Sotheby’s Milano apre l’asta milanese di giovedì 11 a Palazzo Serbelloni (corso Venezia, 16) con 28 lotti dell’asta di una collezione privata dedicata alla ceramica, quella dei collezionisti e mecenati tedeschi Bernd e Eva Hockemeyer. Solo dopo questo piccolo catalogo, sarà esitata l’usuale vendita primaverile di “Arte moderna e contemporanea”.
“Siamo grati per le tante opportunità che abbiamo avuto nel corso degli anni per acquisire sculture in ceramica… Per noi sono manifestazioni del grande fervore artistico italiano che iniziò negli anni Trenta e culminò nel periodo post bellico” commentano i collezionisti. La raccolta in asta è stata in mostra a Londra alla Estorick Collection of Italian Art dal 30 settembre al 20 dicembre 2009. Nel catalogo della mostra scriveva Gillo Dorfles: “Un elemento che ritengo sia essenziale ed evidente in questa collezione è il progetto di Bernd ed Eva Hockemeyer di pianificare e organizzare la loro collezione entro un contesto preciso e delimitato con chiarezza. Gli Hockemeyer hanno incentrato la loro collezione sul meglio dell’arte ceramica italiana”.
“The Hockemeyer Collection Twentieth Century Italian Ceramic Art” era il titolo della mostra di Londra, sulla quale la direttrice Roberta Cremoncini scrisse in introduzione: “La Bernd ed Eva Hockemeyer Ceramic Collection mostra il meglio della ceramica italiana nelle sue diverse forme. Questo antico medium è stato utilizzato in nuove ed entusiasmanti modalità da molti artisti… Gli artisti inclusi in questa mostra sono significativi non solo per la bellezza dei loro lavori ma anche per l’utilizzo rivoluzionario di questo materiale”.
A introdurre la collezione sono alcune opere di Lucio Fontana, che spaziano dalla metà degli anni Trenta agli anni Sessanta, analoghe anche per date, alla selezione di ceramiche esposte a New York alla mostra “Lucio Fontana On The Threshold” recentemente inaugurata al MET. “Io sono uno scultore non un ceramista” così diceva di sé Lucio Fontana in Le Mie Ceramiche, 1939, p.37. Nel 1935 inizia a collaborare con la manifattura di Giuseppe Mazzotti ad Albisola Marina, stringendo con il figlio Tullio una forte amicizia.
La ceramica rappresenta il mezzo migliore per celebrare il nesso spazio-colore-forma e il merito di Fontana è stato quello di rivoluzionare il significato della terza dimensione anche nella ceramica. Fontana intraprende una ricerca di arte pura “ricerca di forme, colore, vibrazioni di luce anti decorativa nel senso decadente alla quale era avvinta quest’arte” in “L. Fontana, Perché Sono Spaziale, Milano, 1952”.
La ceramica con testa di Medusa, realizzata dall’artista nel 1938, è una testimonianza della sua passione per i temi mitologici, nata nel periodo tra le due guerre. L’opera è stata esposta nel dicembre del 1938 alla storica Galleria Il Milione di Milano (est. € 180.000 – 200.000). Le tre teste di cavallo che costituiscono il cuore della scultura Teste di Cavallo, traggono ispirazione dai cavalli che decoravano il fregio del Partenone. L’opera, realizzata in terracotta smaltata nel 1948, è stata (già) nella collezione privata di Gigi Fornasetti, interior-designer e fratello dell’artista Piero Fornasetti, ed ha una stima di € 180.000 – 250.000. Gli anni tra il 1947 e il 1950 sono quelli in cui Lucio Fontana lavora al tema delle Battaglie, due delle quali sono presenti in questa collezione e tra cui citiamo Battaglia del 1950, stimata € 160.000 – 200.000. Rispettivamente del 1956 e del 1957 ed entrambi già in mostra a Tokyo nel 1990, sono i due Concetto Spaziale, stimati ciascuno € 50.000 – 70.000. Molti lavori di Fontana di questo ciclo sono stati esposti, insieme a opere su tela, in una mostra allestita dall’artista stesso alla Galleria Pozzetto Chiuso di Albisola, nell’agosto del 1959. Dello stesso anno il Concetto Spaziale tagli e incisione su ceramica dipinta, valutato € 80.000 – 110.000.
“Il gusto e la lungimiranza di Bernd e Eva Hockemeyer ha perfettamente colto l’importanza di un racconto artistico, non sempre valorizzato nel suo insieme – commenta Roberta Dell’Acqua, specialist dell’asta – In un unico percorso tematico, siamo in grado di cogliere appieno le innumerevoli potenzialità della ceramica: leggiamo i legami che hanno unito le sculture di Lucio Fontana, sia barocche che spaziali, con le ricerche di Emilio Scanavino, Giannni Dova e Roberto Crippa durante la celebre stagione di Albisola. Riscopriamo il costante e autonomo lavoro di Fausto Melotti, che pur parte da un ideale omaggio a Fontana nel 1948. Ammiriamo la potenza espressiva delle grandi sculture di Leoncillo, artista di cui deteniamo il miglior risultato d’asta assoluto. Tutto questo viene percepito anche passando attraverso le testimonianze di artisti quali Melandri, Gambone, Meli, Civitelli e Zauli, grazie ai quali questo fecondo cammino si arricchisce di ulteriori spunti.”
Leoncillo è presente in catalogo con San Sebastiano bianco, realizzato nel 1962 e stimato € 250.000 – 350.000. L’opera ai allaccia alla tradizione iconografica di San Sebastiano che l’artista aveva già proposto in lavori a grandezza naturale, in cui si percepisce appieno l’influenza dello scultore rinascimentale Luca della Robbia, così come scrive Leoncillo stesso sull’opera nel suo Piccolo Diario del 1961. Sempre di Leoncillo sono Piatto con cane del 1946 (est. € 30.000 – 40.000) e Cespuglio del 1957 (est. € 100.000 – 150.000). L’Omaggio a Lucio Fontana (Vaso) di Fausto Melotti rappresenta una delle più interessanti ceramiche di questa collezione (est. € 30.000 – 40.000).
Eseguita nel 1948, la scultura è un chiaro tributo alla bronzea Scultura Spaziale (1947) di Fontana, celebre anello verticale di colore nero già esposto alla XXIV Biennale di Venezia del 1948 e oggi in esposizione al MET di New York nella sopra-citata mostra. L’opera di Melotti, Vaso, è interamente ricoperta di vernice nera ed esprime con forza tutta la sua materialità – scelta singolare per un artista anti-materialista. Melotti già in precedenza aveva dedicato a Fontana una ceramica, Lettera a Fontana del 1944, come espressione della loro forte amicizia, nata quando erano giovani studenti all’Accademia di Brera a Milano, alla fine degli anni Venti.
Attento indagatore delle proprietà e anche dei limiti della creta, Melotti da prova di grande virtuosismo tecnico nella realizzazione di Vaso (Siluro), una terracotta policroma alta circa 60 cm, e datata 1955 (est. € 20.000 – 30.000). La scultura, che all’apparenza può sembrare in ferro, è una luminosissima ceramica decorata in uno stile ricco e volutamente pittorico. È del 1954 il Vaso, realizzato a quattro mani da Gianni Dova e Roberto Crippa. I due, conosciutisi all’Accademia di Brera, collaborano ad una serie di ceramiche chiamata Incontrollata, di cui quest’opera fa parte. La metà del vaso, decorata con una macchia di colore e incisioni, è frutto di Gianni Dova, mentre l’altra, dipinta con gocce policrome, è di Roberto Crippa (est. € 10.000-15.000). Del 1956 è Vaso di Emilio Scanavino, una terracotta su cui l’artista infligge, in un’incontrollata interazione, profonde incisioni e pennellate di colori vibranti (est. € 15.000 – 20.000).
A partire degli anni Cinquanta, Scanavino inizia a collaborare con la manifattura Mazzotti di Albisola ed è qui che conosce Fontana. Sempre ad Albisola e sempre nel 1954 si tiene il primo Incontro Internazionale della Ceramica, cui l’artista prende parte, realizzando alcune opere che vengono poi esposte nella mostra Incontro Internazionale di Albisola, alla decima Triennale di Milano (1954).
Cubo e Testa di Giuseppe Spagnulo fa parte di un ciclo di lavori in terracotta e grès, presentati nel 1965 alla monografica dedicata all’autore, al Salone Annunciata di Milano. L’opera, datata 1962, si compone di un cubo a cui è giustapposta una testa umana in stile “neocubista” che da origine ad un dialogo tra due entità contraddittorie quali possono essere la razionalità (il cubo) e l’emotività (la testa) (est. € 1.500 – 2.000).
In asta, inoltre, opere del 1931 di Pietro Melandri, del 1948 di Guido Gambone, del 1953 di Salvatore Meli, del 1954 di Carlo Zauli e infine del 1955 di Giuseppe Civitelli.
Roberta Dell’Acqua (specialist of the sale) ha commentato: «Il gusto e la lungimiranza degli Hockemeyer ha perfettamente colto l’importanza di un racconto artistico, non sempre valorizzato nel suo insieme in un unico percorso tematico: leggiamo i legami che hanno unito le sculture di Lucio Fontana, sia barocche che spaziali, con le ricerche di Emilio Scanavino, Gianni Dova e Roberto Crippa durante la celebre stagione di Albisola. Riscopriamo il costante e autonomo lavoro di Fausto Melotti, che pur parte da un ideale omaggio a Fontana nel 1948. Ammiriamo la potenza espressiva delle grandi sculture di Leoncillo. Tutto questo viene percepito anche passando attraverso le testimonianze di artisti quali Melandi, Gambone, Meli, Civitelli e Zauli, grazie ai quali questo fecondo cammino si arricchisce di ulteriori spunti».
Leoncillo è in catalogo con “San Sebastiano” bianco, realizzato nel 1962 e stimato 250–350 mila euro. Il suo record è di 969 mila euro per la “Grande mutilazione” del 1962, imponente colonna in grès e smalti. Le opere di Fontana in catalogo spaziano dalla metà degli anni Trenta agli anni Sessanta. “Teste di Cavallo” trae ispirazione dai cavalli che decoravano il fregio del Partenone. L’opera, realizzata in terracotta smaltata nel 1948, è stata (già) nella collezione privata di Gigi Fornasetti (interior-designer e fratello di Piero) ed ha una stima di 180– 250 mila.
Sotheby’s è lieta di proporre in asta a Milano, l’11 aprile 2019 alle ore 18.00, un’intera collezione privata dedicata alla ceramica, medium molto ricercato oggi dai collezionisti di tutto il mondo.
Ricordiamo a questo proposito il world record realizzato a novembre 2018 da Leoncillo con la Grande mutilazione del 1962, imponente colonna in grès e smalti, venduta a € 969.000 o la Madonna del 1954 di Lucio Fontana, ceramica riflessata e vernice oro che da una stima di € 130.000 – € 180.000 è stata aggiudicata, nella stessa asta, a € 405.000.