La prima mostra di David Salle alla londinese Skarstedt -dal 5 marzo al 26 aprile- si apre al ritmo di un jazz sfrenato che guida le composizioni di figure pop e cartoni.

Classe ’52, membro della cosiddetta generazione pittorica, il pittore statunitense crea una pittura in cui le figure si ricorrono e si scontrano, creando un mondo di relazioni di volta in volta stabili o mutevoli. Tutto guidato da una mania compositiva, fonte delle relazioni che si instaurano tra i vari elementi del quadro. Forma e colore si fondono, e da una prima immagine ne scaturisce un’altra, poi un’altra ancora e cos’ via fino a raggiungere un tutt’uno tra le parti.

In questo gioco infinito che sembra tanto uno spartito di musica improvvisata, Salle agisce sia da compositore che da direttore, giocando su tono, tempo e dinamiche della composizione. Tutto prende forma dal susseguirsi delle immagini, in un percorso inverso in cui la narrazione non è all’origine dell’iconografia ma ne è il risultato. Soggetto finale dell’opera non sono le singolo figure che compaiono sulla tela, ma l’accozzaglia di queste nel complesso, nata da un caos che in realtà è più un’improvvisazione jazzistica.

I dettagli in bianco e nero che si ritrovano in più quadri sono ripresi da disegni realizzati da Salle negli anni ’40 e ’50. Una citazione che equivale a una volontà di dar vita a una sorta di storia della pittura personale. Immagini con un loro significato specifico riprese e liberamente mischiate in un ritornello sincopato fatto di ripetizioni e riprese. Le scene si susseguono veloce e la loro ironia -o malinconia- è mediata da personaggi derivanti dal mondo dei cartoni animati e delle pubblicità, a simboleggiare la ricerca di una comunicazione immediata con chi li osserva.

*David Salle, Autumn Rhythm, 2018

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