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Picasso, Monet, Chagall: i tesori di Tanzi da Pandolfini valgono quasi 13 milioni. Record per Ligabue

Grande successo per la vendita meneghina di Pandolfini dedicata ai “Tesori ritrovati impressionisti e capolavori moderni da una raccolta privata”

Che avesse il sapore delle grandi aste delle major internazionali si era già intuito dalla cura e dalla ricchezza del catalogo, curato da Pietro De Bernardi (AD Pandolfini) e Marco Riccòmini, (storico dell’arte).

Questa sera (29 ottobre) a Milano, Pandolfini ha dato spettacolo. La sala, immersa nell’atmosfera delle grandi occasioni, era al completo con moltissimi fotografi e troup televisive schierate sul podio pronte a immortalare quella che si può definire l’asta più importante della maison degli ultimi anni.

Collezionisti, noti galleristi milanesi e mercanti d’arte, insieme allo staff al completo della casa d’aste fiorentina, hanno assistito e partecipato ai lunghi rilanci tra sala e telefoni di cifre elevate che hanno portato a raggiungere circa 13 milioni di euro, 275% delle stime minime. Una cifra ben al di sopra delle (timide) aspettative pre-asta (6-8 milioni).

L’auctioneer De Bernardi ha condotto le offerte come un raffinato direttore d’orchestra. Nonostante la lunga durata della vendita, iniziata alle 19.15 circa e terminata alle 21.30, la serata è volata tra le aggiudicazioni dei ‘Capolavori ritrovati’ di Callisto Tanzi. Dal nascondiglio svizzero dove sono state scoperte una decina di anni fa, queste 55 opere sono arrivate sul mercato italiano portando però con loro un ‘respiro internazionale’. Per un soffio non è stata una “white glove sale”, ovvero una vendita con 100% di venduto.

De Bernardi ha commentato a caldo: «Il risultato dovrebbe essere intorno ai 13 milioni di euro. Siamo molto soddisfatti perché oltre alle grandi opere internazionali che hanno fatto prezzi “internazionali” – e nel caso di Picasso anche oltre i valori che si trovano nell piazze estere- anche la “Finestra di Düsseldorf” di Giacomo Balla nonostante fosse notificata non ha fatto un prezzo “tipicamente italiano” (617.500 euro). Ciò dimostra che quando c’è grande qualità anche i lotti notificati possono avere un grande mercato».

Finestra di Düsseldorf” di Giacomo Balla
“Finestra di Düsseldorf” di Giacomo Balla

Il Picasso citato dall’AD di Pandolfini è una piccola natura morta del 1944 che da una stima minima di 800 mila è salita fino a 2.142.500 euro.

Anche l’altro curatore del catalogo, Riccòmini, ha rilasciato un commento pieno di soddisfazione: «Un’asta che ha superato le nostre aspettative, il mix di quadri importanti di pittori internazionali legato alla “storia collezionistica” ha scatenato l’interesse non solo italiano, ma soprattutto europeo. Il mercato internazionale si è mosso con decisione. Erano oltre 25 i lotti con licenza di esportazione. Questo significa che quando si offre anche in Italia e a Milano, a dispetto di tutte le difficoltà che ci sono in questo mercato, una selezione di opere così importanti, anche il mercato internazionale risponde. E generosamente».

La scelta di queste opere selezionate dalla collezione Tanzi è stata fatta seguendo una sorta di “criterio geografico” degli artisti. Sono stati creati due “macro lotti”. Uno è confluito nella vendita che si è tenuta online a settembre sul sito del tribunale di Parma (che ha fatto quasi 200 mila euro) e che aveva in oggetto opere di carattere locale: dunque artisti fortemente radicati sul territorio e con risultati di vendita non nazionali né internazionali. E poi la vendita di questa sera per questo “macro lotto” di 55 opere che avevano tutte una valenza nazionale o internazionale. Il successo della serata è stato raggiunto probabilmente anche grazie alle stime conservative e prudenti.

Federico Zandomeneghi

Il ritratto di due contadine di Camille Pissarro, del 1880 circa, ha fatto 106.250 euro ma era partito da 35 mila. La figura femminile, degli stessi anni, ritratta da Edgar Degas a pastello nero su carta da 10 mila è arrivata a 40 mila. La giovane donna con fiori di Federico Zandomeneghi (1914) è stata venduta a un bidder al telefono per 225 mila euro (al doppio del prezzo di partenza).

Forte gara per il grande olio di Francis Picabia del 1912 (Le poulailler) che nonostante il vincolo del Ministero è volata (da 150 mila) a 617.500 euro a un cliente in linea con Glauco Cavaciuti.

 Francis Picabia
Francis Picabia

Molto bene Giacomo Balla. Oltre alla già citata finestra di Düsseldorf, la “Futurlibecciata” del 1919 è stata venduta a 100 mila euro (30-50 mila di stima) e il “Ritratto di Laura Marcucci Cambellotti” dell’anno seguente a 150 mila euro (st. 30-50 mila).

La grande tela di Vittorio Matteo Corcos “Donna con cane” del 1885 ha fatto 175 mila euro, “La tapissiere de Penelope” di Renè Magritte 422.300 euro (90-150 mila), i “Pensieri” di Gaetano Previati 43.750 (15-25 mila). E ancora Giacomo Favretto con la “Venditrice di uccelli” è salito a 150 mila da 80 mila, la “Tete de femme” di Toulouse – Lautrec a 397.900  euro (80-120), la “Donna che legge” di Umberto Boccioni a 150 mila (30-50). Un luminoso olio di Alberto Pasini da 30 mila è salito 68.750. I due van Gogh “Pollard Willow” un gessetto nero, acquerello e biacca su carta, dell’ottobre del 1881 e “Still life with a basket of apples” un olio su tela realizzato solo 4 anni dopo, hanno fatto rispettivamente 800.500 euro e 495.500 euro.

Vittorio Matteo Corcos
Vittorio Matteo Corcos
René Magritte
René Magritte

Tra gli altri pezzi forti, oltre alla finestra di Balla e al Picasso, c’era una scogliera di Claude Monet. E’ stata venduta (nonostante il diniego all’esportazione) per 1.532.500 euro. I romantici musicisti di Marc Chagall sono stati acquistati da un bidder in sala per 593.100 euro. Il piccolo cartoncino intelato di Paul Signac al telefono per 715.100 euro. Uno studio di alberi di Manet del 1859 è salito fino a 495.500 euro (da 180 mila).

Marc Chagall
Marc Chagall

Infine segnaliamo, verso fine catalogo, l’autoritratto di Antonio Ligabue. Materia spessa, volto stanco e rughe profonde. Ha visto una performance agli antipodi dello stato d’animo che sembra evocare: vivace e prolungata, ha visto rilanci quasi incredibili. L’olio su tela, meno di 70 x 50 cm, era infatti stato stimato 12-14 mila euro. Ma la battuta finale è stata di ben 349.100 euro. Oltre 23 volte la quotazione più bassa! Risale al 1960-61, anni in cui il suo lavoro inizia a interessare critici e giornalisti. Ma anche quando il tramonto si sta avvicinando. Ligabue muore nel 1965, in seguito a una paresi che lo aveva colpito tre anni prima. La cifra raggiunta questa sera non è solo esemplare per la crescita vertiginosa rispetto alle quotazioni, ma perché ha infranto il record dell’artista, di 206.950 €, realizzato nel 2006 con un’altra delle iconografie più note della sua produzione, gli animali selvatici (“Leopardo con tapiro”, 1960-1961, Finarte).

Antonio Ligabue
Antonio Ligabue

Moltissime altre opere della raccolta di Tanzi vendute questa sera hanno visto battute ben al di sopra delle stime, come i quattro chierichetti di Francesco Messina: il bronzo del 1950 era infatti offerto a 4-6 mila euro. E’ stato venduto a 25 mila euro.

Una serata da ricordare per il mercato italiano.

 

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