e ricercato è il livornese Leonetto Cappiello che a Parigi, con le caricature di vip dello spettacolo e dello sport conobbe un discreto successo. Più di una quarantina i poster realizzati in Italia. Tra i quali il Bitter Campari, “una delle grandi immagini senza tempo della pubblicità mondiale” con la figura a metà tra lo spiritello e il giullare che alza una bottiglia di Bitter Campari, avvolto dalla buccia d’arancia, che conferisce all’insieme “dinamicità e giocosità alla scena”.
Due, anche in questo caso, le edizioni del poster targato 1921; quella più piccola ha realizzato 4.500 euro, mentre la più grande (199 x 140 centimetri) è rimasta al palo, invenduta. La spirale che nel 1930 il bulgaro Nicola Duilgheroff realizzò per l’amaro Cora, considerata “immagine emblematica della grafica pubblicitaria italiana degli anni Trenta”, da Cambi di euro ne ha spuntati 3.200.