Lo scalone del Palazzo del Barone Empain, al Cairo
Il bizzarro palazzo costruito in aperto deserto tra 1906 ed il 1911 a Eliopolis, nella parte orientale della capitale egiziana Il Cairo, combina architettura persiana, islamica e neo-classica
“Chi è il principiante che sta dietro al restauro dei palazzi d’Egitto? La nostra eredità viene distrutta in modo sistematico“, “Avete letteralmente demolito i nostri monumenti“. È questo il tenore di alcuni dei commenti – affidati al gruppo Facebook chiamato “storici egiziani” – che accompagnano il restauro del Palazzo del Barone Empain, il bizzarro e affascinante edificio costruito in aperto deserto tra 1906 ed il 1911 a Eliopolis, nella parte orientale della capitale egiziana Il Cairo. A promuoverne la realizzazione fu Édouard Louis Joseph Empain, ricco ingegnere ed imprenditore belga, nonché un appassionato egittologo, giunto in Egitto nel 1904 per gestire un progetto riguardante la costruzione di una linea ferroviaria.
SFOGLIA LA FOTOGALLERY
10 • Un giorno di pioggia a New York (Woody Allen)
Le sento già, le frasi a effetto pronunciate con orgoglio da tutti i cinefili di Santo Stefano uscendo dal cinema. “Un film di cui non si sentiva il bisogno”, “Woody Allen non è più quello di una volta”. D’altronde, a sentir loro, tutti gli ultimi film di Woody Allen sono scarsi. Tutti tranne Midnight in Paris, che ha commosso chiunque.
2019
09 • I morti non muoiono (Jim Jarmusch)
I morti non muoiono – e a quanto pare neanche Jim Jarmusch, che ormai da anni combatte per dimostrare al suo pubblico di non aver perso lo spirito indie(pendente). Ecco allora che, dopo Paterson, per confermare di essere a corto di idee ha messo insieme un cast d’eccezione (Adam Driver, Bill Murray, Chloë Sevigny, Tilda Swinton, Steve Buscemi, e c’è pure Iggy Pop), ha ri-tirato fuori una storiella sugli zombie e con un po’ di meta-teatro si è conquistato l’apertura del Festival di Cannes. Una “cagata pazzesca”, come avrebbe detto Fantozzi? Probabilmente sì. Ma se c'è Adam Driver, sceriffo un po’ nerd, con la testa di Selena Gomez in mano è chiaro che hai scoperto la ricetta del successo.
2019
08 • Guava Island (Hiro Murai)
Childish Gambino (aka Donald Glover) è una stella ormai consacrata. Da sempre tra musica, cinema e tv, dopo il successo dei singoli This Is America e Feels Like Summer “il buon Donald” non si è mai fermato. L'11 aprile, in occasione del suo show al Coachella, ha debuttato con Guava Island, un mediometraggio molto particolare da lui prodotto e interpretato, diretto da Hiro Murai (regista del videoclip di This Is America). Un po’ animato e in stile “giro solo in pellicola 16mm”, il film vede la straordinaria partecipazione di Letitia Wright (Black Panther), Nonso Anozie (Xaro Xhoan Daxos di Game of Thrones) e soprattutto Rihanna, che è sempre the top of the world anche nel minuscolo ruolo di piccola aiutante di Childish Gambino. Imperdibile.
2019
07 • The Laundromat (Steven Soderbergh)
“Ma che senso ha The Laundromat dopo The Big Short di Adam McKay?” Questa è la domanda che si sono posti in tanti a settembre, sul Lido di Venezia, dopo l’anteprima dell’ultimo film di Steven Soderbergh: The Laundromat, la “commedia” politica scritta da Scott Z. Burns (regista, tra l’altro, del recentissimo The Report con Adam Driver e Annette Bening) basata sul libro Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite di Jake Bernstei. Se abbia un senso – ed eventualmente quale senso – io proprio non lo so, ma qualsiasi film accettato da Antonio Banderas è un film che merita un posto in classifica.
2019
06 • American Animals (Bart Layton)
In tanti hanno azzardato il paragone con Le iene di Tarantino… e non avevano tutti i torti. Tratto da una storia vera, American Animals è il figlio di un matrimonio improbabile fra l’heist movie e il documentario. Raccontato dai suoi veri protagonisti, il film è interpretato da quattro giovani protagonisti dell’autorialità di ultima generazione: Evan Peters (American Horror Story), Barry Keoghan (Dunkirk, The Killing of a Sacred Deer), Blake Jenner (Glee, What/If) e Jared Abrahamson (incredibile in Hello Destroyer). Tirando uno schiaffo al mito del maschio bianco, questo strano esperimento è arricchito dai disegni originali del libro The Birds of America di John James.
2018
05 • Once Upon A Time in Hollywood (Quentin Tarantino)
Un altro cast eccezionale (che con Jarmusch condivide Austin Butler, da tener d’occhio) per un autore che sul suo essere autore ci ha costruito molto di più di una carriera, ma una vera e propria fede. A cinquant’anni suonati, Brad Pitt picchia gli hippie e si toglie la maglietta mentre ripara l’antenna di Leonardo Di Caprio, che dal canto suo si diverte tra l’Old (Wild) West e la Seconda guerra mondiale. Margot Robbie interpreta Sharon Tate che a un certo punto si riguarda sul grande schermo di un cinema di Los Angeles... ma sullo schermo c’è la vera Sharon Tate, e noi cinefili siamo già tutti un fuoco. E c’è anche un lanciafiamme. Ma si deve aggiungere altro?!
2019
04 • Midsommar (Ari Aster)
Se una notte d’estate, un viaggiatore… Dopo aver terrorizzato il pubblico con Hereditary, Ari Aster è tornato con un altro viaggio all’insegna dell’inquietudine. E lo fa con un cast intelligente tra cui spicca Will Poulter (protagonista della saga di Maze Runner e dell’iconico episodio Bandersnatch di Black Mirror) e guidato da una leader d’eccezione: Florence Pough, anche nel Little Women di Greta Gerwig e nello stand-alone su Black Widow al fianco di Scarlett Johansson. Accolto con benevolenza dalla maggior parte della critica internazionale, Midsommar ha il pregio di essere esattamente quel che ti aspetti: come il tableu che spoilera il film in un primo, meraviglioso, shot d’apertura. In fondo, tutto quello che ci deve far paura si nasconde proprio sotto la luce del sole.
2019
03 • Dolor y Gloria (Pedro Almodóvar)
Pedro Almodóvar sceglie Come sinfonia di Mina per accompagnare le seducenti immagini del suo ultimo capolavoro. Ma Dolor y Gloria è molto più dell’ultimo film di Almodóvar e sembra più il film biografico tratto dalla sua autobiografia. Per aiutarlo a raccontare questa storia tornano (quasi) tutti: Cecilia Roth, Julieta Serrano, Penélope Cruz e Antonio Banderas. E se la musica che sente Mina è “come sinfonia”, per spiegare ai più giovani (o ai più scettici) che cos’è il cinema di Almodóvar ci aiutano proprio le parole di Banderas, intervistato nel 2014 da Fabio Fazio a Che tempo che fa: «Tu hai attraversato moltissimi generi […] molto diversi tra loro… [ma] c’è un genere che ti piace di più interpretare?» «Diciamo che, alla base di tutto, i sette film che ho fatto con Pedro Almodóvar mi soddisfano davvero».
2019
02 • Parasite (Bong Joon-ho)
Regia di Bong Joon-ho. Soggetto di Bong Joon-ho. Sceneggiatura di Bong Joon-ho. Il suo talento l’aveva intuito Netflix già nel 2017, quando produsse Okja (con Steven Yeun e Tilda Swinton). Ma è stata la 72ª edizione del Festival di Cannes a consacrarlo al grande pubblico. Indubbiamente ne è valsa la pena – e non soltanto perché fra le canzoni della colonna sonora spicca un’improbabile In ginocchio da te di Gianni Morandi, ma perché Parasite è bellissimo. Fra pochi mesi lo ritroveremo in corsa all’Oscar® per il miglior film straniero – e soltanto un pensiero attanaglia le nostre menti: Gianni Morandi è nelle playlist dell’Academy.
2019
01 • Marriage Story (Noah Baumbach)
Il “Wes Anderson dei poveri”. Così Baumbach è stato etichettato per anni, da quel lontano 2004 in cui co-firmò la sceneggiatura de Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Quello che doveva essere un fantastico trampolino di lancio, per molto tempo è stato al contrario una spada di Damocle. A niente sono valsi i successi di Frances Ha e The Meyerowitz Stories. Fino alla 76ª Mostra del cinema di Venezia. Marriage Story (Netflix) ha cambiato le carte in tavola: complice una sceneggiatura spaventosamente acuta, precisa, ficcante, limpida fino all’ultimo respiro – e complici due attori protagonisti come Adam Driver e Scarlett Johansson. Marriage Story è il film con cui Noah Baumbach è finalmente diventato Noah Baumbach. Si attendono conferme agli Oscar®.
2019
Il palazzo, rimasto per lungo tempo abbandonato, è ora oggetto di costosi lavori di restauro iniziati nel 2017 e finanziati in parte dal Belgio, la cui conduzione ha scatenato i commenti di cui sopra. Progettato dall’architetto francese Alexandre Marcel e decorato dall’architetto belga Georges-Louis Claude, l’edificio si presenta come un mix di architettura persiana, islamica e neo-classica, molto ispirato ai templi cambogiani di Angkor Wat, con un portale in stile indiano, una complessa scalinata a chiocciola, ascensori, stanze segrete. Il ministro delle Antichità Khaled el-Enany ha difeso il restauro: “Stiamo ridando vita a questo monumento abbandonato, i colori sono corretti e si basano su fonti storiche”.
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.