Anna Caruso dialoga con Casa Testori e le opere ospitate. La casa intorno al vaso parla di ricordi, di memorie personali e idealmente condivise. Dal 21 giugno al 20 luglio e dal 26 agosto al 8 settembre 2019 a Novate Milanese.
Casa Testori ormai da 10 anni è impegnata nel proporre produzioni culturali nell’ambito dell’arte contemporanea. Sempre capace di innovarsi e trovare nuovi campi di indagine, dal 21 giugno al 20 luglio e dal 26 agosto al 8 settembre 2019 si apre ad un’installazione site-specific ideata in stretta relazione con la figura di Giovanni Testori. Curata da Davide Dall’Ombra, la mostra personale La casa intorno al vaso è dedicata ad Anna Caruso.
Dopo l’esperienza alla Thomas Masters Gallery di Chicago dello scorso gennaio, l’artista torna in Italia rinnovata nella sua indagine attorno alla visione soggettiva del tempo e sulle capacità sinestetiche che la nostra mente utilizza per generare una memoria personale. La realtà filtrata e, in un certo senso cancellata, sconvolta e ricomposta, dalla nostra memoria è, infatti, al centro della sua ricerca, visibile in dipinti segnati dalla striatura geometrica che crea piani e spazi che si moltiplicano all’infinito. Flora, fauna, architettura naturale e artificiale si sovrappongono sul piano e stimolano la percezione a collegare tutti gli elementi secondo la propria esperienza personale.
La casa intorno al vaso è costruita allo stesso modo: le opere di Anna Caruso dialogano con le opere presenti nella casa e con la villa stessa, annodando l’arte e le vicende personali di Testori con quelle dell’artista. In questo nodo esperienziale il visitatore non è chiamato a sciogliere solamente queste due dimensioni, ma a riflettere sulla sua stessa esistenza.
“L’uomo è l’unico essere vivente che, a quanto ne sappiamo, vive coscientemente l’ineluttabilità e il dramma della propria mortalità ben oltre l’istinto di sopravvivenza e conservazione della specie” afferma Anna Caruso, mentre salendo i gradini dello scalone ci accoglie l’opera che dà il titolo alla mostra, La casa intorno al vaso: un vaso evocato e non rappresentato, quale simbolo della casa stessa, che è capace di abbracciare il vuoto dell’esistenza.
Nella grande stanza da letto una tela di oltre quattro metri apre la parete di fondo verso le montagne rocciose, mentre sulle pareti della camera successiva si fronteggiano la celebre Crocifissione del 1949, dipinta da Testori, e il personale omaggio dell’artista: un’opera di pari formato soggetto alla sincerità e alle contaminazioni personali e del nostro tempo.
Di fronte alla grande libreria si schierano quattro ritratti: sono Giovanni Testori e sua madre, Anna Caruso e suo padre. Dialogo a quattro che ispira improbabili discorsi, affinità affettuose e moti nostalgici imprevisti. Nella camera di Testori da ragazzo, il tema del nudo presente alle pareti – un tempo per le tele attribuite a Géricault e Courbet, oggi nel lavoro a esse dedicato da Andrea Mastrovito nel 2011 ispira alla Caruso un lavoro intimo, figlio dell’installazione presentata al Teatro Elfo Puccini lo scorso anno, in cui una nuvola di centinaia di disegni accarezza il visitatore.
La piccola stanza finale accoglie mondi che si allargano ancora una volta. Anna dipinge tutte le pareti con un grande wall drawing e il pavimento coperto da una tela, ma la pittura non si dà confini, scalando i gradini che portano al solaio e interagendo con la grande conifera del giardino che si staglia oltre la finestra.