Burning, arriva al cinema il nuovo film di Lee Chang-dong, regista di Poetry
Continuano ad arrivare in sala i grandi film degli anni scorsi. Dopo The Rider e Mademoiselle è ora la volta di Burning, che arriva al cinema dal 19 settembre grazie a Tucker Film (con, a sorpresa, un bellissimo poster). Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un capolavoro da non perdere.
Quelli di Tucker film sono da sempre attenti al cinema dell’estremo Oriente (Il prigioniero coreano, Train to Busan, Ritratto di famiglia con tempesta, Tokyo Love Hotel, etc.), cinema che in Italia ha una sua nicchia di affezionati, ma che raramente riesce a registrare buoni incassi.
Con Cannes 2019 i riflettori si sono accesi (nuovamente) sul cinema sudcoreano grazie alla Palma d’Oro assegnata a Bong Joo-ho. Ma il cinema di questa nazione vive ormai già da vent’anni una seconda e poderosa giovinezza (basti pensare a Park Chan-wook, Kim Ki-duk e Kim Ji-woon) che la critica sostiene (a fasi alterne) a gran voce. Il pubblico è più refrattario.
Tucker film approfitta per portare in sala quattro titoli per capire meglio il trionfo di Parasite di Bong Joo-ho anche a quegli spettatori che non frequentano abitualmente Il fascino (in)discreto della Corea del Sud. Quattro film per testimoniare il meglio delle produzioni recenti e l’incredibile ricchezza creativa di un’industria che ha raggiunto il quinto posto del box office mondiale: Little forest di di Yim Soon-rye, A taxi driver di Jang Hoon, The gangster, the cop, the devil di Lee Won-tae e Burning di Lee Chang-dong.Presentato al Festival di Cannes nel 2018 – dove ha vinto il Premio FIPRESCI – Burning vede come protagonista Jongsu, un giovane fattorino con aspirazioni letterarie. Il giovane un giorno incontra Haemi facendo una consegna. I due iniziano a frequentarsi e la ragazza, prima di affrontare un viaggio in Africa, gli chiede di occuparsi del suo gatto. Jongsu accetta, ma quando Haemi ritorna non è più da sola: ha conosciuto Ben, un individuo tanto ricco quanto misterioso, niente sarà più come prima…
Lee Chang-dong, regista di Poetry (distribuito sempre da Tucker Film, 2011), prende spunto da un racconto di Murakami (Granai incendiati, pubblicato in Italia da Einaudi nella raccolta L’elefante scomparso e altri racconti) e lo trasporta nella Corea del Sud, trasformando poche pagine in un “grande romanzo cinematografico”.
Il racconto di Murakami aveva già insito in sé una matrice cinematografico grazie all’atmosfera misteriosa che lo caratterizza. Un mistero che Lee Chang-dong ha moltiplicato, cinematograficamente, su più livelli, dando voce, sul grande schermo, a un mondo oscuro, sfuggente: sentiamo che qualcosa non va sotto la superficie quotidiana della modernità, ma non siamo in grado di spiegarci cosa. O non vogliamo. Un grande puzzle, un rompicapo, dove le persone, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione o dallo status sociale, sono piene di frustrazione. Burning è un film di rabbia e di mistero.
Un dramma silenzioso e potente, che carbura in maniera lentissima ma inesorabile, con la forza magnetica di una marea. Il regista coreano allestisce un thriller silenzioso pieno di sottintesi e non detti, riempiendolo di ombre e inquietudini. Un triangolo forse amoroso, forse criminale in cui i protagonisti si attraggono e si respingono. Ieri e oggi, ricchezza e povertà, presenza e assenza, dovere e piacere: in Burning tutto è doppio, tutto è doppiamente ingannevole.