A Vicenza ci si immerge nel colore. Fino al 23 giugno due tra i più bei palazzi della città ospitano i più bei lavori dell’illustrazione contemporanea grazie a Illustri Festival, biennale dedicata ai “disegnini” – come li chiama scherzosamente Francesco Poroli, presidente dell’associazione Illustri – che quest’anno è giunta alla sua quarta edizione.
Due sedi, tre mostre, 23 artisti e 279 illustrazioni sono i numeri che raccontano l’evento, l’unico in Italia che raccoglie questa forma d’arte, che contamina sempre più ambiti della cultura del nostro tempo. Dall’editoria al gaming, dalla pubblicità all’interior design, fino alla moda, l’illustrazione è sicuramente la forma d’arte più in voga, e Illustri Festival vuole raccoglierne il meglio. Special guest dell’edizione 2019 è Malika Favre, con i suoi lavori a metà tra pop e optical art che l’hanno resa famosa in tutto il mondo.
Ecco allora che la Basilica Palladiana, gioiello architettonico nel cuore di Vicenza, apre le porte alle esposizioni di Illustri e Saranno Illustri; la prima è dedicata a 11 artisti già ampiamente affermati in tutto il mondo, la seconda nasce invece come vetrina per altre 11 giovani e promettenti promesse.
Tra gli Illustri è da citare sicuramente Camilla Falsini, con le sue forme geometriche e i colori esplosivi che arrivano dalla passione per l’arte dei graffiti e che hanno già stregato brand internazionali come Nike e Adidas. Camilla è autrice anche del disegno che dà il volto al Festival, il muso di un gattone che è un omaggio ai “vicentini magnagati” (a forse anche a Mauro Gatti, illustratore italiano che lavora a Los Angeles ed è una delle colonne portanti dell’associazione). A guidare l’allestimento delle due mostre della Basilica Palladiana è stata l’idea dei contrasti, escamotage che permette agli spettatori di capire quanto è vasto e diversificato il mondo dell’illustrazione. Ben lo si capisce, ad esempio, dall’accostamento di Francesco Bongiorni, con i suoi lavori digitali semplici e puliti, e i disegni a matita, estremamente grafici, di Marco Mazzoni. Poco distante, le opere di Luca Font: primo tatuatore a far parte della collettiva, con una lunga esperienza come writer. Degli stili diversissimi, ma che fanno perdere lo spettatore in un mondo sognante di colori e linee.
Tra i Saranno Illustri in grande ascesa vale la pena di dare uno sguardo alle illustrazioni ironiche, ma incisive di Andrea Chronopolous e le sottili e brillanti critiche all’epoca digitale di Elia Colombo, in arte Gebella.
A pochi passi da Piazza dei Signori, attraversando corso Palladio, si arriva poi alla sede di Galleria d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, che da tre anni ospita la terza mostra di Illustri Festival, dedicata quest’anno all’”Illustrissima” Malika Favre. Francese di nascita, londinese d’adozione, Malika ha portato 125 dei suoi lavori tra le sale di questo palazzo cinquecentesco, che prima di lei ha ospitato le personali di Pablo Lobato e Noma Bar.
I suoi lavori sono ipnotici. Con l’uso di poche righe e una palette di colori mai troppo ampia, è in grado di fare una perfetta sintesi dei soggetti più vari, che nella mostra sono divisi in quattro temi: la donna, il viaggio, la cultura pop e la società, l’erotismo.
Malika disegna con una linea estremamente minimalista che è però in grado di rendere le sue immagini estremamente semplici, ma perfettamente bilanciate e aggraziate. Questo stile le ha permesso di conquistare più volte la copertina di magazine come il The New Yorker – l’olimpo per qualunque illustratore – per arrivare quindi alle campagne create per Vogue, Gucci e Sephora.
Grande merito di Malika, in particolare per la sala dedicata all’eros, è la sua capacità di realizzare immagini erotiche – come l’alfabeto con le posizioni del Kamasutra – senza mai risultare volgare.
Chicca della personale che presenta a Vicenza è una potente illustrazione che rappresenta Hillary Clinton realizzata per il The New Yorker, ma mai pubblicata: sarebbe dovuta uscire il 9 novembre 2016, per festeggiare l’ingresso della prima donna alla Casa Bianca, ma sappiamo tutti come andò a finire.