In occasione della prossima mostra su Man Ray organizzata da Camera a Torino (dal 17 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020), ripercorriamo la sua vita artistica e conosciamo alcune delle sue muse e amanti.
Man Ray, all’anagrafe Emmanuel Radnitzky (27 agosto 1890, Philadelphia – 18 novembre 1976, Parigi) è stato un importantissimo fotografo, pittore e grafico nonché esponente sia del Dadaismo che del Surreliasmo (anche che non si è mai definito tale). La sua formazione artistica inizia a New York dove frequenta una scuola serale di disegno artistico e dal vivo avvicinandosi subito alla pittura, suo primo amore. Si interessa alla fotografia solo nel 1914 quando compra una macchina fotografica per poter immortalare le sue opere e averle sempre con sé.
La fotografia per Man Ray non è altro che un mezzo per guadagnarsi da vivere, come dimostra il suo avvicinarsi al mondo della moda e delle riviste patinate: “avrei fotografato una serie di donne, avrei potuto anche diventare uno specialista nel campo del ritratto femminile. Era un mercato più vasto”. Nel 1921 Man Ray si trasferisce a Parigi insieme all’amico Duchamp (conosciuto nel 1915) e inizia a farsi notare soprattutto per i ritratti di personaggi famosi tra cui gli amici surrealisti di Duchamp, diventando nel 1924 il primo fotografo surrealista. È proprio in questi anni che scopre una delle tecniche che lo renderanno famoso: i rayographs,immagini fotografiche ottenute poggiando degli oggetti direttamente sulla carta sensibile. Nel 1929, insieme all’assistente Lee Miller, Man Ray ridarà vita alla tecnica della solarizzazione ottenendo fotografie i cui soggetti sono contornati da un bordo nero che li fa sembrare dei disegni. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale sarà costretto a lasciare Parigi e spostarsi in America, ma ritornerà in Francia dove vivrà fino alla morte.
Sebbene si sia sempre definito pittore e quasi mai fotografo, sottolineando spesso una mancata ammirazione per questo mezzo, ha dimostrato una sinergia tra i due: “mi sono spesso divertito a fare fotografie che possono essere scambiate per riproduzioni di dipinti che sono stati ispirati da fotografie”. Questo mezzo infatti diventa fondamentale perché capace di catturare ogni immagine presente nella mente e dargli vita: “nonostante i suoi aspetti meccanici, la fotografia mi aveva sempre affascinato in quanto modo di dipingere con la luce e le sostanze chimiche”.
L’interesse primo di Man Ray infatti è quello di creare opere d’arte capaci di “divertire, disorientare, annoiare o ispirare la riflessione, ma non a suscitare ammirazione per l’eccellenza tecnica che si riversa di solito nelle opere d’arte”. È quello che l’artista ottiene con le fotografie che hanno come soggetti le bellissime donne coinvolte nella sua vita, come amanti, assistenti, amiche o semplicemente committenti. Il suo amore per il corpo femminile e per l’erotismo permea tutte le fotografie: la donna infatti viene percepita come una musa eterea e magnifica, nonché come simbolo di passione e seduzione da mostrare senza tabù. Gli scatti dell’artista sono diretti, non c’è nessun tentativo di voler nascondere il corpo della donna, che viene anzi enfatizzato da pose sperimentali e azzardate ma eleganti, insieme al gioco di bianco e nero creato dalla luce. Anche la scelta del luogo enfatizza la dimensione di sogno: Ray predilige spazi ordinati e luoghi non definiti, perfetti per esprimere una presenza eterea e fuori dal mondo.
Molte sono state le donne che hanno posato per lui, da Virginia Woolf a Elsa Schiapparelli, da Coco Chanel a Nusch Eluard, ma alcune di queste sono state anche amanti, assistenti e amiche importanti. Ne vediamo alcune.
Kiki de Montparnasse
Kiki de Montparnasse, pseudonimo di Alice Prin, è stata una ballerina, cantante e prostituta molto conosciuta nei locali di Parigi. L’incontro con Man Ray (1921) è stato travolgente e l’amore immediato (la storia durò sei anni), il fotografo rimase colpito dalla spregiudicatezza di Kiki e non ci pensò due volte a immortalarla nelle sue fotografie, complice il suo corpo perfetto che “avrebbe ispirato qualunque pittore classico”. Kiki diventò quindi il soggetto di molte fotografie di nudo, tra cui la conturbante Noir et blanche (1926), ma la sua figura venne consacrata con la fotografia Le Violon d’Ingres (1924). Viene fotografata di spalle in una posa molto sensuale, col corpo leggermente coperto da una stoffa in fantasia e i capelli raccolti in un turbante, sulla schiena le due effe del violino. Il titolo indica un hobby: come per il pittore Ingres il violino era un passatempo così per Man Ray la fotografia è solo un mezzo per guadagnare soldi.
Berenice Abbott
Berenice Abbott è stata fotografa e assistente di Man Ray dal 1923 al 1926. L’artista l’ha scelta perchè voleva qualcuno senza conoscenze fotografiche in modo da poterlo formare da zero e insegnargli tutte le tecniche da lui create. Il loro rapporto terminò tre anni dopo per un’insana competizione tra i due, portata all’apice quando Peggy Guggenheim chiese alla Abbott di essere fotografata scavalcando Ray. In seguito all’allontanamento dal fotografo, Berenice continuò la sua attività di fotografa concentrandosi sulla città di New York e le periferie della Florida, creando una raccolta documentaria molto importante.
Lee Miller
La modella e fotografa americana divenne assistente, amante e musa di Man Ray nel 1929, quando si incontrarono a Parigi dopo il suo trasferimento dall’America. In passato era già stata modella per il padre, anche per scatti di nudo, e in poco tempo lo divenne anche per Man Ray, diventando il soggetto di superbe solarizzazioni. Questa tecnica è stata riscoperta durante una seduta nella camera oscura, dove la Lee è stata costretta ad accendere la luce a metà del processo a causa di un topo che girovagava per la camera oscura. I rapporti si sono freddati nel 1932 e la Miller è ritornata a New York per lavorare da sola come fotografa. Famose sono le sue labbra, fotografate da Ray e diventate il soggetto di All’ora dell’osservatorio gli amanti (1932-34) e la fotografia La preghiera (1930), dove si vede il fondoschiena della modella coperto parzialmente dalle mani della modella creando una posa che evoca pensieri sessuali in netto contrasto col titolo.
Meret Oppenheimer
Meret e Ray si conoscevano perché entrambi facevano parte della cerchia di surrealisti parigini. Ray ce la descrive come una donna disinvolta e libera, per nulla soggetta al controllo maschile. Poserà per il fotografo nel 1934: “posò nuda per me, con le mani e le braccia imbrattate d’inchiostro nero (…). Fu pubblicata soltanto una foto di Meret appoggiata al torchio, ma anche quella era decisamente conturbante, un esempio perfetto del gusto surrealista per lo scandalo”.
Dora Maar
L’amica e fotografa Dora Maar conosce Man Ray grazie a Picasso, suo compagno di vita fino al 1943. Fu assistente di Man Ray intorno al 1930 e posò per alcuni ritratti, continuando poi da sola nell’ambito della moda e della pubblicità, sempre con un taglio surrealista.
AdyFidelin
Adrienne conobbe Ray a Parigi nel 1936, conquistando da subito per la sua bellezza e il fatto di essere di colore, dettaglio non da poco visto che in quegli anni trovare foto con modelle nere era pressoché impossibile. Divenne il soggetto per diverse fotografie di moda in cui Ady indossava abiti e accessori tipicamente africani, The Bushong of Africa sendshats to Paris, portando così a un’importante presa di posizione nei confronti del mondo della moda.
Juliet Browner Man Ray
L’ultima musa e forse la più importante per Man Ray è stata sicuramente la moglie Juliet Browner, ballerina e modella americana che ha conquistato il cuore del fotografo per poi sposarlo nel 1946. Juliet è il soggetto della raccolta di foto 50 faces of Juliet Browner (1941-1955), in cui sono presenti oltre 50 sperimentazioni e risultati ottenuti con diverse tecniche e stili. Questo album è il racconto di un amore e di una vita lunga 35 anni e testimonia la bravura, la modernità e l’eleganza che contraddistingue le fotografie di Ray.