Di sicuro uno dei più belli stand visti quest’anno in fiera. Celestial Bodies è il progetto curatoriale della galleria Mazzoleni proposto per la sua terza partecipazione a Frieze Masters. Getulio Alviani, Agostino Bonalumi, Alexander Calder, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Giulio Turcato, Victor Vasarely e Gianfranco Zappettini celebrano il ventennio che ha preceduto l’allunaggio del 1969, nei 50 anni della sua ricorrenza. A cura di Sergio Risaliti.
L’arte del secondo dopo guerra è il marchio della galleria Mazzoleni di Torino (e Londra). Hans Hartung e Art Informel per la sede londinese di Albemarle Street, le ricerche cosmiche di ispirazione scientifica per lo stand E14 a Frieze Masters 2019. Cattura e avvolge lo spazio dedicato ai Concetti Spaziali di Fontana e alle Superfici Lunari di Turcato. Un blu notte senza tempo ospita Celestial Bodies sotto il cui cielo si raccolgono le ispirazioni e aspirazioni dei più iconici artisti italiani anni ’50, e non solo. Il trait d’union è il ventennio che precede l’evento che ha cambiato per sempre la storia dell’uomo e la sua concezione di spazio: l’allunaggio del 1969. Prima di questa data l’uomo guardava al cielo con incertezza e fascinazione e le esperienze artistiche del tempo risentirono fortemente degli sviluppi scientifici in campo astronomico.
L’osservazione del cosmo e dei suoi principi indeterminati hanno portato così alle “estroflessioni” di Agostino Bonalumi (1964) e alla serie Bellatrix di Vasarely, appartenente al “periodo bianco e nero” del 1957, in cui l’artista ungherese naturalizzato in Francia intitolava le sue opere con i nomi di astri e costellazioni, mentre i Cerchi Virtuali di Getulio Alviani riportano sull’acciaio le teorie astronomiche riguardanti l’azione della luce sulle superfici. Sembra invece suonare una melodia lontana La Cometa di Fausto Melotti, isolata e rialzata, le cui bronzee sfumature si irradiano attorno al Concetto Spaziale datato 1964 di Lucio Fontana. Ed è il maestro dei tagli e dei buchi a sintetizzare nel Manifesto Blanco del 1946 i sentimenti e le consapevolezze di un mondo che stava per segnare la storia, predicendo un radicale cambiamento dell’esistenza umana legato al ritrovamento di “nuove forze fisiche”, da cui scaturirono le manipolazioni materiche nelle opere del 1950-1960.
Le ricerche sulla materia portarono successivamente Giulio Turcato a immaginare quella lunare nella combinazione di densi colori opachi con superfici granulari, realizzazioni tattili di dimensioni sognanti, mai viste ancora ma fortemente intuite dal sentimento di quegli anni che di poco anticipavano quel 20 luglio, come se Turcato in qualche modo sulla luna ci fosse già stato. Il viaggio siderale continua con Gianfranco Zappettini ed Enrico Castellani, nella proposta di opere che risalgono agli ultimi anni novanta e primi duemila, e un Calder che si libra davanti a un immancabile Burri rosso. Alla Galleria Mazzoleni il merito di aver rievocato nel suo cinquantennio il passo che ha portato l’uomo oltre i confini dell’immaginazione, con una proposta artistica e curatoriale unica, tra le luci ignote del sentimento lunare.