Da Pandolfini Casa d’Aste il gioco non finisce mai. Nella sessione dedicata all’Arte Moderna e Contemporanea del 10 giugno non ci sono sconfitti, ma molti vincitori: Boetti, Alviani e Isgrò comandano. Non mancano le sorprese, con un celebre scrittore che questa volta nella mano ha stretto un pennello…
Milano. Dietro il battitore che sale fino all’ambone e testa l’attendibilità del microfono, un’opera di Alighiero Boetti domina la sala di vendita di Pandolfini. La parola che campeggia sul bordo alto del quadro, oltre a dare il nome al lavoro, sembra anche un ironico invito ai bidder: Giocare. Non che sia semplice, non che sia esente da responsabilità (soprattutto economiche), ma certamente la dinamica d’asta ricorda un gioco: una serie di lotti vengono aggiudicati dopo una rapida sessione dedicata ad ognuno; impossibile distrarsi, è possibile invece seguire una strategia, gestire i rilanci, attendere con pazienza per poi raggiungere l’obiettivo prefissatosi. O invece si può lasciarsi coinvolgere dal flusso delle chiamate, sbirciare il catalogo oppure rimettersi al primo impatto con un’opera che, anche se mai vista prima, diventa ora necessità primaria per il giocatore-collezionista.
L’esortazione di Boetti si traduce inizialmente in una fase di studio, assimilabile ai primi minuti di una partita di calcio, dove i lotti, seppur aggiudicati, hanno sfiorato le stime senza stimolare nei bidder l’interesse adeguato a fare si che i ritmi di rilancio si incalzassero. Il primo squillo arriva da un protagonista inaspettato: giornalista, scrittore e anche pittore, Dino Buzzati porta le sue Anime in pena fino a 13.000 euro, superando la stima massima di 12.000 euro, dopo un’accesa sfida che scuote la sala. Ora tutti hanno voglia di giocare, soprattutto perché le occasioni iniziano a diventare ghiotte. Cavallino con tempietto (10.500 euro) di Giorgio de Chirico si avvicina ai bidder abbandonando il tempio e perdendosi nello spazio bianco sul finire della tela; dimensione trascendentale che ridonda nelle Architetture cosmiche di Virgilio Guidi, turbinio di giallo e blu che convince i compratori a spingersi fino agli 11.000 euro.
Giochi d’infanzia (Anton Zoran Music, Cavallini, 5.500 euro) e giochi adulti (Alberto Sughi, Il Grande Caffè, 5.500 euro) introducono alla prima opera in grado di raddoppiare la decina: La dogana dal palazzo ducale, ancora di Music, viene battuta infatti per 20.000 euro. Avvicinamento all’area di rigore, raggiunta definitivamente proprio con Giocare: 115.000 sono stati gli euro necessari per aggiudicarsi l’opera di Boetti, che ora ha definitivamente rotto gli argini e aperto a offerte più ardite. Da segnalare in questo verso le doppiette che, anche se a distanza di diversi lotti, realizzano Emilio Vedova e Tano Festa. Il maestro dell’informale sorprende prima con Emerging (16.500 euro), opera che in parte ricorda Scanavino, e poi affonda con un suo grande classico, Senza titolo (15.000 euro), ingarbugliato scontro di colori. Tano Festa ottiene due successi legati dal colore azzurro e dalle sue “sbarre” che tagliano la scena: Da Michelangelo è il successo maggiore con i suoi 21.5000 euro, opera complementare alla successiva, omonima, che si ferma però a 14.000. Sul finire d’asta invece, come un bambino che proprio non vuole abbandonare il cortile, si scatena un rapido scambio di offerte che porta la stima massima di 1.200 euro per Una finestra sul mare, sempre di Tano Festa, a crescere fino a 7.500 euro.
Né si gioca né si scherza con Carla Accardi che, dopo il clamore suscitato dai 110.000 euro necessari per aggiudicarsi Senza Titolo di Pier Paolo Calzolari, tiene alta la tensione dei bidder che accettano la sfida dei suoi segni colorati: Parentesi viene battuto per 24.500 euro, mentre Due punti arancio per 6.500 euro. Euforia confermata dai 140.000 euro con cui sulla piattaforma online di Pandolfini un bidder conquista Rilievo speculare ed elementi curvi di Getulio Alviani. I ricami colorati e vivaci di Boetti di certo non possono arrestare l’entusiasmo, Dall’oggi al domani realizza 17.000 euro, e il per niente scontato gioco di parole di Emilio Isgrò, Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, realizza il record d’asta di 190.000 euro. E chissà che dentro i Piccoli doni (16.000 euro) di Paladino non ci fossero giochi utili ai Due bambini nell’aia di Cagnaccio di San Pietro (15.000 euro).
Ciò che è certo è che dopo l’ebbrezza, c’è la flessione. Fase di gioco stanca, anche se costante nelle vendite. Le scintille arrivano da Sandro Chia (Il Dormiente, 24.000 euro e Uomo, 4.800 euro), Arman (Composizione, 7.800 euro, e Senza Titolo APA#8110.03.005, 16.000 euro). E se anche De Chirico questa volte delude – Gli archeologi si fermano a 8.500 euro, superando di poco la stima minima di 8.000 euro) – a far si che la partita si concluda con gli applausi ci pensano due colpi a sorpresa: accompagnato per tutto il tempo della “sfida” da interessato chiacchiericcio e diffuso fervore, Donna con l’anguria di Giuseppe Migneco triplica la sua stima massima raggiungendo i 6.000 euro; altrettanto discussa e interessante la chiamata di Audrey, di DMINC (Delfina Mincarelli), che raddoppia la stima massima iniziale portando i bidder fino agli 8.000 euro. Chiude infine Fabrizio Plessi, la cui opera, (I) Up-Down Video 2, realizza 25.000 euro: non male per una gioco che sembrava chiuso.
*Dino Buzzati, Le Anime in pena