Intervista esclusiva al giovanissimo fondatore di MAKE ITALIAN ART GREAT AGAIN, Giulio Alvigini, che in pochi mesi e solo con un profilo Instagram ha messo alle corde il SISTEMA dell’arte
Fa caldo finalmente, la temperatura sulla Martesana è piacevole, il gelsomino è fiorito, e proprio oggi al Motel Nicolella è venuto a trovarmi un giovane ragazzo ossessionato dall’arte contemporanea. Ora ve lo presento.
Nonostante le poche primavere sta già facendo parlare di sé on line, specialmente su Instagram.
Il suo profilo Make Italian Art Great Again confeziona praticamente tutti i giorni dei “meme” sul mondo dell’arte. Per gli analfabeti digitali (siete tanti lo so) si tratta di vignette, dal sapore satirico e amaro, che mettono il dito nella piaga dove è più scoperta. Emergono le incertezze e le contraddizioni di un mondo sempre di più esclusivo nel senso di capace di escludere il suo pubblico. Un settore che non necessita di audience insomma per andare avanti ma che si nutre di viziate relazioni di famiglia, come direbbe Wittgenstein.
La correlazione semantica tra immagine e testo nei meme è sempre azzeccata, e sottile. Quello che francamente mi ha colpito è quanto questi post siano costantemente centrati, a fuoco, quasi mai banali.
E ancor di più che a realizzarli sia un ragazzo di giovane età e non un vecchio rinsecchito e invidioso del successo degli altri.
Facciamoci due chiacchiere per vedere se oltre alle battute c’è di più.
– Giulio, benvenuto al Motel, posso offrirti qualcosa? cosa bevi?
Offrimi un bicchiere di Timorasso e sarò tuo per tutta la vita! È un super bianco alessandrino, prodotto nel tortonese; a mio avviso immeritatamente ancora sottovalutato e poco compreso a causa della sfortunata e ingombrante co-presenza di quella rockstar del Gavi… che bello essere nati in un territorio da vini!
Se manca non ti preoccupare, resto comunque un animale da opening: prosecchino bello fresco e amici come prima.
– Il Timorasso non ce l’ho ma appezzo la spiega sul territorio, splendido, che ti ha dato i Natali. Dimmi, quando ti sei affacciato al mondo dell’arte, come fai ad averlo compreso subito così a fondo?
Ho incominciato ad interessarmi veramente ai temi dell’arte contemporanea verso i diciotto anni, manifestando fin da subito la mia particolare predisposizione per lo studio delle logiche, delle dinamiche ma anche delle contraddizioni e delle isterie che caratterizzano il mondo dell’arte e dei suoi attori, preferendo le sovrastrutture del sistema, i processi decisionali/istituzionali e le componenti del mercato a quelli che ancora troppo spesso – romanticamente direi – vengono considerati i veri protagonisti della nostra cornice sociale: gli artisti e le loro opere.
Mi considero un cinico da questo punto di vista, ma pruriti personali a parte – non si scappa in questo mondo dalle percezioni non pienamente oggettive e dalle modeste interpretazioni – credo che il vero motivo che ha permesso e mi permette tutt’ora di capire un discreto numero di cose del mondo dell’arte, sia stata la mia insana capacità di trasformare una passione comune a tanti in un’effettiva e personalissima ossessione.
– Hai per caso preso spunto dal SMM della Fondazione Sandretto Silvio Salvo, per la tua attività? Per coinvolgere l’audience…
Non direi. Il lavoro di Silvio Salvo all’interno dell’ufficio stampa della FSRR è ormai consegnato alla storia recente della comunicazione dell’arte contemporanea in Italia (e non solo). Ma proprio per il suo essere, in primo luogo, “dipendente” di una realtà istituzionale e in secondo, un facilitatore e un maestro (Jedi) nell’avvicinare il grande pubblico dei non addetti ai lavori alla fondazione che comunica, andrebbe posizionato in maniera diametralmente opposta alla mia.
Make Italian Art Great Again, oltre ad essere una pagina di meme e contenuti ironici sul sistema dell’arte italiano, è soprattutto una fase importante della mia pratica e del mio lavoro. È una progettualità artistica a tutti gli effetti e la libertà di non dover sottostare a un’identità superiore nella scelta dei contenuti, mi permette di sperimentare costantemente le metodologie eterogenee più efficaci per raccontare quello che mi interessa e di rimettere in discussione ogni volta i format e le possibilità visive del mezzo.
Ovviamente ci accomuna un’evidente sensibilità e attenzione per gli strumenti dell’ironia e del demenziale, declinati però nelle forme più consone alle nostre necessità: lui parla a un pubblico che vuole e deve essere il più vasto possibile, mentre il mio obbiettivo è essere capito da una nicchia, una cerchia ristretta di persone specifiche.
Poi Silvio è un caro amico e ci troviamo spesso a collaborare per talk e conferenze, ed è sempre un piacere confrontarsi con lui sulle sorti della comunicazione, sull’ultimo derby e sulle categorie porno preferite.
– Che cosa ti piacerebbe fare in futuro, dove ti vedi tra qualche anno?
Viviamo una contemporaneità che ci impedisce di scandire e ipotizzare progettualità sul lungo termine, quindi mi riesce difficile oggettivamente fare calcoli sul futuro!
Il nostro tempo, sembra premiare le strategie pianificate sul breve/medio periodo – lo posso testimoniare anch’io nel mio piccolo – ma ciò non vuol dire che sia un male o limitante, oppure una condizione destinata ad affermarsi come l’unica modalità possibile: credo sia solo uno dei temi e dei trend più caldi ma le temperature – come ci ha insegnato il maggio appena trascorso – possono variare facilmente.
Ma visto che me lo chiedi, approfitto della circostanza per abbozzare la Lettera per il Babbo Natale del mondo dell’arte 2023!
1) Scrivere e pubblicare il mio “Manuale per battute da opening”; una guida essenziale per imparare a muoversi tra le pieghe (e le piaghe) del sistema dell’arte. Capitoli speciali: “Come rovinare l’incontro con un gallerista utilizzando 4 semplici parole”, il sempre verde “Come ottenere un rapido ed immeritato successo nel mondo dell’arte contemporanea” e per finire, il mitico “Come guadagnarsi una cena e forse un dopocena (livello Pro) con una gallerina e/o la contributor di un magazine online”.
2) Vorrei il Padiglione Italia, ma non come artista (che noia). Meglio fare il SMM, trovo assurdo che nel 2019 il padiglione della nazione ospitante la più importate kermesse artistica non abbia una piattaforma “attuale” per comunicarlo (ci comunica il Mibac!?!).
3) Una rubrica umoristica e/o di Gossip su Flash Art (stile ilRompipallone di Gene Gnocchi).
4) La mia Stand Up Comedy sul sistema dell’arte.
Insomma, tutti vorrebbero essere Maurizio Cattelan; a me invece piacerebbe diventare Maurizio Crozza!
– Si guadagna con Instagram, nell’arte?
Ho incominciato a guadagnare stabilmente negli ultimi mesi (ho aperto MIAGA il primo marzo 2018!) ma ci tengo a precisare, che il guadagno effettivo non si ha e non si potrà mai avere con una paginetta di meme sul mondo dell’arte su Instagram: Make Italian Art Great Again è “solo” uno strumento portatore di sovraesposizione mediatica – ovvero una cassa di risonanza formidabile per il racconto e la diffusione delle mie barzellette sull’art system, l’occasione per smontare e rimontare le contraddizioni del mondo dell’arte – e anche un dispositivo facilitatore per la creazione di quelle “dinamiche relazionali” che oggi più che mai si rivelano fondamentali tra gli addetti ai lavori.
Il guadagno effettivo lo costruisco collezionando varie collaborazioni con i musei e le altre istituzioni del mondo dell’arte. Conferenze e talk sono sicuramente un buon modo per sperimentare nuovi format d’intrattenimento e mettere in discussione il proprio operato, ma economicamente è soprattutto con l’affidamento della comunicazione o di una particolare progettualità legata al marketing istituzionale, che vado a rinfoltire le mie entrate.
– Ora facci vedere il tuo estro, tira fuori un po’ di meme. E buona permanenza al Motel.