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L’arte che vede nudo: seduzione e censura nell’estate marchigiana

Cagnaccio di San Pietro, Allo specchio, 1927 Cagnaccio di San Pietro, Allo specchio, 1927
Andrea Salvatori, Testone, 2016
Andrea Salvatori, Testone, 2016

L’estate di San Benedetto del Tronto è all’insegna della sensualità. Vedo nudo. Arte tra seduzione e censura racconta il corpo umano in tutte le sue forme artistiche. Dal 7 luglio al 6 ottobre alla Palazzina Azzurra.

Probabilmente nulla è più affascinante del corpo umano. Sia quando le sue curve sono protette dai vestiti, sepolte tra il tessuto e il seducente mistero del non visto; sia quando queste esplodono nella meraviglia della nudità, rivelazione che accompagna stupore, manifestazione che sazia gli occhi ma non il desiderio. Formula, quest’ultima, che ben si applica al nudo artistico: massimo stimolo per la fantasia, nodo di desiderio inestricabile. Nell’immobile composizione dell’opera d’arte il nudo si fa prossimo ma di fatto inavvicinabile. Non si possono toccare le forme che pur ti invocano, non ci si può immergere in una scena immaginata. Eppure se ne respira l’atmosfera, il desiderio volteggia da noi verso l’opera e viceversa, si instaura un meccanismo seduttivo irresistibile.

Cagnaccio di San Pietro, Allo specchio, 1927
Cagnaccio di San Pietro, Allo specchio dettaglio), 1927

Di questa fascinazione è rimasta vittima anche la Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, che dal 7 luglio al 6 di ottobre ospita la mostra Vedo nudo. Arte tra seduzione e censura. Un viaggio tra i molteplici punti di vista che gli artisti hanno dato del corpo umano, maschile e femminile, attraverso tutte le espressioni artistiche che hanno caratterizzato il Novecento: pittura, scultura, video installazioni, grafica e fotografia. Un’analisi storica e artistica, ma anche concettuale, attorno ad un tema che affascina e spaventa l’uomo da sempre. Sul limite tra l’attrazione e il timore il nudo ha conquistato un posto fisso nell’immaginario comune, anche se la sua natura misteriosa impedisce di cristallizzarlo in una forma univoca.

Giuseppe Mastromatteo, Indepensense III, 2012
Giuseppe Mastromatteo, Indepensense III, 2012

Si passa all’ora dall’Estasi di Giuseppe Renda, un busto di donna in bronzo realizzato dallo scultore nel 1890 all’olio su tela Nudo femminile di Osvaldo Licini, al disegno su carta Ritratto femminile di Amedeo Modigliani, all’olio su tavola di Cagnaccio San Pietro che ritrae una donna allo specchio, passando per una Maddalena di Renato Guttuso e le ancestrali sculture della serie ‘tagli’ di Lucio Fontana. Vedo nudo arriva fino ai giorni nostri con il nudo inquietante di Oliviero Toscani per la campagna contro l’anoressia e il grande acrilico su tela di Giuseppe Veneziano, dal titolo Novecento 2009 che riprende la tradizione iconografica dell’allegoria restituendoci, in una immagine grottesca, i tratti dei protagonisti della storia del secolo scorso.

Giuseppe Veneziano, Novecento 2009
Giuseppe Veneziano, Novecento 2009

Tra gli altri artisti in mostra grande spazio è dato alla fotografia con Gian Paolo Barbieri, Piero Gemelli, Giuseppe Mastromatteo e un’opera che ritrae il noto critico Vittorio Sgarbi, e ancora il video Peep Show di Rino Stefano Tagliafierro, le ceramiche di Andrea Salvatori, le due sculture del quartetto The Bounty Killart tra le quali campeggia un inedito creato ad hoc per la mostra, Claudio Cintoli, Scipione (Gino Bonichi).

Oliviero Toscani, No-Anorexia, 2007
Oliviero Toscani, No-Anorexia, 2007

 

Piero Gemelli, Together, 1990
Piero Gemelli, Together, 1990

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